La storia a lieto fine di Martina, 490 grammi che esplodono di vita

Natale eccezionale. Nata il 19 dicembre 2021, è uscita dal «Papa Giovanni» in questi giorni: un anno dopo. I genitori: una guerriera, lei ci ha dato forza.

Quando è venuta al mondo, un anno fa, dopo appena 23 settimane nel grembo materno, Martina aveva una testolina poco più grande di un mandarino. Ma nei suoi lievissimi 490 grammi di peso si nascondeva una travolgente vitalità, una possente volontà di vivere e crescere. Oggi Martina pesa quasi 6 chili, è paffuta e rosea, ed è l’eroina di tutti: di mamma Francesca e papà Paolo, della sorellina Sara, che ha 5 anni e non vede l’ora di poterla finalmente abbracciare, di tutta l’équipe, medica e infermieristica, della Patologia neonatale dell’ospedale Papa Giovanni XXIII dove, da quando è nata, il 19 dicembre 2021, è stata accudita, curata, e seguita con una immensa trepidazione.

«Ogni volta, quando abbiamo temuto per le sue condizioni, è stata sempre lei a smentirci. Dicevamo: questa volta non ce la fa. E invece lei il giorno dopo stava meglio, aveva già cominciato a recuperare – racconta Giovanna Mangili, direttrice del Dipartimento materno-infantile e pediatrico e della Patologia neonatale dell’ospedale Papa Giovanni di Bergamo –. Ci ha stupiti sin dalla nascita: avevamo avvertito subito la mamma, dicendole che avremmo tentato il possibile ma che non doveva farsi illusioni, casi di sopravvivenza per i prematuri con un’età uterina inferiori alle 24 settimane sono rari, e soprattutto molto complicati. Ma Martina, venuta al mondo con parto naturale, ha dato subito segni di vitalità. Intubata, ha reagito immediatamente. Sono corsa dalla mamma per dirglielo: “Francesca, qualche segnale c’è. Proviamoci”. E lei, che è una donna eccezionale, tanto quanto Martina, si è affidata completamente a noi».

«Ogni volta, quando abbiamo temuto per le sue condizioni, è stata sempre lei a smentirci»

Il cammino, molto in salita, per Martina è cominciato così. E da allora non ha mai smesso di correre verso la vita: è inciampata, ha rallentato, ma non si è mai fermata. Un anno intero in Terapia intensiva neonatale, con la mamma sempre al fianco («e le limitazioni del Covid sono state una ulteriore complicazione), e i medici e tutto il corpo infermieristico (sono in tutto 72 in Patologia neonatale, di questi 2 i maschi) a fare il tifo per lei. «È la mascotte dell'ospedale, Martina – dice Vilma Ruggeri, coordinatrice infermieristica della Patologia neonatale –. Non c’è stato un giorno, in questo anno, che qualcuno di noi non chiedesse agli altri: “Oggi come sta la piccola?”. C’erano colleghe e medici che non dormivano di notte, quando lei stava male. È stata lei a darci la forza». E i risultati Martina li ha ottenuti: è nata fin troppo presto, qualche giorno prima del Natale di un anno fa, e ora - di nuovo proprio sotto Natale - , dopo una festa di compleanno organizzata per lei in ospedale, ha lasciato quella Patologia neonatale che è stata la sua incubatrice, quasi come fosse il ventre di mamma Francesca. Andrà, per un periodo di riabilitazione, nella struttura «La Nostra Famiglia» di Bosisio Parini, in provincia di Lecco e poi potrà entrare nella sua casa a Pontida.

«E credo che sarà allora l’occasione di festeggiare un altro Natale, tutto nostro. Quello del 2021 è stato un Natale complesso. Martina era appena nata, e mio marito ed io eravamo consapevoli che l’avremmo potuta perdere – racconta mamma Francesca Mazzoleni, che ha 39 anni e fa l’operaia –. Questo Natale, del 2022, è il Natale della gioia per Martina fuori dall’ospedale, ma io dovrò stare con lei nella struttura di recupero per qualche tempo e quindi non potremo festeggiare tutti insieme. Faremo quindi un altro Natale ravvicinato, con l’albero, il presepe e tutte le lucine, quando la porteremo a casa. Lo dobbiamo anche a Sara, la sorellina di Martina: lei da un anno aspetta di poterla toccare, ha già detto che vuole essere lei a lavarla e vestirla. Ecco, quando torneremo a casa faremo come se Martina fosse nata in quel momento. È questo il Natale, no? La rinascita: in fondo, con Martina, tutti noi torniamo alla vita».

Quella Martina così piccola che ha saputo vincere un’emorragia cerebrale

Una vita che, per un anno, è stata come sospesa, per mamma Francesca e papà Paolo. «E dire che avevo programmato tutto nei dettagli: desideravo dare una sorellina a Sara. La gravidanza l’ho voluta con tutte le mie forze – dice Francesca –, ma da subito le cose non sono andate bene. Sono stata ricoverata, poi ho avuto il distacco della placenta, e Martina è nata in un battibaleno. Troppo presto. La dottoressa Mangili e i suoi collaboratori mi hanno informata di tutto, io, che ero convinta che quello non fosse un parto ma un aborto, ho detto subito: “Mi affido a voi, vada come deve andare”. Era Martina a darmi la forza, ora lo so».

Quella Martina così piccola che ha saputo vincere un’emorragia cerebrale («purtroppo una complicanza comune nei prematuri», rimarca Giovanna Mangili), che era diventata idrocefala, e che ha superato l’intervento per il drenaggio del liquor cerebrale. «Anche noi medici, consapevoli di aver fatto tutto il possibile, siamo rimasti senza parole davanti alle sue capacità di recupero: Martina è una guerriera, vuole vivere. Ora l’aspetta un periodo di riabilitazione, e dovrà tornare in ospedale per molti controlli, da quelli neurologici a quelli oculistici e cardiologici. Ma i controlli poi si diraderanno nel tempo. Non così il ricordo che avremo noi, di Martina: è stata trascinante, per tutti». Il papà di Martina, Paolo Rossi, che ha 41 anni e ha un lavoro da impiegato, lo rimarca con una voce che tradisce l’emozione: «Non smetteremo mai di ringraziare l’ospedale per l’impegno verso per Martina. Che, è proprio vero, il più l’ha fatto da sola: è lei che ha saputo spingerci a continuare a credere nella vita». E mamma Francesca si affianca al marito: «Vorrei dirlo a tutte le mamme: prendete forza dai vostri bambini, e non arrendetevi mai. Loro sono la vita».

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