Carcere, in arrivo nove nuovi agenti. «Briciole, il sovraffollamento cresce»

VIA GLENO. Il ministero della Giustizia ha assegnato a Bergamo tre unità in più al maschile e sei al femminile. Il sindacato: «Ne servirebbero almeno 40». I detenuti infatti sono saliti a 603, quasi il doppio della capienza.

Tre agenti in più al «maschile», sei al «femminile». Mentre la casa circondariale di Bergamo vive un ormai costante stato di iperaffollamento, lambendo a più riprese il record storico di presenze, qualche rinforzo d’organico si staglia all’orizzonte: ma le carenze non saranno risolte, e semplicemente si riuscirà a tamponare solo per un brevissimo periodo il semplice e fisiologico turnover.

Il carcere e le croniche criticità

Il carcere, qui come altrove, fa i conti con nodi e criticità croniche. In questi giorni, in tutta Italia sono in corso i giuramenti e gli insediamenti dei 2.060 allievi di Polizia penitenziaria usciti dall’ultimo corso di formazione. A definire la geografia delle assegnazioni è una circolare del ministero della Giustizia, dettagliata sede per sede. A Bergamo, e più in generale in Lombardia, dovrebbero arrivare solo «briciole»: per via Gleno è atteso un incremento di tre agenti uomini e di sei agenti donne, all’intera regione (dove la popolazione carceraria è di 9mila unità) sono destinati 32 uomini e 66 donne. Basteranno, per migliorare davvero una situazione sempre delicata? «Sono numeri risicati mentre il sovraffollamento è ai massimi – rileva Toni Sole, segretario generale aggiunto della Fns Cisl Bergamo, sindacato di categoria – e bisogna considerare che nel frattempo ci saranno altre uscite tra pensionamenti e trasferimenti». In sostanza, l’emergenza resterà.

I dati del sovraffollamento delle carceri

I dati ufficiali del ministero, aggiornati al 31 agosto, indicano per il carcere di Bergamo un organico teorico di Polizia penitenziaria pari a 221 operatori, mentre gli effettivi in servizio sono 194 (27 in meno, -12%). Ma quella tabella è legata alla capienza formale del penitenziario orobico, fissata a 319 detenuti, mentre a venerdì gli «ospiti» erano 603, quasi il doppio. Realisticamente, calcola Sole, qui «mancano circa 40 agenti, con l’aggiunta che ci saranno altri pensionamenti e non si prevede un’adeguata sostituzione. Le difficoltà sono soprattutto nelle sezioni maschili, al femminile va invece leggermente meglio (la differenza di genere è rilevante perché nei reparti maschili lavorano gli uomini e al femminile le donne, ndr)». Peraltro, le piante organiche risultano ormai datate: «Stando ad alcune circolari – spiega il sindacalista –, in tutta la Lombardia mancherebbero solo 78 unità di personale al maschile: sono stime evidentemente basse, la realtà è differente. Queste mappe dovrebbero essere riviste e aggiornate allo scenario attuale, anche perché negli ultimi anni il carcere è cambiato: giustamente si fanno più attività trattamentali per i detenuti, ma se il personale viene meno, tutto diventa molto complesso. È una questione nazionale che ha poi ricadute regionali e locali».

Il sovraffollamento cronico

In un’escalation apparentemente senza fine, l’istituto intitolato a don Fausto Resmini ha visto crescere progressivamente la cifra del sovraffollamento. Da diversi giorni si oscilla di nuovo sopra quota 600, a pochissimi passi dal primato di 605 detenuti toccato a inizio aprile. A fine settembre 2024 i ristretti erano 579 (+4% in dodici mesi), alla stessa data del 2023 «solo» 537 (+12% in due anni), nel 2019 appena 508 (+19% in sei anni, quasi un centinaio di presenti in più). Attualmente, con un tasso di affollamento del 189%, Bergamo è l’undicesimo penitenziario messo peggio in Italia e il sesto in Lombardia dopo San Vittore (affollamento al 214%), Busto Arsizio (206%), Canton Monbello a Brescia (205%), San Vittore Femminile (204%), Como (200%).

«Sono condizioni difficili per tutti – ragiona il cappellano don Luciano Tengattini –, con un impatto su ogni aspetto: educativo, sanitario, sociale. Basta pochissimo per alimentare tensioni, e così anche la vita degli operatori, e della polizia penitenziaria in particolare, diventa insopportabile. Le tematiche del disagio psichico e della tossicodipendenza sono rilevanti: mi chiedo cosa ci facciano qui persone che avrebbero bisogno di essere curate altrove». Don Dario Acquaroli da volontario seguirà specificamente i «giovani adulti», cioè i reclusi tra i 18 e i 24 anni, ormai una sessantina, spesso con problemi legati all’uso di psicofarmaci o a un background migratorio senza accoglienza: «È fondamentale garantire misure alternative ai più giovani: in raccordo con la direzione e gli educatori, cercheremo di favorire l’ingresso in comunità quando possibile, costruendo anche occasioni di lavoro». «Mi prende lo sconforto ogni volta che ne parlo – sospira l’avvocato Enrico Pelillo, presidente della Camera penale di Bergamo –: purtroppo, sembra che nelle carceri italiane non cambi niente. Si annunciano grandi piani per realizzare nuovi posti, ma si vuole svuotare il mare con un secchiello. Sono gravi anche le carenze d’organico, mentre suicidi e rivolte aumentano. Non vedo una volontà chiara per cercare soluzioni vere a un problema così stringente».

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