
Il piacere di leggere / Bergamo Città
Lunedì 25 Agosto 2025
Tricotillomania, un disturbo che rivela le ferite nascoste
IN LIBRERIA. Tricotillomania: un disturbo compulsivo, l’«urgenza» di tirarsi/strapparsi i capelli, sino a causare zone calve nel cuoio capelluto: dei «buchi». «Il buco» (Sellerio, pagine 213, euro 16) è l’ultimo libro di Gessica Franco Carlevero, capace di costruire, attorno a questo disturbo, una narrazione non meno coinvolgente di un giallo.
Un’epica rovesciata e antieroica, in un certo senso picaresca, tra disavventure, ironia, realismo disincantato e, insieme, puro. Un anti-bildungsroman, un romanzo di poca o nulla formazione: il racconto antieroico e la formazione per modo di dire di una generazione a cavallo tra X e millennials. Irma, la protagonista, è nata (come la scrittrice) nel 1980. L’adultità, nel suo sguardo vero e dissacrante posato sui genitori, è «la recita degli adulti». Padre e madre sono l’irrisione vivente di una rassicurante credibilità valoriale, o, anche solo, della cosiddetta solidità borghese.
Lui, pur capace di gesti di tenerezza, abbandona la famiglia perché inseguito dai debiti. Per ripagarli, ha provato a giocare, ha fatto fallimento e ha perso anche la casa. Lei, che per molte cose sembra meno adulta e consapevole della figlia, si mette con un ragazzo più giovane, a cui dedica tutte le sue attenzioni e capacità di attaccamento. Irma racconta tutto questo con una naturalezza, un’assenza di giudizio, un tono diretto e colloquiale, che sono una delle cifre più notevoli del romanzo.
Il romanzo di una generazione, ma anche di un’epoca, tra rapimento di Augusto De Megni e «Lasciatemi cantare» di Toto Cutugno
Da queste basi, che soffra di tricotillomania è il minimo. Il fluviale divertissement lessicografico, a proposito, il furioso elenco delle infinite, insensate, assurde manie-paure che possono affliggere l’essere umano, dall’ailurofobia alla catisofobia, dalla deipnofobia alla venustrafobia, dalla dacnomania alla dromomania, vale, da solo, il costo del libro. Tra una «tirata» e l’altra, sempre provando a guarire, Irma è costretta a diventare anagraficamente adulta (è la scuola a segnare «il giro del tempo»). Si laurea in filosofia con 110 e lode, non vuole fare l’insegnante, e il suo primo lavoro consiste nel proporre da un bancone, indossando un vestito con ananas e banane, frullati ai passanti per la «Frullilandia» srl (altra pagina di travolgenti virtuosismo e ironia). Non supererà le due settimane di prova, perché non abbastanza «spumeggiante e monella». Il romanzo di una generazione, ma anche di un’epoca, tra rapimento di Augusto De Megni e «Lasciatemi cantare» di Toto Cutugno.
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