Cause civili, i tempi si riducono del 23,4%. Ma ancora lontani gli obiettivi del Pnrr

GIUSTIZIA. Per un verdetto ci vogliono 288 giorni contro i 376 del 2019, Bergamo meglio della media nazionale (488). L’obiettivo però è tagliare le attese del 40% e il 2024 ha registrato una frenata. Marchesi: «Tanti giudici trasferiti».

C’è un «cantiere» fatto di fascicoli, di processi e di tempi da rispettare. Come per le opere pubbliche, anche la giustizia fa i conti con gli obiettivi del Pnrr e con le sue scadenze. La strada, numeri alla mano, è ancora in salita, soprattutto sul penale, benché i dati disegnino uno scenario certamente migliore del 2019, in particolare per il civile.

La fotografia è negli ultimi dati pubblicati dal ministero della Giustizia sull’apposito portale dedicato al monitoraggio statistico. Sono due gli indicatori che fanno da bussola: il primo è il «disposition time», che stima – attraverso un metodo di calcolo basato sul numero di fascicoli definiti nel corso dell’anno e alle pendenze giacenti – la durata media dei processi, il secondo è il numero delle pendenze, cioè i procedimenti ancora in sospeso alla fine di ogni anno.

La durata dei processi

Il traguardo imposto dal Pnrr è ambizioso, perché dall’Europa sono arrivate risorse anche per progetti nel campo della giustizia: prendendo come valori di partenza quelli del 2019, entro giugno 2026 l’Italia dovrà aver ridotto del 40% il disposition time per il settore civile e del 25% quello del penale, tenendo conto tutti e tre i gradi di giudizio.

Per Bergamo la riflessione poggia sui procedimenti di primo grado. Il Tribunale di Bergamo ha finora ridotto del 23,4% il disposition time del civile, che è passato dai 376 giorni del 2019 ai 288 giorni del 2024, seppur nell’ultimo anno ci sia stato un lievissimo incremento (l’equivalente di 2 giorni in più, nel 2023 l’indicatore si attestava a quota 286 giorni). La performance di via Borfuro è decisamente migliore della media, considerato che – sempre stando ai dati ministeriali – il disposition time dei tribunali d’Italia è di 488 giorni, in calo solo del 12,2% rispetto al 2019, mentre a livello distrettuale (Bergamo fa capo alla Corte d’appello di Brescia) la media è di 450 giorni e la flessione dal 2019 è di appena lo 0,5%.

Le pendenze

Capitolo pendenze: nel civile a fine 2024 Bergamo contava 4.902 fascicoli giacenti, il 32% in meno rispetto a fine 2019; nell’ultimo anno non c’è stato però un deciso passo in avanti, anzi a fine 2023 se ne contavano 4.893. Il rallentamento recente, comune a tutta Italia (nel Paese il disposition time del civile è aumentato dello 0,4% nel 2024, in pratica di due giorni), rischia di inficiare il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr nel civile.

La giustizia penale

E ben più complicata è la strada che deve percorrere la giustizia penale, dove occorrerebbe uno sprint. In questo settore il disposition time del Tribunale di Bergamo nel 2024 si è attestato a 179 giorni: dal 2019, quando era di 185 giorni, si è ridotto solo del 3,3%. L’andatura è parecchio frammentata nel Paese: a livello nazionale le tempistiche sono decisamente più alte (316 giorni), ma con un calo significativo dal 2019 (-19,4%); su scala distrettuale, invece, il «rendimento» è peggiore rispetto a Bergamo, con un disposition time di 229 giorni, addirittura in aumento (seppur flebile, +0,7%) rispetto al 2019. Quanto alle pendenze, il flusso è difficile da snellire: a fine 2024 giacevano 7.272 fascicoli, il 3,2% in più del 2019, nonostante un piccolo miglioramento nell’ultimo anno (a fine 2023 erano 7.397).

Il metro di paragone è sempre appunto il 2019. Va però ricordato che in mezzo c’è stato un evento non da poco: il Covid ha innescato ripercussioni significative anche sul sistema giudiziario, rallentando i processi soprattutto nel 2020 e causando in quel periodo un accumulo di fascicoli da smaltire via via negli anni successivi.

La dinamica

Per Giulio Marchesi, presidente dell’Ordine degli avvocati, la frenata recente è legata in particolare alle carenze d’organico: «Nel Tribunale di Bergamo c’è un problema, seppur in via di risoluzione: molti giudici del settore civile hanno cambiato sede, o per trasferimenti o per promozioni, e probabilmente fino a novembre non avremo adeguati rimpiazzi, e tutto ciò determina un netto rallentamento». Lo scorso marzo ha lasciato per raggiunti limiti d’età anche il presidente del Tribunale Cesare de Sapia e ora è in corso l’iter per la nuova nomina, che richiederà ancora alcuni mesi. «Va ricordato – aggiunge Marchesi – che i dati del civile non comprendono quelli legati alle attività del giudice di pace, con indicatori in peggioramento: bisogna sempre distinguere tra i dati che interessano al ministero per le valutazioni nell’ambito del Pnrr e i dati che interessano ai cittadini. Il potenziamento del monitoraggio sui dati è comunque importante ed è una conseguenza delle innovazioni di questi anni: nel momento in cui le cancellerie trattano i dati in forma elettronica, diventa più semplice poter disporre di strumenti che riassumono l’attività sui procedimenti in entrata e sui procedimenti definiti».

Sul penale, riconosce Marchesi, «lo scenario è estremamente complesso da prevedere. C’è anche un’ampia fetta di reati che non vengono più denunciati. La sensazione è che ci sia un po’ di scoramento nella popolazione: se subisco un danneggiamento o un furto, lascio perdere perché so che non otterrò nulla. È comprensibile, ma dall’altro lato comporta un danno per l’esatto rilievo statistico. Il cittadino dovrebbe sempre denunciare, ma purtroppo sappiamo che non ci sono risorse adeguate a perseguire tutti gli illeciti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA