Concorso delle vetrine: un inno ai muratori orobici, vince l’allestimento di «Oi!»

CON IL DUC E L’ECO DI BERGAMO. La pizzeria «Marechiaro» al secondo posto, terzo il panificio Rota Biasetti. La città raccontata con storie e creatività: «Reso visibili angoli di Bergamo».

Oltre un centinaio di commercianti e le vetrine della città addobbate con i colori di Bergamo Brescia Capitale della Cultura. Successo per il concorso #bgbsinvetrina: un’occasione per il mondo del commercio di raccontarsi attraverso la creatività e la storia della propria attività e il legame con il territorio.

Un progetto realizzato con allestimenti che sono stati visibili nel mese di ottobre in città. Un progetto che ha movimentato le vie di Bergamo e ha attivato i suoi commercianti, parte del Distretto del Commercio e suddivisi in quattro associazioni: Le Botteghe di Borgo Palazzo, Città Alta, Borgo Santa Caterina e Bergamo Incentro.

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Visionate le vetrine, che sono pubblicate anche sulla pagina Fb e sul sito de «L’Eco di Bergamo», una giuria ha decretato i tre vincitori. Primo classificato il negozio di abbigliamento «Oi!» Boutique di via Sant’Orsola, che ha raccontato il legame tra Bergamo e Brescia attraverso il lavoro del mondo dell’edilizia: «Primo premio per l’ampiezza, l’investimento, l’originalità del tema e la declinazione valida sia per Bergamo sia per Brescia» spiegano dalla giuria. Secondo classificato il ristorante pizzeria «Marechiaro» di Borgo Palazzo «perché ha citato le due città in modo paritetico con una vetrofania bella e artistica» mentre sul terzo gradino del podio è salito il panificio «Rota Biasetti» di via Zambonate, «perché ha declinato il tema in modo simpatico e con gli strumenti del suo lavoro (il pane, ndr) insieme al fatto che la foto della vetrina è stata molto visibile sui social».

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Tre attività differenti, tre categorie merceologiche e grande voglia di giocare e di metterci la fantasia. Tutto all’interno di una moltitudine di proposte, colori, vetrofanie e scritte legate a Bergamo e Brescia, tanto che la giuria ha deciso di indicare tre menzioni speciali: «Il Coin per la bellezza estetica, l’ampiezza del progetto; il negozio di moda MaresanaLab per essersi collegato a un evento culturale prossimo in città (la mostra della Kusama, ndr) e Mandarina Duck per l’eleganza e la dedica al Donizetti Festival». Soddisfatto il Duc: «Non solo per il coinvolgimento degli esercenti ma per il riscontro dei clienti - spiega Nicola Viscardi, manager del Duc -. I bergamaschi apprezzano molto quando il commercio fa rete e riesce a creare un file rouge di collegamento tra le realtà grazie ai nostri canali social, quelli delle associazioni. e in questo caso “L’Eco”».

Lo spiegano anche le associazioni del territorio: «Siamo molto soddisfatti di questa iniziativa del Duc - ha commentato Marco Recalcati, presidente dell’associazione Bergamo Vive (Bergamo Incentro) -: le molte vetrine sono state fantasiose ed apprezzate sia dai clienti storici sia dai turisti». Contenti anche da Borgo Santa Caterina: «BgBs in vetrina ha messo in luce la storia e le tradizioni di Bergamo e ha valorizzato la creatività di tutti i commercianti del borgo» ha detto Marzia Neviani. Bene anche per il presidente delle Botteghe di Borgo Palazzo Domenico Giordano: «Una bella occasione per farsi conoscere» così come da Città Alta Maurizio Pirovano commenta l’iniziativa, «strumento che ha evidenziato la voglia di partecipare ed essere protagonisti nel proprio borgo con estro e fantasia che si sono fusi a cultura e storia».

La più felice è però Luzidalia Abreu, per tutti Lu, titolare del suo «Oi!», boutique che prende il nome dal tipico saluto brasiliano: «Ci ho messo anima e cuore in questo concorso, mi sono divertita a fare questa vetrina e ho voluto celebrare il lavoro e le due città abbinando il mondo del cantiere ai miei capi di abbigliamento» sorride. Una moda «che ci deve fare stare bene». Sorridente Lu, capace di prendere la vita con la leggerezza che serve, «proprio così intendo la moda che racconto nel negozio: «Si entra e si chiacchiera, ci si prova un vestito, ci si sente un po’ a casa».

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