Fiori in chiesa per il clochard morto, il Comune alla ricerca dei parenti

IL LUTTO. Il ricordo e le preghiere in San Marco. Il 46enneera caduto dalla balaustra del colonnato.

La comunità della chiesa di San Marco e Santa Rita ha ricordato la scomparsa di Dadrah Manjinder. Il 46enne di origini indiane senza fissa dimora, che ha perso la vita martedì mattina, a seguito di una rovinosa caduta dalla balaustra del colonnato della chiesa - avvenuta lunedì sera intorno alle 19,30-, «è stato ricordato con mazzi di fiori e preghiere dei fedeli durante la Messa», ha detto il parroco di Sant’Alessandro della Croce (cui fa capo la chiesa di San Marco), don Pietro Biaggi.

Subito dopo la caduta, Manjinder era stato soccorso dai medici del pronto intervento, rifiutando però il ricovero in ospedale. Una scelta che si è rivelata fatale: quando alle 10 di martedì una passante ha dato l’allarme, per lui non c’era purtroppo più nulla da fare. Troppo grave la ferita alla testa, ben visibile anche dal livido vicino all’occhio. L’uomo, in Italia da tanto tempo, era conosciuto negli ambienti della Caritas, del Patronato San Vincenzo, del dormitorio di via Galgario e della Casa Amadei, che più volte negli anni l’hanno aiutato, offrendo pranzi, docce e un letto per dormire.

Il ricordo

Gli operatori delle due associazioni l’hanno ricordato come «una persona tranquilla, cordiale, affetta però da una forte dipendenza da alcol». Proprio l’abuso di alcol, dovrebbe avere causato la brutta caduta che gli è costata la vita. «Si è trattato di una tragedia - continua don Biaggi- che solleva molti interrogativi sulla condizione di fragilità di queste persone. Lui, venendo spesso da noi a dormire, era molto conosciuto in zona». Nell’ultimo periodo la sua routine era sempre la stessa : «Si alzava presto, chiedeva a volte una brioche al bar Nuovo Fermoposta, si sedeva a bere sulle panchine del Sentierone e si recava poi a pranzo al Patronato. Finita la giornata ritornava alla chiesa per dormire».

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La salma è stata portata nella camera mortuaria dell’ospedale Papa Giovanni XXIII, dove il primo ottobre verrà eseguita l’autopsia dal medico legale Matteo Marchesi, su disposizione del pm Emanuele Marchisio. Per il funerale, «il Comune - ha spiegato l’assessore alla Sicurezza, Giacomo Angeloni- si metterà prima in contatto con la sorella del defunto che, a quanto riferito da Manjinder agli operatori del Patronato, dovrebbe risiedere a Roma. Chiederemo quindi alla parente se vuole occuparsene. Se la sorella è impossibilitata perché non è a Roma o in Italia, ci rivolgeremo all’ambasciata per capire se ci sono dei parenti in India». Qualora non sia possibile rintracciare parenti o familiari, «si occuperà il Comune del funerale e Manjinder verrà sepolto a Bergamo».

Sabato , alle 17, ci sarà un’altra funzione in cui il 46enne verrà ricordato «e si parlerà della situazione di tante altre persone, che vivono situazioni analoghe», ha detto il parroco.

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