Otto ragazzini rapinati in poche ore dalle baby gang: arrestato un 19enne

L’ALLARME. Due raid venerdì mattina alla stazione Teb, uno giovedì in via Bianzana: vittime studenti minacciati con spray urticante e derubati di soldi e scarpe. «Gli autori vestiti come maranza».

Otto minorenni rapinati in città nel giro di 14 ore da baby gang armate di spray urticante e a caccia di soldi e scarpe griffate. Uno dei presunti autori di due colpi, messi a segno nel giro di pochi minuti venerdì mattina alla stazione Teb, è stato arrestato dai poliziotti della Volante, dopo che una delle vittime, uno studente di 15 anni, aveva dato l’allarme.

L’arresto di un 19enne

In carcere, su disposizione del pm Emanuele Marchisio, è finito un 19enne di origini nordafricane residente in provincia e con precedenti specifici, rintracciato dagli agenti alle 8,15 nei dintorni. Con sé aveva un i-Phone 17 di colore arancione, forse lo stesso cellulare che poco prima aveva offerto a un’altra vittima, un 17enne residente nell’Isola appena sceso da un bus di linea. «Lo vuoi? Te lo posso vendere e ti posso dare anche del fumo», gli ha proposto dopo averlo rapinato della scarpe Nike Tn da 200 euro.

È proprio con l’aggressione al 17enne e a un suo coetaneo che comincia la mattinata di paura alla stazione. Alle 7.30 i due lasciano il pullman che li ha portati dal loro paese e si avviano verso la fermata di viale Papa Giovanni per salire sul bus Atb che li porterà come ogni giorno all’istituto superiore alla periferia della città che frequentano. Ma stavolta sul tragitto incontrano 4 ragazzi poco più grandi di loro.

«Avevano sembianze da nordafricani e vestivano come maranza», descrive uno dei due minorenni. I 4 sono appostati nel piazzale Teb, non distanti dal bar. Non hanno con sé zainetti, dunque si suppone non siano studenti. «Venite qua un attimo», intimano ai due 17enni. «Uno di quelli ha tolto il cappellino dalla testa a mio figlio. Che ha cercato di riprenderselo. A questo punto in due hanno preso l’amico di mio figlio e l’hanno trascinato più lontano», è il racconto di una delle due madri.

Minacciati con lo spray

«Uno mi ha mostrato lo spray urticante a pochi centimetri dal viso, poi mi ha detto: “Abbiamo il coltello” – ricorda una delle vittime –. Quindi mi ha ordinato: “Fammi provare una scarpa”». Il ragazzo si leva la Nike, quello la prova, vede che gli calza e allora intima di consegnare anche la seconda. «Mio figlio ha rifiutato, così un altro lo ha preso alle spalle e lo ha costretto a sedersi su un cubo di cemento. Gli è stata sfilata anche la seconda. Il rapinatore ha lasciato le sue Nike, probabilmente tarocche, a mio figlio».

All’altro 17enne vengono sottratti il cappellino e 20 euro. «Mio figlio è stato perquisito dagli aggressori – ricostruisce sua madre –. “Nascondi soldi nella cover del telefonino? Fammi vedere”, gli ha detto uno di loro. Dentro c’erano 20 euro e quello se li è infilati in tasca».

Accanto passano altri studenti e pure un addetto di una società di trasporti, ma nessuno interviene. «Non ci credo che nessuno ha visto – protesta una della due mamme –. Mio figlio mi ha ripetuto che l’addetto aveva visto, ma quando lo abbiamo incontrato poco dopo ha negato. Se è così, è davvero grave. Dove è il senso civico, soprattutto in certi adulti? Mio figlio ora ha paura, mi ha detto che in stazione non ci vuole più tornare». «Il fatto che nessuno sia intervenuto è grave», incalza l’altra madre.

Salvi tra la folla di studenti

I due 17enne, spaventati, si allontanano verso il Mc Donald’s per prendere il bus Atb. Ma si accorgono di essere seguiti dai baby rapinatori. Forse li tengono d’occhio per capire se danno l’allarme. «Alle 7,44 mio figlio al telefono stava per informarmi di cosa era appena successo, quando l’ho sentito urlare agitato all’amico: “Andiamo, andiamo”. Sono corsi verso piazzale Alpini per mischiarsi agli studenti che stavano entrando all’istituto Vittorio Emanuele. Hanno pensato che tra altri ragazzi, quei quattro non avrebbero avuto il coraggio di aggredirli di nuovo. L’i-Phone di mio figlio e il cellulare del compagno, no, non li hanno presi, forse perché sono geolocalizzabili».

Un altro episodio poco dopo

Qualche minuto dopo tocca a uno studente 15enne, aggredito in piazzale Marconi, all’altezza delle piazzole dei taxi. Il ragazzo viene affrontato da un giovane armato di spray urticante e costretto a consegnargli 25 euro. Anche in questo caso l’autore della rapina sceglie di non sottrargli il telefono, forse anche perché il minorenne fa resistenza. Fatto sta, che per una spinta o durante la colluttazione, il ragazzino finisce a terra e si ferisce lievemente a una mano (sarà refertato in pronto soccorso). Ma ha la prontezza di riflessi di rialzarsi, allontanarsi e telefonare al 112. Sono le 7.50 in pochi minuti ecco una pattuglia della Volante che raccoglie la descrizione del rapinatore e inizia le ricerche. Alle 8,15 rintraccia il 19enne, che finisce in manette per rapina aggravata e lesioni e viene denunciato per porto d’armi e strumenti atti a offendere, inosservanza del figlio di via e ricettazione. Gli agenti scoprono infatti che è in possesso di una carta prepagata Revolut e di un i-Phone 17 color arancione che non sa nemmeno sbloccare. È il cellulare l’elemento che potrebbe costargli anche l’accusa della rapina ai due 17enni. Gli agenti della questura stanno indagando proprio su questo.

Via Bianzana, la rapina di giovedì

E giovedì alle 17, in via Bianzana, quattro 14enni sono stati rapinati e presi a schiaffi e calci da un gruppo di ragazzi più grandi che sono riusciti a dileguarsi. Anche in questo caso erano abbigliati come maranza. «Mio figlio e gli amichetti erano andati a pattinare al Chorus Life – racconta una mamma –. Una volta terminato, si stavano avviando verso casa a piedi. Sono stati seguiti e fermati. Uno degli aggressori li minacciava brandendo la bottiglia di un super alcolico, un altro ha detto di non costringerli a tirar fuori i coltelli. Hanno poi perquisito gli zaini. I telefoni glieli hanno lasciati, ma a mio figlio hanno preso 40 euro e a un amico 20. Mio figlio e gli altri si sono allontanati e solo nei pressi del supermercato Aldi un signore in auto si è fermato e ha chiesto se andava tutto bene. Mio figlio è segnato da questa esperienza, spaventatissimo - conclude la donna –. Ormai in questa città non si può più girare da soli nemmeno di giorno».

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