Poca neve, torna il rischio siccità: bacini irrigui sotto la media di oltre il 30%

Clima. Scarse precipitazioni e temperature elevate. Agricoltori e allevatori: «Ormai non possiamo più fare affidamento solo sul meteo, servono soluzioni tecnologiche e strutturali per evitare problemi in futuro». Pascoli a secco. Anche Uniacque sta studiando rimedi.

Piove poco e non nevica. E continua a far decisamente troppo caldo per essere inverno. Una situazione, quella attuale, che preoccupa gli agricoltori della Bergamasca per il prossimo futuro. Il rischio concreto è che la siccità torni anche in questo 2023 a colpire forte le attività che già nel 2022 hanno sofferto la mancanza di acqua. La criticità della situazione attuale è sottolineata bene da un’analisi di Coldiretti Bergamo su dati rilevati dall’Arpa al 25 dicembre 2022 per quanto riguarda il totale attuale delle riserve idriche (manto nevoso e invasi) rispetto alla media del periodo 2006-2020: per il bacino del Brembo hanno fatto segnare -33,6%, per il bacino del Serio -37%, mentre per il bacino dell’Oglio -45%.

«Dopo le difficoltà dello scorso anno – dichiara Alberto Brivio, presidente di Coldiretti Bergamo – che hanno messo in crisi le aziende agricole, si teme che anche nei prossimi mesi ci si trovi ad affrontare la scarsità delle risorse idriche. La situazione meteo finora non lascia ben sperare, le precipitazioni sono state molto contenute».

La pioggia e la neve, infatti, sono importanti per dissetare i campi e ripristinare le scorte idriche nei terreni, negli invasi, nei laghi, nei fiumi e nelle montagne. «I cambiamenti climatici – continua Brivio – sono ormai un dato di fatto ed è quindi importante proseguire velocemente nella realizzazione dei bacini di accumulo come stiamo chiedendo da tempo come Coldiretti, poiché solo in questo modo riusciremo a garantirci stabilmente in futuro le riserve idriche necessarie. Preoccupano anche le temperature insolitamente alte con le colture invernali che stanno crescendo troppo in fretta anziché essere a riposo. Il rischio è che nelle prossime settimane repentine ondate di gelo le danneggino, con pesanti effetti sui raccolti futuri».

«Le elevate temperature che si stanno protraendo in questo insolito anno sono sicuramente un problema da affrontare, ma quello che spaventa il mondo agricolo è la siccità – dichiara Renato Giavazzi, presidente di Confagricoltura Bergamo –. Il vero problema riguarda la scarsità di precipitazioni nevose. L’irrigazione, infatti, inizierà ad aprile-maggio e l’accumulo di neve in montagna, fondamentale per aumentare le riserve d’acqua dei bacini irrigui bergamaschi dei prossimi mesi, ad ora, non basterà a soddisfare le necessità dei campi. Se non aumentano, il rischio è di ritrovarci a combattere contro una stagione difficile come quella del 2022».

«Dove il clima non ci aiuta – spiega Giavazzi – dobbiamo trovare e incentivare nuove tecniche di irrigazione che garantiscano una minor dispersione d’acqua. Oltre alla creazione di pozzi irrigui all’interno delle aziende, auspichiamo che vengano presto inserite nel Psr nuove formule che consentano di meccanizzare e migliorare i sistemi irrigui come l’irrigazione a goccia».

Soluzioni a cui sta lavorando Uniacque, come spiega l’amministratore delegato Pierangelo Bertocchi: «Le piogge delle scorse settimane hanno in parte ripristinato le riserve idriche della provincia, necessarie a scongiurare il ripetersi nel breve periodo di situazioni di carenza – dichiara –. Oltre ad augurarci che il meteo faccia la sua parte, Uniacque si sta attivando con un pacchetto di proposte progettuali e tecniche per gestire eventuali nuove situazioni di deficit e mantenere le attuali riserve d’acqua, garantendo un’equilibrata gestione della risorsa». Non solo gli agricoltori, però, anche gli allevatori delle valli bergamasche sono preoccupati dalla situazione attuale. «La siccità – spiega Franco Locatelli, presidente dell’associazione manifestazioni agricole di Serina – ha causato la mancata produzione di foraggio nella scorsa stagione, che ha obbligato gli allevatori ad acquistare mais e fieno a prezzi altissimi causando pesanti contraccolpi ai bilanci aziendali, che sono andati a sommarsi al caro-bollette».

«Non nevica, non piove e non fa freddo – aggiunge Angelo Carrara, allevatore di Valpiana (Serina) –. E la poca neve caduta sugli alpeggi, che ora dovrebbero essere carichi di neve, è già quasi scomparsa. Questa primavera quindi, se non inizia a nevicare davvero, le sorgenti saranno già a secco. Siamo preoccupati, perché già lo scorso anno la siccità ha colpito duro: abbiamo meno fieno e i prezzi per comprarlo sono alle stelle». «Siamo preoccupati – conferma Angelo Tiraboschi, dell’azienda agricola Marieta di Tiraboschi Roberto di Zorzone (Oltre il Colle) – perché dovrebbe nevicare ora in montagna per avere le scorte di acqua per il 2023. Invece la neve non c’è, nemmeno sugli alpeggi. E le giornate calde non aiutano, anche oggi (ieri per chi legge, ndr) ci sono 12-13 gradi. E dopo la siccità del 2022 questa situazione preoccupa ancora di più: il rischio è che sia peggio dello scorso anno».

© RIPRODUZIONE RISERVATA