Potrebbero tornare le Circoscrizioni. La partita si gioca a Roma

LA RIFORMA. Emendamento al Decreto elezioni: se passa, i «parlamentini» dovranno essere ripristinati anche nei Comuni sopra i 100mila abitanti.

A volte ritornano. E così l’8 e il 9 giugno alle urne gli elettori potrebbero trovarsi tre schede da compilare. Oltre a quelle per Amministrative ed Europee, anche quella per le Circoscrizioni. A Roma, infatti, si lavora per reintrodurre i «parlamentini» di quartiere, aboliti nel 2008 ma mai scomparsi dal dibattito politico. Già nella scorsa legislatura il centrodestra si era fatto promotore di una loro riedizione, e ora sta cercando di accelerare l’iter per arrivare pronti per la prossima scadenza elettorale.

Le circoscrizioni potrebbero tornare

A garantire tempi più rapidi è un emendamento al Decreto elezioni, che lega appunto il ripristino del vecchio modello di decentramento all’Election day già proclamato per il weekend dell’8 e 9 giugno. Approderà al Senato tra martedì e mercoledì prossimi. Prima firmataria della proposta è la senatrice bergamasca Daisy Pirovano (Lega). Nel documento si abbassa il numero di popolazione dei Comuni (da 250mila a 100mila abitanti) per istituire le Circoscrizioni, fattore che permetterebbe appunto a Bergamo di rientrare nella riforma. Si prevede quindi che i Comuni «provvedano ad apportare le modifiche necessarie ai rispettivi statuti e regolamenti entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, e comunque in tempo utile per le prime elezioni successive alla medesima data di entrata in vigore». Dato che il decreto deve essere convertito in legge, con il placet delle due Camere, entro il 29 marzo (scadenza confermata dalla senatrice Pirovano), se la proposta passerà, Palafrizzoni dovrà essere «attrezzato» per la chiamata alle urne di giugno.

In Comune già al lavoro per preparare le «basi»

L’assessore alla Partecipazione Giacomo Angeloni assicura quindi di essere già al lavoro «perché i tempi stringono, e il nuovo Regolamento che reintroduce le Circoscrizioni andrà approvato con urgenza. Siamo sul filo di lana, c’è da correre se effettivamente le Circoscrizioni verranno reintrodotte da giugno». La «deadline» per approvare il Regolamento è infatti il 17 aprile, ultima data utile per convocare i Consigli comunali «ordinari».

Ad Anci è già stato chiesto di istituire un tavolo nazionale per supportare i Comuni e dare regole omogenee di gestione. Al momento infatti, fa presente Angeloni, non ci sono indicazioni sui «confini» delle nuove Circoscrizioni né sul numero di consiglieri circoscrizionali. Nell’ultimo «format» in città i parlamentini erano tre (erano già passati da 9 a 7 nel 1984) con 20 rappresentanti (e un presidente) ciascuno. «Bisognerà anche individuare le sedi, che nel frattempo sono state dismesse e ai Comuni andranno trasferite delle risorse per rimetterli in piedi, perché hanno dei costi», ricorda l’assessore.

Si tratta di un tema politico

Al di là dell’organizzazione, il tema è anche politico. In questi anni, infatti, Palafrizzoni ha puntato sulle Reti di quartiere, vero brand dell’amministrazione Gori. E anche nella primavera scorsa, quando è stato approvato il nuovo Statuto comunale, a nulla erano valse le richieste del centrodestra per reintrodurre un passaggio sulle Circoscrizioni. «Le Reti di quartiere sono una collaborazione civica, le Circoscrizioni sono una rappresentanza politica, hanno due funzioni diverse, e quindi potranno coesistere, hanno sempre lavorato insieme», rimarca l’assessore Angeloni. Che si dice comunque pronto a reintrodurre le Circoscrizioni, se lo stabilirà la legge. Scettico il sindaco Giorgio Gori: «Non credo che delle vecchie Circoscrizioni - ridotte a 3 per tutta la città nella loro ultima versione - i cittadini di Bergamo sentano particolarmente la mancanza». Gori ribadisce il valore del nuovo sistema: «Negli ultimi dieci anni si sono sviluppate forme di partecipazione molto più capillari e inclusive, come le nostre “Reti di quartiere”. Le vecchie Circoscrizioni riproducevano, in piccolo, i meccanismi elettorali e la dialettica tra i partiti, tra l’altro in una stagione in cui i bilanci comunali erano assai più ricchi di oggi. Rispetto a quelle, che finivano per comprendere ampie porzioni del territorio municipale, le “reti” hanno un chiaro riferimento alla vita di ogni quartiere della città, e consentono una partecipazione molto più ampia delle più diverse espressioni di cittadinanza attiva (oggi più di 300 soggetti vi prendono complessivamente parte)». Se il Parlamento, come sembra, dovesse varare la reintroduzione delle Circoscrizioni il sindaco uscente assicura comunque «che ci impegneremo per dare loro un ruolo e una funzione non burocratica, ma credo che l’esperienza delle “Reti di quartiere”, nella sua originalità, meriti comunque di essere coltivata e rafforzata anche in quel caso».

Le posizioni dei partiti

Anche a Roma le posizioni sono diverse. Per il senatore dem Antonio Misiani «l’abolizione delle Circoscrizioni sotto i 250mila abitanti è stato un errore. Detto questo, ora, forse sarebbe utile dare la facoltà, e non l’obbligo, ai Comuni tra i 100mila e i 250mila abitanti di ripristinarle». Anche perché, ricorda Misiani, «nel frattempo molti Comuni si sono organizzati, ad esempio a Bergamo con le Reti di quartiere, in altre città con i Consigli. Bisognerebbe lasciare a ogni città la scelta: mantenere le esperienze avviate o tornare alle Circoscrizioni». Le forze di maggioranza al governo, invece, tirano dritte verso l’obiettivo, anche se appunto il Dl elezioni è stato rimandato a martedì-mercoledì prossimi, compresa l’ammissibilità dell’emendamento. Anche il centrodestra a Palafrizzoni si è sempre schierato pro-Circoscrizioni.

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