«Settimana corta inutile con vecchi impianti e bus da riorganizzare» - Il sondaggio

Il caso. Pasquale Gandolfi (Provincia) interviene dopo la scelta del Vittorio Emanuele di organizzare le lezioni su 5 giorni: «Così risparmi vanificati». partecipa al sondaggio.

In teoria, un vantaggio c’è: un giorno in meno col riscaldamento accesso. Nella prassi concreta invece c’è un rischio: bruciare – letteralmente – quel gas che si risparmia. Addio alle polemiche sul Covid, l’anno scolastico si apre con la disfida della settimana corta: terminare le lezioni al venerdì, così da non usare energia al sabato? Il Vittorio Emanuele II, in città, è stato pioniere. Ma per la proposta su larga scala s’intravedono effetti controproducenti, quelli che sottolineano anche dalla Provincia (a Via Tasso fa capo l’istruzione superiore). E il tema è concreto: spegnendo i caloriferi al venerdì, con impianti vetusti ed edifici non coibentati, quando arriverà l’inverno si rischierà di doverli poi riaccendere qualche ora prima al lunedì mattina per compensare il calore «disperso» nel weekend (con il sabato a casa…), quindi con un risparmio in parte vanificato. Altro nodo non da poco, ci sarebbe da rivoluzionare il trasporto pubblico.

«Il tema è questo – sottolinea Pasquale Gandolfi, presidente della Provincia -: a inizio settimana si dovrebbero accendere molto prima gli impianti, e a massimo regime, per riportare le aule alla temperatura idonea. Questo non garantisce un risparmio tale da giustificare la scelta. Il Vittorio Emanuele ha preso la propria scelta in autonomia, come legittimo che sia, ma senza sentire gli enti istituzionali. Ci è stato comunicato a scelta avvenuta, la comunicazione è stata protocollata in Provincia oggi (ieri per chi legge, ndr) alle 11,45. L’altro tema è il trasporto pubblico: se tutte le scuole facessero così, si creerebbero dei problemi di un certo rilievo considerando che gli orari delle corse sono già stati programmati. Mi auguro sia una scelta isolata: nessuno dice che le scuole non possono farlo, ma è opportuno avere un confronto preventivo. Appena ho ricevuto la comunicazione, ho contattato il dirigente provinciale Cubelli per sottolineare questa esigenza. Tra l’altro sono in corso riflessioni anche con altre Province lombarde, per mettere in atto strategie adeguate e coerenti. Questo è un precedente che può mettere in seria difficoltà il trasporto pubblico. Se si è scelta la settimana corta, la si giustifichi in altro modo: anche perché eventualmente, andando a scuola un giorno in meno, la Provincia potrebbe ridurre di un sesto il contributo che eroga alla scuola per l’energia elettrica».

Il Vittorio Emanuele, come indicato anche nella circolare inviata a famiglie e studenti il 5 settembre, aveva deciso la rimodulazione dei giorni di lezione con una delibera del Consiglio d’istituto il 3 settembre, tenendo conto del parere del Collegio docenti del giorno precedente: «Siamo consapevoli che questo cambiamento tardivo e forse inaspettato comporterà ad ognuno un impegno riorganizzativo della quotidianità, ma questa decisione ha messo in secondo piano le priorità personali a favore del bene della collettività», si legge nella circolare. Patrizia Giaveri, dirigente dell’istituto, ha specificato «che non ci saranno riduzioni nelle ore di didattica». «Sono state fatte tutte le opportune valutazioni – aggiunge la preside – prima di prendere questa decisione».

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Fattibilità e ostacoli

Ma è fattibile, in concreto, la settimana corta su larga scala? E quanto si potrebbe risparmiare? Il nodo rimane quello del riscaldamento. Via Tasso ha stimato di spendere, nell’intero 2022, circa 6,2 milioni di euro per il riscaldamento delle 48 scuole superiori; vuol dire una media di circa 130mila euro per istituto. Un giorno di lezioni in meno porterebbe un risparmio teorico di circa 20mila euro per ciascuna scuola. Ma il risparmio, appunto, è innanzitutto teorico, e quello reale potrebbe essere inferiore: perché occorre fare i conti col fatto che al lunedì – se gli impianti non sono performanti e se l’edificio disperde calore – bisognerebbe probabilmente accendere i caloriferi prima del solito (e magari negli altri giorni di lezione tenerli accesi leggermente più a lungo). Qual è il parere di chi è nel settore? «Il vantaggio c’è se l’edificio è ben isolato, se gli impianti sono efficienti – ragiona l’ingegnere Gabriele Ghilardi, presidente di Ing Srl ed esperto di energia -. Altrimenti, spegnendo il venerdì a mezzogiorno, il lunedì occorre accendere qualche ore prima: il vantaggio allora diventa marginale». Da Elmet, società del gruppo Costim e leader nei servizi d’impiantistica, ottimizzazione ed efficientamento energetico, spiegano che su edifici non performanti l’effetto-risparmio sarebbe contenuto: una grossa differenza la fa l’«involucro», la capacità di evitare la dispersione; tra i problemi dell’edilizia pubblica (e scolastica), rilevano, c’è la mancanza di sistemi dedicati alla gestione delle temperature, con regolazioni automatiche della temperatura interna in funzione di quella esterna.

Il risparmio elettrico

Più concreto, tornando alle scuole, sarebbe il risparmio sull’elettricità: la stima, infatti, è che si possano risparmiare, a seconda della grandezza delle scuole, circa 5-10mila euro l’anno per ciascun istituto. Subentrano però altri nodi di fattibilità. Sul fronte della didattica, la strada è percorribile soprattutto sui licei o comunque per quegli indirizzi fino a 30 ore settimanali; nei tecnici che invece arrivano anche a 35 ore settimanali, e che magari hanno un bacino d’utenza dall’intera provincia, scendendo a 5 giornate di lezione (anziché sei) il carico quotidiano aumenterebbe e diventerebbe pesante, anche in funzione del rientro a casa. E qui s’innesta l’altro tema, quello dei trasporti pubblici: la pianificazione per l’anno scolastico appena iniziato è stata fatta nei mesi scorsi sulla base di orari già definiti, e il cambiamento in corsa scombussolerebbe l’orario delle corse dei pullman.

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