Bergamo, all’ex asilo Principe di Napoli lavori entro la fine dell’anno

IN VIA PIGNOLO. Il progetto di recupero è al vaglio della Sovrintendenza. Oltre agli alloggi in housing sociale, botteghe e spazi per il quartiere.

Avviare il cantiere entro la fine dell’anno per riaprire le porte dell’ex asilo Principe di Napoli nel 2025, se tutto filerà liscio. Dentro ci saranno alloggi in housing sociale «innovativo», uffici, botteghe, spazi per il quartiere. Questi i tempi che il Comune si è dato sullo storico edificio di via Pignolo 11, bene di proprietà comunale prima inserito nella lista delle alienazioni, poi depennato e diventato «extra standard» (da 3 milioni di euro) legato al piano Parco Ovest 2, in carico alla società Ferretti Casa. Le indagini storico-archeologiche si sono concluse e Palafrizzoni ha sottoposto il progetto per la rifunzionalizzazione dell’edificio alla Sovrintendenza: «Il complesso è sottoposto a vincolo, stiamo attendendo che venga rilasciata l’autorizzazione paesaggistica – spiega l’assessore al Patrimonio e riqualificazione urbana Francesco Valesini –. Una volta ricevuto, si procederà con il rilascio del permesso di costruire e l’avvio dei lavori. Stiamo lavorando per aprire il cantiere entro fine anno».

Mix di destinazioni

Per l’immobile, il cui nucleo più antico risale al Seicento a cui si aggiunge un corpo di fabbrica ottocentesco e una piccola costruzione degli anni Sessanta che sarà demolita, è stato pensato un mix di destinazioni dalla vocazione sociale e pubblica, rispettando così il vincolo richiesto dal lascito del 1998 (quando veniva donato al Comune dall’«Asilo Principe di Napoli», ente equiparabile alle Ipab, istituti pubblici di assistenza e beneficenza). La Giunta Gori si è ispirata alla cascina Cuccagna di Milano, struttura del XVII secolo, restaurata e riaperta al pubblico una decina di anni fa, oggi centro di cultura e partecipazione. Nel rinnovato Principe di Napoli sono previsti, al piano terra, spazi commerciali, a cui si aggiunge la possibilità di servizi comunali e un bar-ristorante. Al primo piano, appartamenti in housing sociale innovativo (il 10% di questa destinazione generata dal piano Parco Ovest 2 sarà realizzata in via Pignolo), oltre che a spazi per associazioni e realtà culturali. Il progetto steso dal Comune prevede anche spazi di lettura e ristorazione nelle due corti che si collegano al parco Marenzi.

La storia

A distanza di due anni e mezzo dalla presentazione e concluse le analisi (1.200 pagine di rilievi, analisi di vulnerabilità sismica, relazione storica e archeologica) il piano sul Principe di Napoli inizia a prendere corpo. Ma lunga è la storia del «salvataggio» dello storico edificio, che ha vissuto la sua ultima vita come scuola per l’infanzia, chiusa nel 1983 (con qualche successivo utilizzo al piano terra, in locali adibiti a laboratori e botteghe). Già la Giunta Tentorio nel 2008 aveva provato a conferire una nuova destinazione allo stabile ipotizzando appartamenti a canone sociale, lanciando un bando che coinvolgeva anche la cascina Ponchia a Monterosso. Ma andò deserto. A spaventare i privati gli alti costi della ristrutturazione, stesso timore che nel 2017 hanno spinto la Giunta Gori a mettere in vendita il Principe di Napoli. Scelta che aveva scosso gli animi di alcuni cittadini uniti in un Comitato per salvare lo storico edificio dalla vendita. A dicembre 2020 la svolta, con la presentazione del doppio progetto Parco Ovest 2 e Principe di Napoli da parte di Ferretti Casa. L’operatore, su richiesta dell’amministrazione comunale, ha destinato 3 milioni di euro in «extra standard» per riqualificare la palazzina in stato di abbandono. L’intervento sul bene pubblico non sarà banale. «Il cantiere è complesso – rileva Valesini –. Ci vorrà un anno e mezzo, forse anche due». In attesa dell’avvio del cantiere il Comune ha di recente riempito gli spazi al piano terra con tre progetti sociali: Tidò, Tempo al Tempo e Dietro al Portone a cura delle associazioni Cerchio di Gesso, Rete di Quartiere Centro-Pignolo e il Comune stesso. Obiettivo delle progettualità attivare la condivisione e la solidarietà nel borgo, con installazioni artistiche e uno spazio per lo scambio di oggetti volto al riuso. E nella vecchia bottega dell’arrotino si raccolgono testimonianze, fotografie e documenti che tengono viva la memoria del borgo e del vecchio asilo.

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