Sanremo, la seconda serata è emozione. L’elogio alla vita di Giovanni Allevi

IL COMMENTO. Una serata all’insegna dell’emozione, il momento che resterà nei cuori di tutti: il ritorno coraggioso di Giovanni Allevi a due anni dalla scoperta del mieloma. Un passaggio talmente sincero e profondo che ha messo in secondo piano tutto il resto, compresa la gag forse più imbarazzante del festival quella con John Travolta.

Non c’è dubbio sulla parola più pronunciata nell’edizione numero 74 del Festival di Sanremo: emozione. L’emozione sta nei cantanti abbagliati dai riflettori che ondeggiano sulla «stellina» in centro palco, a favore di telecamere. L’emozione sta nelle parole dei testi, che scivolano sulle onde del ritmo ed entrano in testa, scatenando sentimenti e ricordi. L’emozione si accende nei messaggi alla platea nazionale, ritagliati tra le esibizioni, brani di vita che danno voce al mondo oltre la confezione spettacolare.

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E nella seconda serata l’emozione si è riaccesa forte per un incontro speciale: Giovanni Allevi, da tempo lontano dalle scene a causa di una grave malattia, ha ritrovato la sua voce in

«Il suo elogio alla vita è un’autentica opera d’arte e pensiero»

pubblico. Un momento di rara intensità sul palco dell’Ariston, perché il suo elogio alla vita, meditato e sincero, è stata una autentica opera di pensiero e arte. Nel suo intervento Allevi ha incluso la confessione del dolore insopportabile e la paura della fragilità che assale all’improvviso, il crollo. E poi la scoperta delle relazioni che contano davvero: la qualità, non la quantità. I doni come la gratitudine verso il Creato che ci accoglie e l’apprezzamento verso chi si occupa degli altri, con le cure e gli studi. La voce di Allevi si è fatta musica quando le sue mani hanno incontrato i

tasti del pianoforte, un amico ritrovato dopo una separazione traumatica: ne è scaturito un brano che ha abbracciato la platea con la gentilezza di una presenza sottile, un battito d’ali capace di trasmettere il tepore tenace di un esistenza ferita che non si arrende.

La musica è empatia: l’emozione nasce da sé quando le sue frequenze incontrano i nostri stati d’animo. Amadeus lo sa bene. Se la serata di martedì ha vinto la sfida degli ascolti puntando sulle canzoni, nella seconda giornata di Festival doveva mettere al centro la vita che pulsa attraverso la musica. La testimonianza di Allevi è andata ben oltre le mire percentuali del Festival, è stata un colpo al cuore. Per dirla in sanremese.

Certo c’è stato anche altro: la disinvoltura brillante di Giorgia nelle vesti di conduttrice, gli scambi cortesi, se non affettuosi, tra concorrenti (vedi gli auguri dei Negramaro a Clara), la gag poco felice di Fiorello con John Travolta. E ovviamente la classifica provvisoria con la cinquina: Geolier, Irama, Annalisa, Berté, Mahmood .

Un messaggio accorato di chi ha perso tutto, ma non la speranza, sapendo che siamo unici, irripetibili e, a nostro modo, infiniti.

Sanremo però mercoledì ha regalato un piccolo gioiello – proprio come il diamante citato nella canzone della giovane Clara – nel monologo di Allevi: un messaggio accorato di chi ha perso tutto, ma non la speranza, sapendo che siamo unici, irripetibili e, a nostro modo, infiniti.

Dei tanti doni che la vita ci riserva, uno inatteso ci è stato offerto mercoledì dal Festival. Possiamo rispondere solo così: caro Giovanni, ne faremo tesoro.

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