È morto Luigi Cattaneo: a Sotto il Monte ha vestito i sogni delle spose

IL LUTTO. Se n’è andato il padre degli abiti da sposa, quello che ha vestito centinaia di migliaia di donne pronte per andare all’altare. Luigi Cattaneo, il fondatore di Clara Couture, si è spento domenica sera per cause naturali all’età di 91 anni nella sua abitazione.

Si era ritirato dall’attività nel 2007 lasciando l’azienda di Sotto il Monte nelle mani dei figli Clara, Lori e Sandro. Imprenditore lungimirante e innovatore, tra i primi a proporre abiti da sposa moderni sul mercato nazionale, Cattaneo era originario di Milano, ma era cresciuto a Carvico. Dopo aver frequentato le scuole medie a Merate, si era diplomato in ragioneria a Piacenza, contando sull’appoggio delle zie materne che abitavano nella zona. Nel suo futuro, però, nessuna banca, ma il mondo della moda a cui si è affacciato da subito: prima lavorando nel negozio di abbigliamento Tadini in piazza a Pontida, di proprietà di una zia paterna, e poi, poco più che ventenne, dirigendo un negozio di abbigliamento a Bologna, dove conosce anche la moglie Franca, sposata nel 1958 e compagna di vita. Un imprenditore che si è fatto da solo, partendo dal nulla.

Il percorso imprenditoriale

Nel 1963, si trasferisce a Sesto San Giovanni e con una cugina apre il negozio di abbigliamento «Miki», iniziando la sua vita da imprenditore, capace di conciliare il lavoro con la famiglia, che si è allargata con la nascita di Sandro, Clara e Lori.

Nel 1965 l’apertura di «Clara»

Nello stesso anno, Cattaneo eredita dal padre alcune proprietà a Carvico dove, due anni dopo, nel 1965, apre «Clara»: un nome legato a quello della figlia, ma che ben legava con gli abiti da sposa. All’epoca in Italia c’erano solo altre 3 attività simili. Accanto sempre Franca, imprenditore vero, brillante e di successo lui, ma la sua spalla è lei. Nel ’75 avvia la produzione all’ingrosso a Sotto il Monte, in via Bedesco, dove nel ’97 trasferisce anche la vendita al dettaglio e dove tuttora si trova l’azienda. Nel mezzo anni, quelli Ottanta, che segnano la fortuna di Clara, che apre anche all’Europa e al mondo e con spose che arrivano da tutta la Lombardia e anche oltre i confini regionali e nazionali.

La produzione sfiora i 20.000 abiti l’anno. Merito, anche, dell’ambiente confortevole e familiare che crea sul lavoro, capace di valorizzare ogni singolo collaboratore. Curioso, con una ricca cultura alle spalle, data anche dal suo amore per lettura, storia e viaggi, inseguiva l’innovazione, come quando ha lanciato la produzione degli abiti da sposa in serie. Con i suoi vestiti ha creato lavoro per la comunità locale, a cui ha sempre dato tanto, spesso senza volere che si sapesse. Insieme ad altri imprenditori locali aveva creato il Carvico calcio portandolo a buoni livelli.

Curioso, con una ricca cultura alle spalle, data anche dal suo amore per lettura, storia e viaggi, inseguiva l’innovazione, come quando ha lanciato la produzione degli abiti da sposa in serie

La sua azienda ha anche sponsorizzato il ciclismo femminile negli anni d’oro delle campionesse olimpiche Roberta Bonanomi e Imelda Chiappa di Sotto il Monte e negli anni della Beatificazione di Papa Giovanni XXIII aveva sponsorizzato numerose attività. L’aveva innata, quest’attenzione e apertura per il prossimo, favorita dalla semplicità dei suoi modi che faceva a pugni con l’orgoglio, mai esibito, per quanto creato.

L’arte e la musica le passioni. L’amore per la famiglia

Nella sua vita, però, non c’era solo la moda. Aveva tante passioni, come gli animali, l’arte e la musica. Suonava il pianoforte e la fisarmonica. E appena aveva del tempo, lo dedicava alla famiglia: «Quando eravamo piccoli – racconta la figlia Clara – in estate cambiava i turni di lavoro e il pomeriggio ci portava all’Adda per andare in motoscafo. Con una roulotte abbiamo anche girato l’Italia e l’Europa». Non amava il lusso, ma il comfort. Un papà severo, ma dal cuore grande: «Quando qualcosa non andava, cercava con noi una soluzione. Ci ha dedicato tempo prezioso». Negli ultimi anni, dopo essersi ritirato dall’attività, si era dedicato alla grande passione per la coltivazione: «Produceva centinaia di chili di salse di pomodoro e minestroni - conclude Clara -. Era pieno di energia. Non ha mai conosciuto la noia e non l’ha fatta conoscere agli altri».

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