Giovani post lockdown: «La pandemia ha ingabbiato gli adolescenti: cresce il disagio»

Emilio Majer, Fondazione Angelo Custode: «È stato tolto ai ragazzi l’orizzonte per trovare coscienza di sé».

L’adolescenza è un momento estremamente delicato, è la transizione verso la consapevolezza dell’età adulta, in cui la fase «esperienziale» rappresenta un momento di formazione, attraverso il riconoscimento dei propri limiti e delle proprie capacità, attraverso il confronto con gli altri e nelle relazioni sociali, ma anche nella costruzione della propria fisicità, imparando a riconoscere il proprio corpo come veicolo di emozioni, da provare e comunicare ad altri.

Un momento cruciale, l’adolescenza: in questo complicato periodo di pandemia, è stata «ingabbiata» da limitazioni, distanziamenti, contatti vietati, lockdown. E, sottolinea Emilio Majer, educatore professionale e coordinatore del Consultorio Adolescenti e giovani della Fondazione Angelo Custode, nei lunghissimi mesi di limitazioni i ragazzi hanno profondamente sofferto.

«Durante la pandemia sono venute meno le possibilità di vivere relazioni fuori dalla famiglia, ai giovani è stato tolto l’orizzonte per trovare coscienza di sé e del proprio corpo, non hanno più avuto occasione di confronto per sperimentare emozioni e sensazioni, e dal mancato confronto con gli altri deriva anche un mancato allenamento alla tolleranza, al confronto con il diverso. I ragazzi non hanno più saputo gestire i propri stati emotivi. E le riapertura sono quindi diventate l’occasione scatenante di questa “diseducazione” al confronto: abbiamo visto crescere ansia e aggressività». Un aumento del disagio, sottolinea Emilio Majer, che è rappresentato anche dall’aumento delle richieste di aiuto ai consultori: «Da gennaio a giugno 2020 abbiamo seguito 622 persone, tra adolescenti e genitori, nello stesso periodo del 2021 le persone seguite sono cresciute del 26%, a giugno erano già 786. Ovviamente sono aumentate anche le prestazioni fornite: nel primo semestre del 2020 sono state 2.272, per quest’anno, sempre per lo stesso periodo, siamo a quota 3.144. E abbiamo prenotazioni già fissate fino a tutto settembre».

Il disagio che vivono gli adolescenti, e di conseguenza anche le loro famiglie, è evidente nell’elenco dei disturbi che più frequentemente vengono sottoposti agli psicologi dei Consultori della Fondazione Angelo Custode: «Nella fase del lockdown abbiamo visto aumentare i casi di ansia e le crisi di panico. E le forme di autolesionismo, quasi come protesta verso un corpo che non veniva riconosciuto. Con le riaperture sono stati molti, da un lato, i casi di adolescenti che hanno optato per un “ritiro sociale”, perché non riuscivano più a confrontarsi con gli altri, o anche, di contro, tanti i casi di giovani che hanno sviluppato forme di aggressività non appena hanno potuto riaprirsi al confronto con i coetanei e con il mondo esterno – continua l’educatore professionale Emilio Majer –. In questo quadro di disagio si innestano anche le forme di intolleranza verso il diverso da sé. Va tenuto presente che nella fase adolescenziale anche l’identità sessuale è qualcosa di più fluido, che si costruisce e si riconosce in modo chiaro soprattutto attraverso la relazione e con il confronto con gli altri. E anche l’intolleranza e l’aggressività verso le manifestazioni d’affetto possono essere piuttosto una risposta alle proprie paure: la paura perché non si è ancora riconosciuta la propria identità sessuale, o la paura di non saper essere liberi di renderla palese rispetto a quanto fanno altri coetanei».

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