Cantieri, il lavoro nero lascia il posto al «grigio». L’irregolarità sfiora il 10%

IL FENOMENO. I sindacati: «Non più lavoratori trovati senza documenti, ma catene infinite di subappalti ed esternalizzazioni di manodopera».

Il confine ora s’è fatto più labile e scivoloso. Il «nero» d’un tempo, quello dei magütt nostrani, ha ceduto il passo a una zona grigia più indefinita. Ma una quota d’irregolarità nel mondo del lavoro, e dell’edilizia in particolare, continua a rimanere. Quasi strutturale, visto che resta sempre su livelli simili: gli ultimi dati dell’Istat pubblicati a dicembre 2023 stimano in Lombardia un tasso d’irregolarità lavorativa del 9,6% nel settore delle costruzioni, leggermente al di sopra del tasso complessivo d’irregolarità che si ferma al 9,1%. Valore in linea anche nella Bergamasca. La stima riferita all’anno precedente indicava un tasso complessivo d’irregolarità del 9,4%, che saliva al 10,5% nelle costruzioni.

I dati Istat pubblicati a dicembre 2023 stimano in Lombardia un tasso d’irregolarità lavorativa del 9,6% nel settore delle costruzioni, leggermente al di sopra del tasso complessivo d’irregolarità che si ferma al 9,1%

Nel calderone si mescolano le tante sfaccettature del fenomeno: il «nero» classico – quello che pesca soprattutto dal bacino più vulnerabile della forza-lavoro – pare ormai superato da un «lavoro grigio», fatto di contratti veri ma non inquadrati nella giusta categoria, oppure da filiere del subappalto troppo lunghe, o ancora da artifici legali-contabili per l’elusione contributiva o fiscale. Lo racconta spesso la cronaca; lo rilancia, da ultimo, la tragedia di Firenze. Angelo Chiari, che nella segreteria della Cgil Bergamo ha la delega alla Sicurezza sul lavoro, usa una metafora: «Un tempo in edilizia l’irregolarità veniva intercettata attraverso i controlli sui cantieri: oggi invece l’irregolarità è accertata dalle indagini fiscali della Guardia di finanza. Il “nero” in alcuni casi esiste ancora e sfrutta lavoratori stranieri, i più fragili, ma c’è soprattutto una zona grigia con scatole vuote che “contengono” i lavoratori, catene senza fine di subappalti». Perché accade? «Da un lato, sin dagli anni Novanta le grandi imprese hanno iniziato a esternalizzare sempre più alcune tipologie di lavoratori. Il subappalto poi costa di meno, le imprese hanno più convenienza. Servirebbe invece reindustrializzare le imprese, lavorare sulla qualità dell’impresa e favorire quelle più strutturate che ricorrono meno al subappalto».

Per Simone Alloni, segretario generale della Filca Cisl Bergamo, occorre partire da una premessa: «L’edilizia è nella storia di Bergamo, e nella storia dell’edilizia di Bergamo c’è la regolarità. Oggi l’irregolarità in edilizia ha a che fare più con i versamenti contributivi e la puntualità dei pagamenti, piuttosto che con la presenza di persone senza documenti nei cantieri». La lente si posa così su altri aspetti: «I fatti di Firenze – prosegue Alloni – mettono in luce come nelle grandi imprese la filiera dei subappalti non sia del tutto certificata. C’è invece la necessità di creare delle white list, di trovare dei meccanismi che premino chi ha una visione globale della sicurezza».

Altro fattore recente, al confine tra sicurezza e rischio d’irregolarità, è la ripresa forsennata dell’edilizia dopo la crisi degli scorsi anni: «La pioggia di bonus e le grandi opere – riflette Alloni – ha evidenziato alcune debolezze. Si è passati dalla crisi a numeri impressionanti di commesse: qualcuno può averne approfittato, facendo nascere imprese ad hoc per sfruttare il Superbonus. Ma sui cantieri non ci si improvvisa: servirebbero più controlli, ma il personale ispettivo è poco».

I costruttori: «Più sicurezza»

I costruttori hanno ben chiare le priorità: «Formazione specifica, procedure per migliorare la sicurezza nei cantieri, controlli, qualificazione delle imprese – sottolinea Vanessa Pesenti, presidente dell’Ance Bergamo –. Ance Bergamo partecipa ai gruppi di lavoro di Ats in tema di sicurezza e collabora con Inail, Inps, Ispettorato del lavoro, enti locali. Sono azioni quotidiane volte al miglioramento della regolarità e della sicurezza che hanno immediate ricadute, in termini di conoscenza interpretativa e diffusione delle buone prassi, in favore delle aziende assistite. Un ruolo fondamentale lo svolge la nostra Scuola Edile. Senza dimenticare che quando si parla di edilizia e sicurezza, la questione riguarda tutto il sistema, in cui ognuno fa la sua parte: l’imprenditore deve valutare effettivamente il rischio, dopo aver individuato i pericoli, le procedure di sicurezza devono essere operative e accettate i lavoratori devono essere informati e formati per poi mettere in pratica quanto hanno appreso».

In sintesi: «Non abbiamo bisogno di nuove leggi, perché le regole ci sono – rimarca Pesenti –. Abbiamo bisogno di diffondere a tutti i livelli una cultura della sicurezza e della competenza, che deve divenire patrimonio personale, cominciando a familiarizzare con alcuni concetti base già in età scolare».

Dai servizi all’agricoltura

La geografia dell’irregolare è molto più ampia dell’edilizia. Sempre l’Istat stima che l’incidenza del lavoro nero sul totale dell’economia lombarda sia pari al 3%, a cui s’affianca un altro 1,4% composto da attività illegali, mance, affitti in nero: proiettando i dati sul valore del Pil bergamasco, si arriverebbe a un volume d’affari sommersi pari a quasi 1,6 miliardi di euro. Ma dove s’annida maggiormente il lavoro nero? Nel comparto dei servizi, in Lombardia – sempre secondo l’Istat – il tasso d’irregolarità si spinge sino al 10,2% (si va dai camerieri ai cuochi, dalle badanti ai commessi), mentre nell’agricoltura l’incidenza salirebbe al 14%. Per una media, in sintesi, del 9,1%.

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