Torna il voto in condotta, presidi cauti sulla riforma

SCUOLA. Il ministro Valditara prepara un giro di vite: senza il 6 si può essere bocciati, attività per «riparare» i danni. I dirigenti: «Difficile da applicare». Leggi l’approfondimento su L’Eco di Bergamo in edicola sabato 23 settembre.

C’è chi attende una comunicazione ufficiale dal ministero, che spieghi i contenuti del disegno di legge, chi si astiene dal fare commenti perché troppo preso dalle incombenze di inizio d’anno scolastico e chi esprime qualche perplessità. I presidi bergamaschi riservano un’accoglienza tiepida alle nuove norme annunciate dal ministro Giuseppe Valditara sulla valutazione del comportamento degli studenti. Con le principali novità che riguardano il voto in condotta e la sospensione.

La riforma

Il disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri - e in attesa del via libera dal Parlamento - prevede un giro di vite per gli alunni indisciplinati, che dovrebbe entrare in vigore dal prossimo anno scolastico. Sin dalle scuole medie torna il voto in condotta, abolito nel 2017. Sarà espresso in decimi e peserà sui crediti per l’ammissione all’esame di terza media o di Maturità. Se lo studente otterrà un voto in condotta inferiore al 6, potrà essere bocciato o non ammesso all’esame di Stato alla fine del percorso di studi. Con la riforma, si stabilisce che l’assegnazione del 5, e la conseguente bocciatura, potrà avvenire anche a fronte di comportamenti che siano gravi e reiterate violazioni del Regolamento d’Istituto e non solo esclusivamente in presenza di gravi atti di violenza o di commissione di reati, come avviene ora. Nella scuola superiore il 6 in condotta determinerà un debito scolastico, nella materia di Educazione civica, che dovrà essere recuperato a settembre con una verifica sui temi della cittadinanza attiva e solidale. Soltanto chi prenderà 9 o 10 in condotta avrà diritto al massimo dei crediti che fanno media nel voto finale per la Maturità.

Altra novità riguarda la sospensione, che non andrà più intesa come allontanamento dalla scuola: lo studente sospeso sarà coinvolto in attività scolastiche, di riflessione e di approfondimento sulle conseguenze dei comportamenti che hanno causato il provvedimento disciplinare. Un percorso che si concluderà con la produzione di un elaborato su quanto è stato appreso. Se poi la sospensione supera i due giorni, lo studente dovrà svolgere attività di cittadinanza solidale nelle strutture convenzionate.

«Con la riforma del voto di condotta e della sospensione riportiamo la cultura del rispetto nelle scuole, e rafforziamo l’autorevolezza dei docenti», ha dichiarato la premier Giorgia Meloni. Per il ministro Valditara, «la riforma responsabilizza i ragazzi e restituisce autorevolezza ai docenti. Vogliamo costruire una scuola che sia capace di affermare la cultura del rispetto».

I pareri dei dirigenti

«Mi sembra si torni al passato, invece di fare un vero salto verso il cambiamento» sostiene la preside dell’istituto Natta e reggente del liceo Secco Suardo, Maria Amodeo. «Mi limito a commentare i comunicati stampa del ministero, non ho ancora visto i regolamenti» precisa la dirigente scolastica. Ma qualche punto da chiarire c’è, lascia intendere la professoressa. Ad esempio «le scuole dovranno decidere cosa si intende per sospensione in educazione civica, una materia solo orale che viene seguita un’ora alla settimana. In cosa dovrebbe consistere la prova di competenza? Non può trattarsi di un compitino scritto oppure orale ma deve essere qualcosa di più complesso, che dimostri che il ragazzo ha imparato ad autoregolarsi».

Altra questione da chiarire, la conversione della sospensione in attività scolastiche. «È già prevista – nota la preside Amodeo –. Io non sospendo più studenti da una vita, preferisco che i ragazzi si dedichino ad attività di supporto alla comunità scolastica. Se hanno danneggiato o imbrattato un’aula si impegneranno a ridipingerla, oppure si dedicheranno alla sistemazione di spazi comuni o delle aree verdi della scuola. Questo è già previsto nello Statuto degli studenti e delle studentesse e nei regolamenti delle singole scuole. Così come sono previsti, sulla base di protocolli d’intesa siglati con realtà esterne alla scuola, percorsi di formazione per i ragazzi, ad esempio, nel nostro caso, attività di volontariato a sostegno di bambini disabili».

Aspetta una comunicazione formale dal Mim («Vediamo in concreto di cosa si tratta») prima di dare un giudizio, il dirigente scolastico del liceo Classico Sarpi, Claudio Ghilardi, vicepresidente provinciale dell’Associazione nazionale presidi. «Mi chiedo però, stando alle anticipazioni lette sui giornali, come andrebbe valutato il voto in educazione civica che già viene dato agli studenti, che valore avrebbe e come verrebbe considerato nel caso di un sei in condotta? Ho la sensazione che al primo ricorso salterebbe tutto l’impianto. Staremo a vedere, certo qualche incongruenza c’è».

Va oltre voti e giudizi, il preside del Paleocapa Imerio Chiappa, sottolineando che «educazione e rispetto della legalità sono principi che i ragazzi devono imparare sin da piccoli, in famiglia e nella società. Va considerato il contesto globale e bisogna lavorare tutti insieme. Va bene mettere paletti ma il problema è culturale – sottolinea il preside –. Il rispetto della persona, della società, dell’ambiente in cui vivi va imparato e coltivato sin da quando sei bambino». La scuola, certo, ha un compito educativo, ma non sono le restrizioni a dare risultati duraturi. «Più importante del voto sono le azioni, i ragazzi devono capire di essere in un ambiente di tipo educativo quando stanno a scuola. Bisogna agire nelle relazioni con loro, tra pari, con la famiglia, un lavoro che va oltre la mera valutazione del comportamento».

Cautela anche da parte dei presidi degli istituti comprensivi. «La tempistica è vaga, non è giusto al momento creare aspettative o allarmismi – dice la dirigente scolastica dell’Ic Camozzi, Barbara Mazzoleni –. È presto per esprimerci, nella scuola siamo abituati a vedere cambiare gli scenari da un giorno con l’altro. Quel che posso dire è che, indipendentemente da voto o giudizio, a noi sta a cuore la crescita formativa dei ragazzi nel suo complesso, il tema è sempre al centro dei nostri sforzi, al di là delle forme e degli strumenti decisi dai vari governi».

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