
Cronaca / Bergamo Città
Venerdì 03 Ottobre 2025
Flotilla, il bergamasco Dario Crippa tra gli arrestati: «Chiedete il mio rilascio»
IL VIDEO. Lo studente di 25 anni ha pubblicato un appello sui social fino alla cattura, alle 2 di giovedì 2 ottobre. La mamma Marzia Marchesi «Preoccupatissima ma orgogliosa».
«Ciao, mi chiamo Dario Crippa e sono un cittadino italiano. Se stai guardando questo video significa che sono stato rapito e preso contro la mia volontà dalla forze israeliane. La nostra missione umanitaria è non violenta e rispetta il diritto internazionale. Per favore chiedi al mio governo il mio immediato rilascio». L’ultimo video di Dario Crippa è stato pubblicato sul suo profilo Instagram il 2 ottobre mattina - e qui lo ripubblichamo -, quando la barca a vela Otaria su cui viaggiava con altri attivisti della Global Sumud Flotilla era già stata bloccata. Con lui ci sono altri cinque italiani: l’inviato de «Il Fatto Quotidiano» Alessandro Mantovani, Adriano Veneziani, Cesare Tofani, Giorgio Patti e Manuel Pientrangeli.
Il 25enne studente di Neuroscienze e Filosofia ad Amsterdam, figlio dell’assessore alla Pace Marzia Marchesi, ha pubblicato anche un video su YouTube: «La scorsa notte verso le 2 del mattino, la nostra barca Otaria è stata violentemente intercettata dalle forze israeliane in acque internazionali. Questa flottiglia è partita con un unico scopo: rompere il blocco illegale di Gaza e consegnare aiuti umanitari. La missione è stata condotta in modo non violento e in conformità con il diritto internazionale. Chiediamo il loro immediato rilascio e facciamo appello alla comunità internazionale affinché ritenga Israele responsabile di un altro atto illegale. Invitiamo tutti ad agire ora: tenete gli occhi puntati sulle barche che sono ancora in mare; chiedete ai vostri governi la fine immediata del genocidio in corso a Gaza; condividete questo video, diffondete consapevolezza, scendete in piazza. La vostra voce conta. Insieme, possiamo rompere il silenzio.Il potere del popolo è più forte del potere sui popoli».
L’appello
Il video si apre con il suo appello dalla nave via radio: «Tutta la flotta. Questa è Otaria. Siamo stati avvicinati da una nave israeliana sul nostro lato sinistro. Pertanto, applico il protocollo e abbandono le comunicazioni radio. Buoni venti e Palestina libera».
«Vorremmo che non ci fosse genocidio a Gaza. Vorremmo che gli aiuti umanitari venissero consegnati lì, ma la realtà è diversa. Quindi siamo qui solo per cambiare le cose. E immagino che questo sia molto probabilmente l’ultimo tramonto di questa missione»
Il video prosegue con il resoconto delle 18 ore precedenti: «Oggi siamo all’interno della zona gialla e alle 4 di domani mattina (il 2 ottobre, ndr) saremo all’interno della zona rossa, sotto le 150 miglia nautiche da Gaza. D’ora in poi tutto può succedere. Lo scenario dell’intercettazione, lo scenario dell’attacco, ma anche la possibilità di attraversarlo. Qualsiasi cosa Israele faccia per fermarci è illegale e va contro una missione umanitaria non violenta e legale. L’unica ragione per cui siamo qui è trasportare aiuti umanitari. Voglio ripeterlo ancora una volta. E vorremmo non essere qui. Vorremmo essere a casa. Manuel con sua figlia, Cesare con sua moglie, io a casa, magari in giro in bicicletta, magari a casa dei miei genitori, magari a casa di Vera, magari a casa dei miei amici. Vorremmo che non ci fosse genocidio a Gaza. Vorremmo che gli aiuti umanitari venissero consegnati lì, ma la realtà è diversa. Quindi siamo qui solo per cambiare le cose. E immagino che questo sia molto probabilmente l’ultimo tramonto di questa missione».
«Abbiamo tutto pronto per lo scenario peggiore»
«E ora vi dico, questo è il vostro momento. Se state guardando questo video, non andate all’università domani. Non andate al lavoro domani. Se fermiamo l’economia mondiale, possiamo fermare il genocidio. Non abbiamo armi. Siamo il popolo del mondo. E il potere del popolo è più forte del popolo al potere»
Il video prosegue: «Siamo a poche ore dalla zona rossa a cui ci avvicineremo durante la notte. E la zona rossa non è la zona delle acque territoriali di Gaza perché, giusto per ricordarlo, le acque territoriali di solito si trovano a 12 miglia dalla costa. La zona rossa inizia molto prima, nelle acque internazionali, a 150 chilometri dalla costa. Perché? Perché questa è l’area in cui le flottiglie precedenti sono state fermate e intercettate. Abbiamo preparato tutto. L’acqua è pronta. Abbiamo chiuso la cucina in modo da non avere cose che volano in giro. Abbiamo tutto pronto per lo scenario peggiore, che sia un’intercettazione o un attacco. Guardate la nave militare italiana che avrebbe dovuto fornirci assistenza militare, che fugge in quel modo. Lì dietro di me c’è Gaza. Siamo a 80 miglia nautiche da Gaza. Dopo tutte queste miglia, dopo tutti questi chilometri, dopo tutti questi giorni, dopo tutte queste lotte, la notte sta arrivando. Chiamo per l’ultima volta la mia ragazza, i miei genitori, Lupo. Sento un grande sostegno da terra. E ora vi dico, questo è il vostro momento. Se state guardando questo video, non andate all’università domani. Non andate al lavoro domani. Se fermiamo l’economia mondiale, possiamo fermare il genocidio. Non abbiamo armi. Siamo il popolo del mondo. E il potere del popolo è più forte del popolo al potere».
La mamma Marzia Marchesi: «Preoccupatissima ma orgogliosa»
«Ci siamo sentiti mercoledì 1° ottobre alle 19 – racconta la mamma che giovedì sera ha partecipato alla manifestazione –. Dario era in tensione ma con molta lucidità ci siamo detti tutto quello che avremmo dovuto fare oggi: chiamare l’ambasciata, diffondere i suoi video. Ci siamo salutati e ho saputo dall’organizzazione che era stato arrestato alle 2 di notte. Poi non ho più avuto notizie, se non quelle di stampa. Ho letto che vogliono far firmare agli attivisti una dichiarazione in cui ammettono di aver violato le acque di Tel Aviv: non lo faranno mai, la loro è un’organizzazione non violenta e hanno agito nella legalità. Certo da mamma sono preoccupatissima, ma anche orgogliosa di mio figlio e soprattutto di tutte le persone di questo movimento che con coraggio vogliono portare aiuti in una situazione non più sostenibile. Le manifestazioni di piazza come queste a Bergamo dimostrano che la loro azione era necessaria e sostenuta da tanti popoli».
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