«Il tesoro della biblioteca Mai. Così ce ne prendiamo cura»

Il laboratorio inclusivo di restauro di libri e carte antiche coinvolge ragazzi con disabilità. Ghisalberti e Messina: «Sarà potenziato».

Beatrice e Benedetta usano «sgarzino» e gomma Wishab ormai con disinvoltura. Erika e Paolo la pressa la girano in simultanea, quasi una coreografia. Sono i ragazzi del laboratorio di restauro della Mai, a cui la civica biblioteca che si affaccia su Piazza Vecchia affida libri antichi, bisognosi di cure. Il laboratorio, che coinvolge ragazzi con disabilità, è finalmente ripartito, dopo lo stop di un anno dettato dalla pandemia: «Mi è mancato – dice Paolo Riva-. È bella questa attività e mi piace poterla fare in questo luogo bellissimo. Spezza la routine della settimana, mi piace anche il percorso per arrivare alla Mai, attraverso Città Alta».

È una bellezza che cura i cuori, tra pagine coccolate e ripulite dai segni del tempo, due chiacchiere con gli educatori e il restauratore Paolo Brevi. E il futuro del laboratorio, affidato dal Comune di Bergamo al Consorzio Solco Città Aperta, ha un posto nella futura Casa Suardi: «L’amministrazione – dice Nadia Ghisalberti, assessore alla Cultura del Comune di Bergamo - dà talmente valore a questo progetto che ha pensato di allestire, nel futuro ampliamento della biblioteca, spazi attrezzati e laboratori per il restauro di carte antiche, di cui la biblioteca è ricca. Il laboratorio avrà uno sviluppo nella Capitale della cultura 2023, il progetto di inclusione e specializzazione dei giovani è in linea con i valori che il Ministero chiede nella valorizzazione del patrimonio».

Dal 2016 i ragazzi hanno rimesso in sesto oltre 1.500 libri, «principalmente di arte e storia dell’arte, tutti di un certo valore – spiega Paolo Brevi –. Operiamo seguendo precisi protocolli e non nascondo che spesso riceviamo elogi».

L’idea di aprire un laboratorio di restauro dentro la Mai è della direttrice, Elisabetta Manca: «Ne esisteva uno, ma venne chiuso negli anni Sessanta – ricorda -. Ne sentivamo la mancanza e pensando ad una soluzione, interloquendo con la responsabile del servizio disabili Paola Morandini, abbiamo iniziato a progettare un laboratorio che fosse funzionale alla vita della biblioteca e che fosse inclusivo».

Continua a sostenere il progetto l’assessorato alle Politiche sociali di Marcella Messina: «Sempre più giovani chiedono interventi personalizzati – spiega l’assessore -. È come se costruissimo un abito, rispetto alle potenzialità e ai limiti che ciascuno di noi ha. Durante la pandemia questo progetto è mancato molto ai ragazzi, perché consente loro di sentirsi parte della comunità ed è questo l’obiettivo a cui tendere». Erika Cernuschi, che fa parte del laboratorio dal 2016, è felice di «poter garantire un patrimonio librario efficiente fruibile all’utenza». A Benedetta Carelli piace il lavoro di restauro, «in particolare la fase della gommatura, si vede subito la differenza tra il prima e il dopo. Ma di questo laboratorio mi piace anche lo stare in compagnia». Beatrice Sanfilippo, è seduta al suo tavolo di lavoro, all’opera: «Sono molto contenta di essere tornata qui – racconta-. Questa attività mi piace, sono curiosa e interessata, è bello prendersi cura di questi libri. Paura di romperli? Non è possibile, sono troppo concentrata!»

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