Dal governo aiuti a 600mila bergamaschi: «Direzione giusta, ma non è sufficiente»

Decreto-bis Taglio del cuneo fiscale per gli stipendi e anticipo della rivalutazione delle pensioni fino a 35mila euro. Amboni (Cgil): «Sollievo, però provvedimento non risolutivo». Corna (Cisl): «Inflazione alta, ci si aspettava di più».

Un aiuto dal governo che si traduce in una boccata d’ossigeno per circa 600mila bergamaschi, calcolando la platea di lavoratori e pensionati in provincia fino alla soglia reddituale dei 35mila euro annui. Il decreto Aiuti bis varato dal governo Draghi vale circa 17 miliardi, e tra gli aiuti alle famiglie per far fronte all’inflazione figurano due scelte che porteranno qualche euro in più a chi fatica a far quadrare i conti con l’aumento del costo della vita.

Le principali misure

Innanzitutto la scelta di portare al 2% il taglio del cuneo fiscale (costo del lavoro) per i redditi fino a 35mila euro, una decontribuzione che sarà valida per i periodi di paga tra luglio e dicembre 2022 per restituire ai lavoratori parte del potere d’acquisto eroso dall’inflazione. La decontribuzione quindi si amplia di 1,2 punti percentuali (misura non contemplata nella bozza del decreto che circolava nei giorni precedenti) e si aggiunge all’esonero dello 0,8% fissato dalla legge di Bilancio 2022 per i lavoratori pubblici e privati.

C’è poi la scelta di anticipare la rivalutazione delle pensioni al 2%, facendo scattare l’adeguamento a partire dal mese di ottobre. L’aumento del 2% dell’assegno è riconosciuto qualora il trattamento pensionistico mensile sia complessivamente pari o inferiore all’importo di 2.692 euro, pertanto nell’ultimo trimestre del 2022 la rivalutazione del 2% delle pensioni è prevista solo fino alla soglia dei 35mila euro, anche questo un tetto che non compariva nella bozza originaria del decreto.

Qualche esempio

Facciamo alcuni esempi: per uno stipendio da 923 euro al mese (12mila annui) l’incremento con il taglio del cuneo fiscale ammonta a 11,08 euro mensili (66,46 euro in 6 mesi); per uno stipendio da 1.307 euro (17mila euro annui) sono 15,69 euro in più al mese (94,15 euro in 6 mesi); per uno stipendio da 1.692 euro (22mila euro annui) 20,21 euro in più al mese (121,85 euro in 6 mesi); per uno stipendio da 2.153 euro al mese (28mila euro annui) 25,85 euro in più (155 euro in 6 mesi). Per le pensioni l’incremento della sola rivalutazione va dai 10,49 euro al mese per le pensioni minime a 51,39 euro per i trattamenti oltre cinque volte la minima. Una pensione media di 952 euro mensili avrebbe un aumento di 19 euro al mese, pari a 57 euro complessivi nel trimestre da ottobre a dicembre. Un aumento quindi di circa 10 euro lordi al mese ogni 500 euro di pensione percepita.

Bollette e carburante

Ci sono poi - tra gli altri provvedimenti - le conferme rispetto al taglio delle accise sulla benzina, dell’Iva sulle bollette del gas e il potenziamento del bonus sociale, e l’innalzamento del tetto di esenzione per i fringe benefit aziendali. Orazio Amboni, responsabile Welfare della Cgil Bergamo, invita a una riflessione: «Secondo gli ultimi dati Inps 2020 i pensionati in provincia di Bergamo sono 278.694, suddivisi per scaglioni: la soglia di 35 mila euro annui fissata dal decreto interesserà pertanto intorno ai 240mila pensionati, cioè circa l’86% dei pensionati bergamaschi. Dopo anni di inflazione assente, quest’anno l’indice Istat medio annuale dei prezzi sarà più elevato e il governo ha pensato di anticipare una parte della rivalutazione, ed è prevedibile che l’inflazione trainata dai costi dell’energia e dalla situazione internazionale aumenti progressivamente. Il 2% di rivalutazione delle pensioni è certamente una misura parziale e sarà un sollievo, seppur lieve, solo se le misure previste per contenere i costi dell’energia avranno successo».

«Secondo alcune stime effettuate con i Caf si può arrivare a un numero presumibile di oltre 340-350mila lavoratori bergamaschi con reddito inferiore a 35mila euro e che potrebbero beneficiare del taglio del cuneo fiscale, numeri approssimativi ma vicini alla realtà – spiega Orazio Amboni (Cgil) -. Come per l’azione sulle pensioni, anche per gli stipendi non si tratta di un provvedimento risolutivo»

Dall’osservatorio statistico Inps del 2020 si ricava anche il numero di dipendenti in provincia di Bergamo nel 2020: 343.059 nel settore privato e 41.674 nel settore pubblico, e si arriva a 389.529 dipendenti con tutte le categorie (escluso il lavoro domestico). «Secondo alcune stime effettuate con i Caf si può arrivare a un numero presumibile di oltre 340-350mila lavoratori bergamaschi con reddito inferiore a 35mila euro e che potrebbero beneficiare del taglio del cuneo fiscale, numeri approssimativi ma vicini alla realtà – aggiunge Amboni -. Come per l’azione sulle pensioni, anche per gli stipendi non si tratta di un provvedimento risolutivo. È, però, un primo passo verso la riduzione del cuneo fiscale. Mi pare necessario che le dimostrazioni aziendali di buona volontà con elargizioni unilaterali di una tantum, anche generose, dovranno tradursi in accordi sindacali di rinnovo dei contratti di lavoro. Solo questi potranno dare risultati più importanti e non occasionali».

«La Cisl continuerà a chiedere di rendere più pesanti le buste paga, anche grazie alla defiscalizzazione dei premi di risultato, così come rafforzare l’adeguamento delle pensioni e il supporto alle famiglie. È innegabile che la decisione del governo apra un ragionamento importante sul cuneo che va nell’ottica della strutturalità, mentre l’anticipo sulla rivalutazione delle pensioni è un segnale forte» spiega Francesco Corna.

Francesco Corna, segretario generale provinciale della Cisl Bergamo, amplia la riflessione: «Sono misure condivisibili, ma ci si poteva aspettare di più. L’inflazione degli ultimi mesi sta rubando potere d’acquisto ai nostri lavoratori e pensionati, potere che le misure messe in campo non ristabiliscono. Ma il metodo è apprezzabile, così come la coerenza del governo nel perseguire i punti presenti nell’accordo con il sindacato. Troviamo nel decreto misure che danno risposte urgenti e necessarie, anche se non certo sufficienti a rispondere alla morsa dell’inflazione. La Cisl continuerà a chiedere di rendere più pesanti le buste paga, anche grazie alla defiscalizzazione dei premi di risultato, così come rafforzare l’adeguamento delle pensioni e il supporto alle famiglie. È innegabile che la decisione del governo apra un ragionamento importante sul cuneo che va nell’ottica della strutturalità, mentre l’anticipo sulla rivalutazione delle pensioni è un segnale forte».

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