Telemedicina, in arrivo la piattaforma unica. «I servizi entro l’anno»

SANITÀ. La Lombardia «pilota» in Italia: assegnato il bando per il software. Rocca: sistema omogeneo per tutti. Marinoni: potenzialità interessanti

L’acceleratore è stato il Covid. Un po’ «pionieristica», forzata dalla pandemia e dalla necessità di coniugare l’inedito equilibrio tra distanziamento e continuità di cura, la telemedicina è esperienza quotidiana ormai da diversi anni. Ma è entro la fine del 2024 – e poi soprattutto dal 2025 – che dovrà arrivare la vera svolta su quell’insieme di servizi per garantire anche a distanza la relazione col medico attraverso «modelli» come la televisita (visita tra medico e paziente, con sistemi di videoconferenza), il teleconsulto (tra due medici che lavorano su un caso), la teleassistenza (la possibilità di dare supporto al paziente a distanza) e il telemonitoraggio (il controllo in tempo reale, da remoto, dei parametri del paziente).

La Lombardia fa da «pilota» in Italia, perché nell’ambito del Pnrr è stata individuata come Regione capofila per tutta Italia per la progettazione e l’affidamento dell’«Infrastruttura regionale di telemedicina», la piattaforma che appunto renderà omogenei i diversi servizi già in funzione nelle diverse realtà sanitarie (mentre la Puglia si occuperà della parte «hardware»).

Il bando per lo sviluppo del software (importo di 340 milioni di euro, Iva inclusa) è stato pubblicato da Aria (l’azienda informatica della Regione Lombardia) lo scorso 22 giugno, ed entro la deadline di settembre erano arrivate sette proposte progettuali. Gli ultimi sviluppi sono recentissimi: il 27 dicembre la Commissione tecnica ha formalizzato l’aggiudicazione provvisoria della commessa a tre raggruppamenti temporanei d’impresa (Engineering Ingegneria Informatica spa, Consorzio Reply Pubblic Sector e Gpi spa), ora sono in corso le attività di verifica e controllo amministrativo. A breve, l’ultimo step: l’aggiudicazione definitiva e la stipula dei contratti è prevista per la primavera, e il cronoprogramma della Regione indica che i primi «nuovi» servizi di telemedicina possano essere presumibilmente disponibili entro la fine del 2024, per poi essere diffusi progressivamente su tutto il territorio nazionale nel corso del 2025.

Cosa cambierà

Sarà sostanzialmente un passo in avanti, per tutto il sistema sanitario. «Attualmente – spiega Patrizia Rocca, responsabile della Telemedicina dell’Asst Bergamo Est e in distacco funzionale alla Regione Lombardia nell’Unità organizzativa Sistemi informativi e Sanità digitale, cui fa capo lo sviluppo della telemedicina – ci sono tante esperienze di telemedicina con strumenti verticali, cioè ogni azienda ha un suo modello. La volontà è creare un sistema che vada a integrare le piattaforme che già funzionano, rendendo il tutto omogeneo».

In concreto: far sì, ad esempio, che medici di ospedali diversi lavorino con una piattaforma comune, e che allo stesso tempo un paziente pur cambiando ospedale continui a interfacciarsi alla stessa maniera.

Non ci sarà un momento di on-off, cioè uno stop e una ripartenza – precisa Patrizia Rocca –, ma sarà un passaggio graduale».

Per chi frequenta l’ospedale, il termine telemedicina sta diventando familiare. Ma per molti è qualcosa di inedito o sconosciuto: «La telemedicina permette di cambiare il modo in cui si eroga la cura – rimarca Rocca –. Vuol dire rendere più agile la cura e il rapporto col professionista. È un insieme di tecnologie che consentono la visita e il consulto a distanza, ma anche la possibilità di monitorare il paziente da remoto, direttamente al domicilio, e al tempo stesso può rafforzare la rete tra ospedale e medicina di territorio. Tutto questo, naturalmente, non vuol dire superare la tradizionale prestazione faccia a faccia, che resta fondamentale».

Fare rete

Appunto, la telemedicina non riguarda (e non riguarderà) solo gli ospedali. «La nuova piattaforma – riflette Antonio Fumagalli, direttore dei Sistemi informatici Ict dell’Asst Papa Giovanni – sarà condivisa tra le Asst, i medici di medicina generale, le farmacie, tutti gli attori del sistema sanitario, e sarà importante per dare uniformità sul territorio».

Al «Papa Giovanni», ricorda Fumagalli, «i primi servizi di teleconsulto e teleassistenza sono stati adottati a marzo 2020, allestendo un sistema tutto nuovo in pochissimi giorni, ma utilizzato ancora oggi, sia in ospedale sia per i servizi sul territorio. L’obiettivo è lavorare anche su scala più ampia, ad esempio provinciale: la telemedicina è il basamento di tantissime nuove opportunità, e le potenzialità dell’informatica possono rafforzare i servizi della sanità».

«La telemedicina ha sicuramente delle potenzialità interessanti – riflette Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo –, ma è anche vero che va messa realmente a regime. Può creare più vicinanza tra il paziente e il medico, rendendo più agile il rapporto, ma occorre osservare alcuni paletti fondamentali: non si tratta di semplici videochiamate, e soprattutto non deve sostituire la reale relazione tra medico e paziente. Per esempio – conclude il presidente dell’Ordine – la normativa è chiara nel sancire che la televisita non può mai essere utilizzata per una prima visita, ma solo per i controlli».

«Di esperienze interessanti sul territorio ce ne sono diverse, per esempio il telemonitoraggio dello scompenso cardiaco attivato dall’Asst Bergamo Est – aggiunge Ivan Carrara, segretario provinciale della Fimmg, sindacato dei medici di medicina generale -. Il passaggio più importante resta la selezione del paziente, cioè i corretti criteri con cui vengono scelte le persone che possono beneficiare di questi servizi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA