La salute / Bergamo Città
Lunedì 01 Dicembre 2025
Nel «fine vita» imprescindibili le cure palliative
IL CONVEGNO. Tema attuale e delicatissimo al convegno «Alla fine della vita: riflessioni sugli aspetti medici, etici e giuridici legali al fine vita e alle scelte collegate», organizzato dal Lions Club Bergamo Le Mura, in occasione di un intermeeting con 8 Lions Club della Bergamasca e la partecipazione di oltre 200 persone.
«Sono consapevole che l’argomento non è facile da affrontare - ha rimarcato Mattea Torrisi, presidente del Lions Club Le Mura -. È sempre la conoscenza che costituisce il presupposto imprescindibile per consentire ad ognuno di noi di scegliere in maniera consapevole per noi stessi e per i nostri cari».
Un focus particolare è stato posto sulle Cure palliative. Lo ha sottolineato, durante il convegno moderato dalla giornalista Carmen Tancredi, l’oncologo Roberto Labianca, già direttore del Cancer center, dell’Oncologia medica e delle Cure palliative all’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo: «Oggi, grazie alle cure sempre più avanzate, aumenta il numero delle persone che nel corso della propria vita hanno avuto un cancro e ne sono guarite, o sono sotto terapia. In molti, sempre di più, sono in condizioni di cronicità: questo significa che si allunga la vita ma che occorre sempre di più pensare alla qualità della vita per le persone in condizioni di patologica fragilità. Per questo è importante lo sviluppo delle cure palliative, ma soprattutto di una rete di cura che coinvolga tutto il mondo sociosanitario e che sia accessibile a tutti».
Orizzonte che è stato guardato anche dal punto di vista legislativo: «L’importanza della necessità di colmare un vuoto legislativo è sotto gli occhi di tutti – ha evidenziato Carmen Pugliese, già sostituto procuratore a Bergamo -. È grave perché crea disparità territoriali, mette i medici e le strutture sanitarie nella condizione di giuristi, costretti a interpretare di volta in volta le decisioni e in ultimo mette la magistratura in un ruolo di supplenza che non le è proprio». Si è aperta poi un’altro approfondimento giuridico. Marcella Messina, assessore alle Politiche sociali del Comune di Bergamo, ha insistito sull’importanza di uno strumento ancora poco conosciuto per poter esprimere, quando si è in salute, quali cure accettare o rifiutare in caso di malattie gravissime o condizioni fisiche che richiedono l’apporto costante e continuato di terapie mediche anche invasive, cioè le DAT, Disposizioni anticipate di trattamento. In Comune è possibile compilare l’apposita modulistica affinché le proprie volontà, nell’assoluto rispetto della privacy, possano essere poi custodite. Nel 2024 a Bergamo sono state 160.
Mons. Giulio Dellavite, delegato vescovile, ha invece tracciato l’orizzonte etico: «C’è una grande differenza etica tra aiutare la morte e aiutare a morire, tra procurare la morte e assistere con umanità la fine della vita. Non è possibile parlare di un diritto alla morte, ma è necessario parlare di un diritto di morire con dignità, ma questo presuppone il diritto di una vita di qualità». «Il momento di terminalità dell’esistenza – ha detto Fabrizio Lazzarini, direttore generale della Fondazione Carisma – ci insegna che se c’è un modo sbagliato di morire è quello di morire soli. Il Covid lo ha dimostrato. Tutti quelli che lavorano a stretto contatto con gli anziani nelle case di riposo hanno ben chiara qual è la nostra missione: aiutare ad accompagnare alla morte chi è in una fase di terminalità senza lasciarlo solo, standogli accanto nella cura e nell’affetto. Dovrebbe essere così per tutti, ovunque, dovunque».
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