Taxi, misura ad hoc per il caso Bergamo: «20% in più di licenze»

IL CHIARIMENTO. Il decreto prevedeva la possibilità di aumentarle per i comuni sede di aeroporto, quindi formalmente per Orio. In arrivo circolare del ministero.

Più taxi anche per Bergamo? Sì. Il nodo interpretativo attorno al testo definitivo del decreto Asset – il provvedimento approvato definitivamente giovedì dalla Camera, che prevede per alcuni grandi comuni la possibilità di aumentare fino al 20% il numero delle licenze – pare essersi risolto a favore di Bergamo. Passo indietro: il testo del decreto dava questa possibilità ai comuni capoluogo di regione, alle città metropolitane e ai «comuni sede di aeroporto internazionale», ma Bergamo appunto – almeno formalmente – non è la sede dell’aeroporto di Orio al Serio e pareva essere esclusa dalla misura. Proprio per risolvere questo caso particolare, è invece pronta una circolare interpretativa: anche Bergamo potrà aumentare fino al 20% il numero delle licenze dei taxi. Attualmente sono 41, se ne potrebbero aggiungere dunque altre 8.

Il chiarimento

Il chiarimento giunge dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, i cui uffici hanno interloquito col ministero delle Imprese e del made in Italy: «Stiamo già predisponendo una circolare interpretativa per chiarire che i Comuni di Bergamo, Verona e Taranto, in quanto associati nella denominazione dell’aeroporto, potranno bandire concorsi straordinari sui taxi», fanno sapere dallo staff di Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. La questione «geografica» accomuna infatti anche altri scali, come appunto Verona (il «Catullo» sorge tra Villafranca di Verona e Sommacampagna) e Taranto (che a sede a Grottaglie). Per Stefano Zenoni, assessore alla Mobilità del Comune di Bergamo, l’interpretazione estensiva del decreto è una «ottima notizia». Con una precisazione: «Il 20% è però poco, visto che vale otto licenze: ne avevamo chieste 40. Ma piuttosto che niente, è meglio piuttosto. Proprio giovedì (all’atto dell’approvazione del decreto, ndr) avevamo sollecitato chiarimenti», ricorda Zenoni. Chiarimenti che stanno formalmente per arrivare e che tengono vivo il dibattito su un tema di attualità anche a Bergamo, pur senza il caos registrato nelle grandi metropoli. È appunto l’aeroporto di Orio la zona più calda per le richieste, per collegamento col capoluogo ma anche per il raccordo con Milano.

«Anche noi vorremmo chiedere un raddoppio – spiega Alessandro Colletta, sindaco di Orio al Serio –. Attualmente abbiamo cinque licenze e vorremmo arrivare a 10, anche se con un aeroporto che viaggia verso i 16 milioni di passeggeri annui resta un numero insufficiente». Alle radici c’è una programmazione ormai vecchia, anacronistica a fronte del bacino del «Caravaggio» in costante espansione: «Il numero delle licenze è legato a quella che era la dimensione dell’aeroporto trent’anni fa – rimarca Colletta –. Bisogna invece aggiornare la questione alla situazione attuale e fare ragionamenti di bacino anche per le licenze dei taxi, con numeri ad hoc. Tra l’altro l’area della città, considerando città e hinterland, vale 200-300mila persone». In attesa di ricevere nero su bianco la circolare interpretativa sui casi particolari del decreto Asset, Colletta segnalava comunque una possibile chiave di lettura «in punto di diritto»: «Una piccolissima parte del sedime aeroportuale, questione di pochi metri, ricade comunque nel territorio del comune di Bergamo – segnala il sindaco di Orio –. Anche questa potrebbe essere una chiave interpretativa. L’aeroporto, oltre a Orio, tocca infatti anche il territorio di Grassobbio e Seriate».

Partendo dalle 41 licenze attuali, il decreto consentirebbe appunto al Comune di Bergamo di bandire otto nuove licenze. Un numero che però Palazzo Frizzoni ritiene insufficiente, come detto a più riprese: già lo scorso novembre, quasi un anno fa (e in vista del 2023 da Capitale italiana della cultura, con relativo aumento dei flussi turistici), il Comune aveva richiesto alla Regione – che ha voce in capitolo – di poter emettere 40 nuove licenze, praticamente raddoppiando la platea attuale. Su questa richiesta però non sono giunti riscontri, al momento: «Siamo sempre in attesa», conferma Zenoni. Dall’assessorato regionale ai Trasporti, interpellato ieri sulla questione, non sono arrivati aggiornamenti. Sempre ieri abbiamo chiesto un commento al Consorzio taxisti bergamaschi, senza risposta.

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