«Minacciato con la bottiglia». Omicidio di via Novelli, dubbi sulla versione del 19enne

Sei coltellate sul corpo del tunisino ucciso domenica in via Novelli, ma nessuna ferita sul 19enne. Trovata un’altra arma in casa. In tre smentiscono le dichiarazioni del giovane.

Che Alessandro Patelli, giardiniere incensurato di 19 anni, abbia ucciso Marwen Tayari, pregiudicato tunisino di 34, non ci sono dubbi. Il ragazzo è stato arrestato dai carabinieri poco dopo il delitto, mentre aveva ancora il coltello con sè, che gli è stato sequestrato. A divergere sono le versioni sulla dinamica dell’aggressione: da una parte c’è il racconto della moglie e della figlia dodicenne del tunisino, corroborato dalla testimonianza di un senzatetto che ha assistito alla scena, dall’altra la versione del ragazzo, che domenica sera è stato interrogato dal pm Paolo Mandurino assistito dal suo avvocato Enrico Pelillo.

Il ragazzo ha risposto alle domande solo in parte, poi su richiesta del difensore si è avvalso della facoltà di non rispondere. È stato portato in carcere lunedì mattina con l’accusa di omicidio volontario aggravato dai motivi futili e abietti. Nessuna telecamera della zona inquadra il tratto di strada dove è avvenuto il delitto.

La famiglia e il senzatetto ricostruiscono così quei tragici momenti: Patelli parcheggia lo scooter in via Novelli, entra in casa di corsa ma trova seduti sui gradini del suo palazzo Tayari e la sua famiglia, la moglie Eleonora Turco, la figlia di 12 anni e quella di 2 nel passeggino. Tayari dice al ragazzo di stare attento a dove mette i piedi, perchè rischia di fare male alle bambine, e lui lo redarguisce perchè loro stanno lì sui gradini a bivaccare. Il diciannovenne sale a casa, scende subito dopo con il casco in testa e il coltello in mano, si avvicina al tunisino e gli urla: «Vediamo adesso cosa fai». Ma qui le versioni divergono.

Patelli sostiene di essersi spaventato perchè il tunisino lo minacciava brandendo una bottiglia con cui cercava di colpirlo, e si sarebbe anche sollevato la maglietta per mostrargli le molte cicatrici rimaste dai suoi vari combattimenti, come per fargli capire di essere un duro e non avere paura. Gli altri tre testimoni dicono che Tayari aveva subito posato la bottiglia a terra ed era disarmato.

Il tunisino, con il coltello puntato addosso, fa lo sgambetto al ragazzo che cade a terra e lo trascina con sè. È a quel punto che Patelli lo colpisce con sei coltellate, il tunisino riesce a rialzarsi e va a prendere la bottiglia, ma cade dopo pochi passi e sotto il suo peso la bottiglia si rompe. Il diciannovenne, che ha affermato di essersi difeso, non ha però alcuna ferita se non quelle provocate dalla caduta a terra.

Il giardiniere ha spiegato nell’interrogatorio di usare quel coltello, un modello a farfalla a scatto con lama lunga una decina di centimetri, solo quando va a Trescore nella tenuta di famiglia a fare dei lavori. E che quella mattina si stava proprio recando a Trescore dove avrebbe mangiato da solo, mentre i genitori lo avrebbero raggiunto nel pomeriggio. Risulta invece che quella mattina il padre John e il fratello Matteo, che lavorano tutti nell’azienda di famiglia «Giardini Veri», fossero già a Trescore. Tant’è vero che poco prima del delitto Matteo, ferito con la motosega a un polpaccio, era al pronto soccorso dell’ospedale di Seriate per farsi medicare.

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