Supplenti, in 346 rifiutano la cattedra: «A Bergamo affitti troppo cari»

SCUOLA. I sindacati: «Stipendi bassi, in particolare per incarichi che prevedono solo spezzoni di orario». La proposta: tavolo con Aler, Ufficio scolastico e Comuni.

Prezzi dell’affitto per una casa o una stanza così alti, da spingere i docenti supplenti a rinunciare alla nomina per una cattedra a scuola, specialmente se consistente solo in uno spezzone di orario, che comporta un o stipendio ridotto. È l’emergenza segnalata dai sindacati scolastici bergamaschi, che hanno riscontrato numerose rinunce alle nomine assegnate agli aspiranti docenti tramite Gps (Graduatorie provinciali delle supplenze). In totale sono state 346 le rinunce, spalmate su ogni e grado (255 dopo il primo bollettino di nomina, 63 dopo il secondo bollettino e 28 dopo il terzo). Dietro le rinunce ci possono essere diverse motivazioni personali, certo, ma, così come sostengono i sindacati, tra le cause del rifiuto pesa in molti casi – per i tenti docenti che vengono da fuori – il caro affitti in Bergamasca, specialmente se l’incarico assegnato non prevede una cattedra a orario pieno.

La tendenza in città

Bergamo, infatti, è l’11esima città più cara d’Italia in cui affittare una stanza: in città, per una singola, si spendono in media 446 euro al mese, come certificato dall’ultimo rapporto di Immobiliare.it Insights. Il calcolo è presto fatto se si considera che un docente precario alle superiori con la nomina per uno «spezzone» di 7 ore guadagna più o meno 500 euro al mese, e con 10 ore alle medie lo stipendio non arriva ai 900. Un tema che non riguarda solo Bergamo ovviamente, ma che sta risuonando anzi anche in altre città d’Italia, specie quelle nella top ten dei capoluoghi più cari per l’affitto, come Milano, Padova e Firenze. Tanto è vero che per arginare le rinunce, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha annunciato l’inclusione del personale scolastico nel Piano Casa Italia, un programma da 660 milioni di euro destinato a recuperare alloggi pubblici e calmierare i canoni nelle aree metropolitane ad alta tensione abitativa. L’intervento, maturato in accordo con il dicastero delle Infrastrutture, prevede una prima tranche di 100 milioni per progetti pilota e un incremento progressivo fino a 230 milioni tra il 2027 e il 2030. L’architettura finanziaria combina fondi europei e capitali privati nell’ambito del social housing, mirando a contratti di locazione a canoni sotto il mercato e a norme edilizie semplificate per velocizzare i lavori.

L’allarme dei sindacati

L’allarme in Bergamasca arriva dalla Uil Scuola, che sta predisponendo un’assemblea proprio su questo tema coinvolgendo Aler, Ufficio scolastico e i Comuni del territorio, tra cui il capoluogo. Il modello a cui ci si vuole rifare è quello attuato a Castelfranco Veneto, dove Comune, Aler e Ufficio scolastico regionale hanno avviato la concessione di appartamenti ristrutturati a docenti e collaboratori scolastici fuori sede con contratti fino a due anni rinnovabili e canoni modulati sulla metratura. «La provincia di Bergamo a febbraio 2025 contava la presenza di un docente precario su quattro e oltre il 30% di docenti di sostegno precari - dice il coordinatore confederale territoriale Uil Bergamo, Pasquale Papaianni -. La questione abitativa anche nella nostra Regione merita l’avvio di una fase di studio per l’attuazione di specifiche iniziative territoriali anche sperimentali e riteniamo che la Bergamasca abbia tutte le carte in regola per tentare di dare avvio ad una sperimentazione».

Sulla stessa linea è anche la Cisl Scuola. «Il problema del caro-affitti per i docenti precari, soprattutto per coloro che arrivano dal Sud con una nomina annuale o, ancor più, con uno spezzone, è purtroppo una realtà che anche a Bergamo riscontriamo quotidianamente - sottolinea Paola Manzullo, segretaria generale della Cisl scuola –. Molti insegnanti sono costretti a rinunciare a un incarico perché non riescono a sostenere le spese di alloggio in un territorio dove il mercato immobiliare è tra i più onerosi della Lombardia. Servono misure strutturali, che vadano dalla possibilità di alloggi convenzionati a forme di sostegno economico mirato, così che insegnare a Bergamo, o in altre città del Nord, non diventi un lusso, ma resti una scelta di lavoro possibile e dignitosa».

Un problema riscontrato anche dalla Cgil di Bergamo. «Affrontare il tema del “piano casa” è importante, ma risulta controproducente se si investono risorse unicamente in favore di chi già possiede un patrimonio. La priorità deve essere un aumento strutturale degli stipendi», è il pensiero di Fabio Cubito, segretario della Fl Cgil Bergamo.

Il piano del Comune

Sul tema, alla luce dell’attenzione del Comune di Bergamo su politiche di sostegno abitativo specialmente destinate ai giovani, è intervenuta anche l’assessore alle Politiche abitative, Claudia Lenzini: «Il tema sollevato dai sindacati è molto importante e riguarda diverse categorie di lavoratori. Stiamo valutando con gli uffici, anche in base al regolamento da poco aggiornato, le nostre possibilità di azione. Il Piano Casa al momento non è molto definito. Le azioni possono essere moltissime, bisogna però mettere risorse e pianificare. Anche in Europa dovrebbero esserci Fondi di coesione destinati all’abitare».

La situazione delle cattedre

Intanto, dopo le rinunce, i posti vacanti sono stati in parte coperti dallo scorrere della graduatoria e delle nomine, ma non tutti. Diverse scuole hanno infatti ancora cattedre senza docenti, così alcuni istituti hanno già iniziato a ricorrere alle graduatorie di istituto (una sorta di «chiamata» a cui deve provvedere la singola scuola) per le supplenze brevi o agli interpelli, in caso di graduatorie esaurite come in matematica e fisica o nel sostegno nelle scuole primarie.

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