Fuga da Milano, nel 2022 in 200 hanno scelto Bergamo: «Meno cara e più vivibile»

Il trend . È il maggior flusso «in entrata» per la città e supera anche Seriate. Angeloni: «Dopo il Covid le realtà di provincia sono diventate una meta».

«Milan l’è on gran Milan»? O meglio: lo è ancora? L’interrogativo scava nei primati della metropoli, oggi più che mai. Perché se è vero che la locomotiva economica del Paese continua a viaggiare sull’alta velocità finanziaria, c’è però qualche «passeggero» che sceglie di lasciare quel treno. Cambiare vagone: fuor di metafora, cambiare città. Nel 2022 sono stati 206 i cittadini residenti nel capoluogo lombardo che hanno deciso di trasferirsi a Bergamo: è il maggior flusso «in entrata», superiore per esempio a chi si è trasferito da Seriate (180 i cittadini che da lì si sono spostati a Bergamo), Torre Boldone (91) o Treviolo (76), per esempio (curiosità: ci sono anche 67 romani). Per contro, sono invece 140 i cittadini residenti a Bergamo che nel 2022 si sono invece trasferiti a Milano. Il saldo dell’«attrattività» sull’asse Milano-Bergamo è dunque favore alla città dei Mille.

E mentre il dibattito sul presente e sul futuro meneghino s’aggiunge quotidianamente di voci e di pareri (e di polemiche), tra prezzi immobiliari alle stelle e offerte d’affitto nelle condizioni più varie ed estreme (non solo per gli studenti universitari), ecco che s’apre un nuovo fronte: la scelta più radicale, quella del cambiare città. Magari continuando a lavorare a Milano, ma preferendo fare i pendolari pur di far quadrare più agevolmente i conti e ritrovare spazi vitali. «I dati anagrafici vanno analizzati sul decennio – premette Giacomo Angeloni, assessore ai Servizi demografici del Comune di Bergamo -, ma la sensazione è che dopo il Covid si stia osservando uno spostamento dai capoluoghi regionali verso le città di provincia: è una controtendenza rispetto a quello che avveniva prima della pandemia, cioè ai maggiori flussi dalla provincia verso Milano. Guardando i dati capita anche a Monza, o a Vicenza parlando del Veneto. Penso sia possibile che le persone stiano iniziando a valutare le medie città come più attrattive, perché hanno una maggiore dimensione umana e comunitaria, coniugata però all’efficienza dei servizi».

A Milano, la «casa dolce casa» è diventata soprattutto una «cara casa». I costi immobiliari alle stelle – che si tratti di acquisto o di affitto – sono la miccia che innesca i pensieri sul cambio di vita. È il «lato oscuro» delle opportunità economiche, lavorative e di «vita» che offre la metropoli: «Più che il costo della vita, è il costo dell’abitare che è alto. Ed è un prodotto negativo del successo della città», è stata la riflessione nei giorni scorsi di Giuseppe Sala, sindaco di Milano. Il carovita non è però un fattore secondario: secondo le stime tracciate proprio ieri dall’Unione nazionale consumatori, Milano è la seconda città più cara d’Italia (fa peggio solo Bolzano) e l’inflazione annua al 9,9% si traduce in extra-costi pari a 2.688 euro per la «famiglia tipo».

Il mercato immobiliare

Così, il telefono degli agenti immobiliari bergamaschi squilla modellando nuovi segmenti di clientela. «È un fenomeno che si sta cogliendo, al momento soprattutto nella Bassa per via del miglior collegamento ferroviario e della Brebemi – ragiona Gianfederico Belotti, agente immobiliare e direttore del borsino “Valore Casa&Terreni” -. In città, le richieste e le compravendite riguardano principalmente persone benestanti, attratte in particolare da Città Alta e da soluzioni abitative di pregio. Incide molto la possibilità di poter fare smartworking, il limitare il pendolarismo. Certo, ci fosse un treno che in mezz’ora porta da capoluogo a capoluogo, la città di Bergamo avrebbe una attrattività ancora maggiore. Il dato di fondo è che a Milano assistiamo a evoluzioni del mercato immobiliare ormai fuori da ogni logica, anche per via del bacino di utenza internazionale della città: vale sia per l’acquisto sia per l’affitto».

Se il mattone è il bene rifugio degli italiani, Milano allora ne è il «caveau». «Il problema di Milano – riflette Marco Galli, agente immobiliare di Intermedia, che opera tra Milano e Bergamo – è che c’è tanta richiesta e poca offerta. La crescita è iniziata in particolare dall’Expo 2015, adesso l’incremento dei prezzi è probabilmente al suo punto d’arrivo. Il rialzo dei tassi sta però fermando questa macrofascia di prodotto, considerando che è ovvio fare un mutuo per acquistare casa. Perché scegliere Bergamo? Molti clienti vedono in Bergamo un piccolo salotto di Mlano. E poi, soprattutto, a prezzi più bassi si acquistano soluzioni migliori con un’ottima qualità della vita». La famiglia, più che il single, è l’identikit del milanese pronto al trasloco: «Gli interessamenti crescono, poi magari non sempre si perfezionano – sorride Davide Pozzoni, agente immobiliare di Trecentosessantagradi Living&Business, con sede a Bergamo -. Sono soprattutto famiglie con bambini a riflettere su questa scelta di vita, perché vedono Bergamo più vivibile e sicura».

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