Pamela, anche Bergamo apre un’indagine

IL CASO. Si vuol capire se si poteva applicare il codice rosso per la 29enne. Oggi - 21 ottobre - la camera ardente a Villa d’Almè solo per familiari e amici, venerdì 24 i funerali. Un altro ex fidanzato: «La vidi trasandata e con lividi sulle braccia».

Strozza

La vicenda di Pamela Genini è centrale anche in Bergamasca, e non solo perché la giovane era originaria di Brembilla e aveva residenza a Strozza nella casa dei genitori, ma perché anche la Procura di Bergamo si sta muovendo: ha aperto un fascicolo a modello 45, ossia «esplorativo».

Al pronto soccorso di Seriate

La giovane il 4 settembre 2024 si era rivolta al pronto soccorso di Seriate, il giorno dopo essere stata aggredita dal fidanzato 52enne Gianluca Soncin a Cervia. La vittima compilò il questionario utile per capire se la situazione andava segnalata alle forze dell’ordine, nell’ambito delle procedure del codice rosso. Tra le risposte di Pamela, il sì alla domanda se lui sarebbe in grado di ucciderla. I sanitari inviarono una segnalazione ai carabinieri della tenenza di Seriate, che la trasmisero ai colleghi di Cervia. I militari contattarono poi Pamela, che non volle però presentare denuncia. Dalla documentazione è emerso che la procedura seguita è corretta. Si vuole però approfondire, per cercare di valutare se si possano introdurre migliorie nella procedura.

Lunedì 20 ottobre durante la seduta del Consiglio regionale è stato osservato un minuto di silenzio

Intanto, dalla Procura di Milano è arrivato lunedì 20 ottobre il nullaosta alla sepoltura. La salma sarà trasferita nel pomeriggio di martedì 21 alla casa del commiato Dadda-Boffelli di Villa d’Almè, dove verrà allestita la camera ardente, aperta dalle 15 sino a giovedì 23 solo a familiari, amici e conoscenti stretti. I funerali venerdì 24 alle 10,30 a Strozza, il paese della Valle Imagna dove Pamela sarà poi tumulata.

«Lasciateci nel nostro lutto»

Lunedì 20 ottobre sulla porta dell’abitazione dei genitori in via Mezzasco è comparso un cartello scritto a mano: «Non rilasciamo più interviste. Abbiamo già detto tutto. Lasciateci nel nostro lutto, chiediamo rispetto, di lasciarci soli». Un appello ribadito anche in vista delle esequie: niente telecamere, nessuna ripresa, solo silenzio e raccoglimento per accompagnare Pamela nel suo ultimo viaggio.

Per ricordare la 29enne lunedì 20 ottobre, durante la seduta del Consiglio regionale, è stato osservato un minuto di silenzio. «Un nuovo, tragico fatto di cronaca che, alla vigilia del mese dedicato alle iniziative per contrastare la violenza sulle donne - ha sottolineato il presidente Federico Romani - ci obbliga tutti a una riflessione approfondita e puntuale su quanto le istituzioni possono fare ancora e in misura sempre maggiore per prevenire e impedire episodi simili».

Sentiti alcuni testimoni

L’indagine milanese che ha portato all’arresto di Gianluca Soncin, lunedì 20 ottobre ha visto sfilare davanti al pm Alessia Menegazzo e al procuratore aggiunto Letizia Mannella, affiancati dagli investigatori della Squadra Mobile, una serie di testimoni. Il primo in ordine di apparizione è stato un ex fidanzato di Pamela, A. L., con cui la giovane aveva mantenuto i contatti dopo la fine del rapporto agli sgoccioli del 2023. Il giovane ha confermato quanto dichiarato da F. D., l’amico a sua volta ex compagno a cui Pamela chiese aiuto prima di essere uccisa da Soncin. Il testimone ha raccontato che nel maggio di un anno fa aveva incontrato la modella trovandola trasandata e con vistosi ematomi sulle braccia e che, qualche mese più tardi, s’era recato all’Isola d’Elba con un’amica per portare Pamela in Sardegna dopo le violenze subite dal compagno, che aveva tentato di buttarla dal balcone.

«Rapporto tossico»

N. L. sarebbe stata testimone del controllo asfissiante di Soncin dopo il trasferimento della coppia nella casa di quest’ultimo a Cervia, da cui la giovane scappò in taxi ad agosto dopo essere stata minacciata con una pistola al ventre. E. B., l’amica con cui Pamela si era messa in società creando un brand di bikini di lusso e che, nel marzo 2024, le aveva presentato il 52enne che l’avrebbe poi assassinata con 30 coltellate, ha confermato il quadro di angherie e vessazioni emerso dalle indagini, parlando senza mezzi termini di «rapporto tossico» in cui Soncin si comportava sistematicamente in modo violento.

Anche l’ex compagna ha descritto l’indole violenta e prevaricatrice di Soncin. La donna, che vive a Cervia e che ha avuto un figlio dall’imputato, ha fatto sapere di non avere più sue notizie da 5 anni e di averlo denunciato per maltrattamenti in famiglia nel 2011, anche se poi la vicenda era stata risolta per via extragiudiziaria. Martedì 21 ottobre saranno sentiti altri testimoni.

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