Nuova «chiamata» per i medici di base: bando da 406 posti

«AMBITI CARENTI». Questo il fabbisogno per il territorio:192 nel territorio dell’Asst Bg Ovest, 157 in quello della Bg Est e 57 in quello del Papa Giovanni. Ordine e sindacati: «Ma le regole attuali penalizzano le zone meno servite».

La formula è quella già testata a marzo, con numeri pantagruelici ma risultati risicati. Al netto di qualche limatura, anche stavolta il conto è pesante: 406 medici di base. Tanti sono i posti disponibili per gli «ambiti carenti» dell’assistenza primaria: in altri termini, è il numero ideale di professionisti che servirebbero per coprire al meglio il territorio e per cui sono state riaperte le candidature. A tracciare il quadro è la nuova edizione del bando periodico – pubblicato ora due volte l’anno – attraverso cui la Regione cerca di inserire nuovi camici bianchi negli ambulatori.

Come già accaduto in primavera, sulla scorta di quanto previsto dall’accordo collettivo nazionale che regola i rapporti tra i medici di base e il sistema sanitario, la Regione ha messo a bando tutti i posti teoricamente disponibili, calcolati su un rapporto ottimale di un professionista ogni 1.200 residenti: si tratta di un parametro normativo che oggi appare tuttavia anacronistico, visto che la maggior parte dei medici ha oggi 1.500 o 1.800 assistiti, e in alcuni casi anche 2.000. Quel 406 non è dunque la cifra reale dei medici di base che effettivamente mancano, ma è il fabbisogno che garantirebbe lo standard migliore possibile.

Servono 192 nel territorio dell’Asst Bg Ovest, 157 in quello della Bg Est e 57 in quello del Papa Giovanni

La geografia

Nell’intera Regione la chiamata mette a disposizione 4.147 posti, di cui circa un decimo appunto in provincia di Bergamo. Emerge così la consueta geografia suddivisa per ambiti omogenei, cioè un insieme di comuni limitrofi, e in ciascuno di questi ambiti possono essere previste più posizioni: un medico può avanzare la candidatura e dovrà poi aprire l’ambulatorio in uno di quei paesi, mentre i residenti in quei paesi potranno scegliere quel medico. Per l’area di afferenza dell’Asst Bergamo Est sono indicati 157 posti, la densità maggiore si nota nella zona della Val Cavallina e poi in quella dei laghi. Sono 192 le posizioni nel territorio dell’Asst Bergamo Ovest.Per l’Asst Papa Giovanni i posti sono 57: più della metà, ben 32, riguardano il solo ambito di Bergamo, Ponteranica, Sorisole, Torre Boldone, Gorle e Orio.

Aspettative e conseguenze

Le candidature sono aperte dallo scorso 29 ottobre, la scadenza è fissata alle ore 16 del 17 novembre: possono presentare richiesta i medici di base già abilitati come «titolari» oppure i «corsisti», ossia i laureati che stanno svolgendo il corso triennale di formazione specifica in Medicina generale (e in questo caso, fino al conseguimento del titolo, avranno un tetto limitato di pazienti). Ovviamente, le domande saranno di gran lunga inferiori ai numeri fin qui elencati: in primavera ne arrivarono una ventina a fronte dei 427 incarichi disponibili; anche grazie a quegli innesti, comunque, il numero totale di postazioni incluse nel nuovo avviso si è lievemente ridotto.

Ordine e sindacati: bando spalmato su tutto il territorio, facile che si scelgano le aree più servite

Ma le regole attuali – che, come specificato nuovamente dai documenti della Regione, sono legate ai criteri dell’accordo collettivo nazionale – svelano un nodo di fondo: «Mettendo a bando tutti i posti teorici, è logico pensare che un medico che viene da fuori o che vuole avviarsi alla professione – ragiona Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo – faccia domanda per lavorare in città o nei comuni più grandi e meglio serviti, mentre quasi nessuno andrà nelle valli, dove un dottore deve coprire paesi distanti molti chilometri e dunque con condizioni più complesse». Gli anni scorsi, viceversa, il meccanismo era un altro: il bando comprendeva solo le «carenze mirate», perché veniva fatta una pianificazione per rendere disponibili solo le aree dove vi era una scopertura reale o totale, e solitamente ci si aggirava tra i 50 e i 100 posti. Con meno margini di scelta, era più facile orientare i professionisti verso le zone maggiormente in «crisi». «È di fatto la ripubblicazione del documento di marzo – rileva Ivan Carrara, segretario provinciale della Fimmg, sindacato dei medici di medicina generale -, con le stesse criticità. Peraltro, il bando dell’autunno è solitamente meno partecipato di quello della primavera: potrebbe esserci qualche corsista che non aveva partecipato prima, ma ci aspettiamo numeri molto bassi». Anche per Marco Agazzi, presidente del sindacato di categoria Snami Bergamo, «è facile immaginare gli esiti: rimarranno molti sindaci e molti cittadini nelle zone di periferia e di montagna che si lamenteranno perché le carenze non vengono risolte, e avranno ragione a dirlo. Bisogna trovare incentivi veri, anche se normativamente non è facile». Qualcosa è stato fatto proprio nei giorni scorsi, con la firma del nuovo accordo collettivo nazionale: «C’è un aumento medio del 6% della retribuzione – spiega Marinoni -: sono risorse che ci volevano e che sono apprezzabili, sia chiaro, ma non è un’inversione di tendenza risolutiva». Le proposte in campo sono note: «Bisogna introdurre elementi di flessibilità, il contrario della rigidità tipica del pubblico impiego – elenca Marinoni -, e occorre intervenire sulla burocrazia, introducendo una vera digitalizzazione efficiente e riducendo carichi di lavoro ormai non più sostenibili». Con una sintesi, «bisogna metterci la testa oltre che i soldi».

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