
Cronaca / Bergamo Città
Giovedì 01 Maggio 2025
Omicidio Bonomelli, le difese: «Non fu omicidio volontario»
ENTRATICO. L’anziano imprenditore fu trovato senza vita dopo essere stato sedato e rapinato. La parte civile: lasciato morire per i 1.369 euro dell’orologio.
Morte come conseguenza della rapina o, al massimo, omicidio preterintenzionale. Per le difese non è certo un omicidio volontario con dolo eventuale, come è stata qualificata dalla Corte d’assise di Bergamo la morte di Angelo Bonomelli, 80 anni, di Trescore, l’imprenditore delle onoranze funebri trovato senza vita nella sua auto l’8 novembre 2022 in un parcheggio di Trescore senza cellulare, soldi e il orologio d’oro.
L’uomo fu narcotizzato con del Rivotril, un sedativo che gli imputati avevano versato di nascosto nel caffè sorseggiato dall’80enne durante un incontro avvenuto il giorno precedente al bar Sintony di Entratico. E poi derubato e abbandonato. Dovevano mettere in conto che il farmaco poteva essere letale per un anziano, è il concetto con cui i giudici di primo grado avevano motivato il dolo eventuale. Pesanti le condanne, per le quali la Procura generale nella scorsa udienza ha chiesto la convalida alla Corte d’assise d’appello: 26 anni per Matteo Gherardi, 34enne di Gaverina, ritenuto la mente, e per l’amico Omar Poretti, 26enne di Scanzorosciate; 15 anni per l’ex compagna del primo Jasmine Gervasoni, 25enne di Sedrina, e per il padre 69enne Luigi Rodolfo Gherardi.
Le arringhe delle difese hanno avuto come spina dorsale una serie di recenti sentenze. In primis, quella della Cassazione a sezioni unite per il caso Thyssen Group (gli operai morti bruciati nello stabilimento di Torino), in virtù della quale «non è possibile fare coincidere con il dolo eventuale l’accettazione del rischio, che è una colpa» (Quadri e Bosisio)
Mercoledì 30 aprile al processo d’appello le difese (Gianluca Quadri per Matteo Gherardi, Luca Bosisio per Poretti, Roberta Zucchinali per Gervasoni e Luigi Gherardi) hanno sostenuto che i fatti sono gravi e incontrovertibili, ma che diverse possono essere le interpretazioni e che la Corte d’assise di Bergamo ha scelto quella più sfavorevole ai quattro, «nonostante – ha chiosato l’avvocato Quadri – l’articolo 533 cpp preveda che si scelga sempre in favore dell’imputato».
Le arringhe delle difese hanno avuto come spina dorsale una serie di recenti sentenze. In primis, quella della Cassazione a sezioni unite per il caso Thyssen Group (gli operai morti bruciati nello stabilimento di Torino), in virtù della quale «non è possibile fare coincidere con il dolo eventuale l’accettazione del rischio, che è una colpa» (Quadri e Bosisio). E poi la Cassazione su un episodio simile accaduto a Bologna nel 2019, citata da Zucchinali e Quadri, classificato come omicidio preterintenzionale. Zucchinali ha pure osservato che il dolo eventuale non sussiste perché «non c’era evidenza di pericolo attuale per la vita di Bonomelli», che aveva barcollato e s’era addormentato.
Per dimostrare la sproporzione della pena, Quadri ha citato verdetti per omicidi volontari, diciamo così puri e dunque sulla carta più gravi, accaduti in Bergamasca: il marito che si lanciò con l’auto nel fiume e annegò la moglie che tentava di salvarsi (21 anni); la colf che defenestrò una pensionata (21 anni); la donna che uccise il cugino a colpi di batticarne (15 anni e 8 mesi in abbreviato); il giovane che accoltellò un tunisino dopo un diverbio per futili motivi (21 anni).
Daniele Bosio, avvocato di parte civile con Raffaella Sonzogni per la moglie e i figli della vittima, ha messo in rilievo che «la vita di Bonomelli è stata usata come mero strumento per perseguire uno scopo: ossia i 1.369 euro liquidati dal compro oro agli imputati per l’orologio, più qualche spicciolo per il telefono»
Per i difensori, gli imputati non potevano prefigurarsi un esito fatale, anche perché Matteo Gherardi in passato aveva compiuto almeno altre 5 rapine dopo aver stordito le vittime col Rivotril – anche ai danni di un 89enne e di una anziana zia con una grave patologia «senza che sia mai successo nulla di grave». Poretti, ha fatto notare Bosisio, «è stato usato da Matteo Gherardi come capro espiatorio perché poteva indicarlo a Bonomelli come colpevole se l’anziano si fosse risvegliato. Del resto, Gherardi doveva conservare i rapporti con Bonomelli che gli aveva promesso un lavoro».
Daniele Bosio, avvocato di parte civile con Raffaella Sonzogni per la moglie e i figli della vittima, ha messo in rilievo che «la vita di Bonomelli è stata usata come mero strumento per perseguire uno scopo: ossia i 1.369 euro liquidati dal compro oro agli imputati per l’orologio, più qualche spicciolo per il telefono». Il legale ha chiesto la trasmissione degli atti alla Procura per sequestro di persona, «che non è mai stato contestato». Il 21 maggio repliche e sentenza.
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