Giudice di pace, processo telematico zoppo. Si ritorna al cartaceo

LA RIFORMA. Malfunzionamento della piattaforma per il deposito degli atti in digitale, in vigore dal 30 giugno. Il Tribunale con un decreto autorizza la «modalità cartacea». De Sapia: «Attendiamo la soluzione dei problemi».

Falsa partenza. L’esordio del processo civile telematico presso i giudici di pace non è andato per il verso giusto: atteso al via dal 30 giugno, il nuovo portale informatico ha immediatamente accusato problemi. Tempi lunghi, deposito dei documenti digitali non sempre a buon fine, risultati «precari». È successo in tutta Italia e anche a Bergamo, tant’è che il tribunale di via Borfuro già dal 4 luglio – attraverso un decreto firmato da Vito Di Vita, presidente vicario e collaboratore del presidente per il coordinamento degli affari del giudice di pace – ha autorizzato le parti, «ove impossibilitate a procedere per via telematica», al deposito «con modalità non telematica degli atti processuali e dei documenti allegati, compresa la nota di iscrizione a ruolo», così come i giudici di pace sono stati autorizzati «a redigere i verbali d’udienza e a redigere e depositare i provvedimenti in modalità cartacea». In sostanza, un passo indietro in attesa che a livello centrale si perfezioni il sistema.

Il giudice di pace, il suo ruolo

In materia civile, il giudice di pace ha competenza ad esempio su cause relative ad alcuni tipici contenziosi in fatto di condomini e di proprietà immobiliare, ma anche su cause relative a beni mobili di valore non superiore a 5mila euro, oppure a cause sulla circolazione di veicoli (purché la controversia non superi i 20mila euro): insomma, un ampio ventaglio di contenziosi, minuti nell’entità ma parecchio diffusi nella quotidianità della giustizia. L’avvio del processo telematico, previsto dalla riforma Cartabia, introduceva il deposito telematico degli atti necessari alle varie fasi del procedimento civile, con specifici portali: «Una vera e propria rivoluzione copernicana della giustizia civile», l’aveva definita una nota del ministero della Giustizia proprio lo scorso 30 giugno. Non è stata così, almeno nella prima settimana.

«Problemi tecnici»

«Com’era prevedibile, l’impatto sugli uffici non è stato positivo – rileva Guido Marchesi, presidente dell’Ordine degli avvocati di Bergamo –. Gli uffici si sono subito trovati a fronteggiare problemi di carattere tecnico, spesso derivanti dai server del ministero, e a far fronte a situazioni di poca dimestichezza, considerato che la formazione è stata erogata ancora negli ultimi giorni di giugno. Speriamo che nei prossimi giorni i tecnici del ministero possano risolvere il problema». L’intoppo non sembra però un fulmine a ciel sereno: «Già dalla settimana precedente all’introduzione delle novità – ricorda Marchesi – avevamo lanciato un “caveat” tramite la nostra newsletter dell’Ordine, invitando gli avvocati a soprassedere o a ritardare le attività non urgenti in questa prima settimana di applicazione, perché era assolutamente prevedibile l’insorgere di gravi problemi, con i risultati che poi si sono effettivamente verificati».

Soluzioni alternative; c’è il deposito cartaceo

Da Via Borfuro confermano i problemi (lo stesso decreto firmato da Vito De Vita premetteva «che sono già stati segnalati dai giudici di pace dell’ufficio di Bergamo reiterati malfunzionamenti della piattaforma per il deposito telematico degli atti»), e appunto nel frattempo si è adottata una soluzione temporanea: «Non sono problemi solo di Bergamo, si sono verificati in tutte le sedi – specifica Cesare de Sapia, presidente del Tribunale –. Abbiamo provveduto ad adottare misure alternative, autorizzando il deposito in cartaceo degli atti con successivo inserimento sul portale on line. L’attività in sé non ha problemi, perché si ovvia attraverso il ritorno al cartaceo, e attendiamo che siano risolti i problemi col nuovo sistema informatico». A proposito di digitalizzazione, ma del processo penale: giovedì è stato pubblicato in Gazzetta il decreto attuativo che definisce le specifiche e amplia il numero di atti che dovranno essere depositati solo in modalità telematica; salgono così a 103 le tipologie di atti che potranno essere depositati attraverso il Portale dei depositi penali. Per la «giustizia 2.0» un nuovo test.

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