( foto Bedolis)
I DATI. Nel 2024 sono stati 1.431: in nove anni un balzo del 14,7%. Zucchi (Ats): «Crescono i casi di abuso di sostanze, l’età media si è abbassata».
La traiettoria è quella di un aumento, e quei dati sono solo la punta di un iceberg. Nel 2024, i Pronto soccorso degli ospedali bergamaschi hanno contato 1.431 accessi per abuso di sostanze, l’equivalente di circa 4 casi al giorno; più nel dettaglio, il 77% di questi pazienti s’è presentato per alcol e il 23% per droga.
«C’è un gradiente urbano-periferico: l’incidenza è più elevata in città, poi nei centri urbani intermedi, infine sembra minore nell’area montana. Bisogna mantenere alto il focus sui giovani, perché si abbassa l’età media di questi pazienti»
Nel 2015, invece, nei Ps erano arrivati in 1.248: nel giro di nove anni, il balzo è stato del 14,7%. Restringendo il campo d’analisi ai giovani fino ai 25 anni, in un decennio sono stati 3.480 (per due terzi maschi) quelli finiti in Pronto soccorso per intossicazione da sostanze. Oltre i numeri, c’è una realtà ben più profonda. Quella messa al centro, ieri nella sede dell’Ats, della prima «Conferenza annuale delle dipendenze» promossa dalla «Re.Di.Di», la «Rete diffusa delle dipendenze di Bergamo» istituita dalla Regione per mettere a sistema tutti gli enti impegnati sulla materia. Alberto Zucchi, direttore del Servizio epidemiologico aziendale dell’Ats di Bergamo, ha tracciato il quadro dell’impatto sanitario più evidente, quello sui servizi dell’emergenza: «Gli accessi per abuso di sostanze sono in aumento, in particolare per quanto riguarda la droga. C’è un gradiente urbano-periferico: l’incidenza è più elevata in città, poi nei centri urbani intermedi, infine sembra minore nell’area montana. Bisogna mantenere alto il focus sui giovani, perché si abbassa l’età media di questi pazienti».
Nel 2015, invece, nei Ps erano arrivati in 1.248: nel giro di nove anni, il balzo è stato del 14,7%
È soprattutto la cocaina a produrre gli effetti più pesanti (quando si parla di droga, il 31,6% degli arrivi in Ps riguarda la «polvere bianca»), anche se rimane una quota significativa (un terzo dei pazienti) in cui la sostanza «non è specificata»: può capitare perché non è specificata nella cartella clinica, oppure – ed è una sfumatura da attenzionare – perché si diffondono «prodotti» in costante evoluzione che a volte sfuggono ai test tradizionali. Tant’è che – sottolinea Alfio Lucchini, componente del comitato d’indirizzo regionale sulle dipendenze – «il Pronto soccorso deve confrontarsi con i cambiamenti enormi dello scenario e con sostanze da “inseguire” per giungere al disvelamento».
Qui s’interrogano i sanitari, all’interno delle varie tavole rotonde che hanno animato la giornata. Per Roberto Cosentini, direttore del Centro Eas-Emergenza Alta Specializzazione del «Papa Giovanni», «occorre rafforzare la formazione del personale e superare lo stigma», mentre chi opera nei servizi per le dipendenze pone l’attenzione sulla presa in carico: «È necessario capire quali possano essere le criticità nell’invio dei pazienti verso i percorsi terapeutici», riflette Luca Moltrasio, direttore del Dipartimento di Salute mentale e delle Dipendenze dell’Asst Bergamo Ovest, in linea con l’osservazione di Marco Riglietta, direttore del SerD del «Papa Giovanni», secondo cui «serve costruire una continuità tra l’ospedale e i servizi territoriali».
Prima ancora sorge una domanda: perché, soprattutto tra gli adolescenti, si fa uso di alcol o droga? «Perché si dicono devastati dall’ansia – racconta Nicola Rizzardi, responsabile del SerD di Lovere dell’Asst Bergamo Est -. I dati dell’Espad (la più importante ricerca sulle dipendenze tra i giovanissimi, ndr) indicano che in Italia il 2,7% dei ragazzi che frequentano le superiori utilizzano cannabinoidi in modo continuativo e il 13% almeno una volta al mese: in Bergamasca sarebbe l’equivalente di 250 ragazzi che fumeranno una canna oggi e 1.400 nel corso del mese».
Un’ulteriore chiave di lettura è quella delle persone segnalate per detenzione di sostanze stupefacenti. Stando ai dati della Prefettura, illustrati dagli assistenti sociali Sabina Indelicato e Riccardo Bruno, anche questo trend è al rialzo: 1.002 casi nel 2022, 975 nel 2023, altri 1.067 nel 2024 ma soprattutto 1.205 nei primi dieci mesi di quest’anno, con la previsione di chiudere il 2025 a quota 1.400 (sarebbe un +30%, all’incirca, nel giro di dodici mesi). Succede perché, spiegano Indelicato e Bruno, «il controllo del territorio è sempre più rafforzato». Di nuovo ci si concentra sugli under 25: in questo caso, tra gennaio 2022 e ottobre 2025 sono stati in tutto 2.016 i giovani «pizzicati».
«Abbiamo di fronte un’utenza e un’emergenza che richiede un investimento rilevante
Non a caso, di «fenomeno endemico» ha parlato Massimiliano Corbo, comandante della Compagnia dei Carabinieri di Bergamo, e di fronte a ciò è decisiva «l’integrazione tra pubblico, privato, Terzo settore, enti locali, Prefettura, forze dell’ordine e scuole», come rimarcato da Laura Randazzo, direttrice della Programmazione dei percorsi di presa in carico per salute mentale, dipendenze e disabilità dell’Ats e responsabile del convegno. Anche per chi amministra, come ricorda Marcella Messina (presidente del Collegio dei sindaci di Bergamo oltre che assessore alle Politiche sociali del capoluogo), «questa è una delle questioni più importanti». Che fare quindi? «Abbiamo di fronte un’utenza e un’emergenza che richiede un investimento rilevante – è la conclusione di Massimo Giupponi, dg dell’Ats -. Questa rete è l’occasione per lavorare insieme».
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