L’arte delle donne nella moda di Dior. «Sguardi che ci interrogano sul futuro»

L’incontro. La direttrice creativa della maison parigina Maria Grazia Chiuri dialoga con Mariella Bettineschi. «Il confronto creativo è salvifico, quegli occhi raddoppiati osservano e indagano sulla nostra “era successiva”».

Portare nella moda l’arte delle donne. Per Maria Grazia Chiuri, direttore creativo di Dior, ogni collezione è legata a un’artista, sempre una donna, in una fusione simbiotica tra i due mondi e progetti. È successo proprio così lo scorso marzo, a Parigi, con la quadreria militante di Mariella Bettineschi, artista bresciana ma radicata da sempre a Bergamo: 210 opere, alcune alte anche oltre 3 metri, che nei Jardin des Tuileries sono state l’imponente scenografia della collezione pret-à-porter autunno/inverno 2022 di Dior.

Venerdì, nella boutique della maison in via Montenapoleone a Milano, le due creative si sono ritrovate, dialogando insieme alla critica d’arte Paola Ugolini, su quello che è il nome del lavoro di Mariella Bettineschi e della collezione della Chiuri, «The Next Era» - «L’Era successiva» -, titolo anche di una pubblicazione edita da Electa che raccoglie le opere della Bettineschi tra cui le sue donne dagli sguardi raddoppiati.

«“L’era successiva” nasce nel 2008 all’inizio della crisi mondiale che coinvolge le economie di molti Paesi. Sono partita dall’ambiente, il mondo della cultura, a rischio di sparizione - spiega Bettineschi -. Io metto in primo piano le nature, le biblioteche, invadendole di presenze misteriose, vapori e gas, che cancellano il centro dell’immagine, lasciandone solo slabbrati i contorni. Il progetto prosegue con una serie di opere che hanno le donne al centro dell’“Era successiva”: oltre che a “mettere al mondo il mondo”, sono loro in grado di salvarlo».

E proprio con queste donne che si fonda la collezione di Maria Grazia Chiuri: «Per il loro potere di penetrazione, per l’assoluta bellezza e integrità che rappresentano. Sono potenti, femminili e femministe. Incredibili».

«Mi sono ispirata ai ritratti femminili della nostra cultura rinascimentale, dalla Fornarina a Cecilia Gallerani fino a Maria de Medici - spiega Mariella Bettineschi di fronte a un pubblico di galleristi, appassionati d’arte e collezionisti -. Questi quadri sono interamente ridipinti attraverso la digital painting e stampati in edizione limitata. Mi sono focalizzata sullo sguardo dei ritratti, estraniandolo dal contesto, ponendolo in bianco e nero, innalzato come se fosse su un piedistallo bianco. Con un gesto radicale, femminista, ho tagliato poi loro gli occhi e li ho raddoppiati».

Quattro occhi che ipnotizzano lo spettatore: «Sono sguardi reali che ci osservano, ci interrogano - commenta Paola Ugolini - sono gli occhi di donne che, attraverso l’intervento artistico, da oggetto sono diventate soggetto». «The Next Era» è diventata così la cornice concettuale della collezione Dior, in cui si esalta l’heritage della maison nella sua visione futuristica, capace di essere femminile e determinante: «Le opere di Mariella sono state di ispirazione - commenta Maria Grazia Chiuri -: è stato come sentirsi parte della storia di quelle donne, come se le avessi viste per la prima volta, in una espressione contemporanea. Dopo questi anni così complessi, è stato importante ripensare al nostro modo di “fare moda”. Serve una “next era”: dà senso a ciò che è successo e ci permette di guardare il futuro».

Nella costruzione di un modello femminile, una donna pensata con occhi diversi: «Da guardata diventa osservatrice, scrutatrice - spiega Mariella Bettineschi -. Queste donne sono già pronte per essere determinanti, indagatrici del futuro». Proprio come le «donne guerriere» della Chiuri: tecnologiche, iperfemminili, con l’abito che protegge, dona forza e carattere. «In un’epoca di incertezza» sottolineano le due creative che si sono proprio conosciute grazie a Paola Ugolini: «È stata il nostro gancio - sorride Mariella Bettineschi -. Insieme a Maria Grazia Chiuri mi hanno proposto di portare le mie opere a dimensioni superiori, anche oltre 3 metri: in questo progetto ho avuto il coraggio di osare, ho preso coscienza di questi sguardi potenti». E aggiunge Chiuri: «Spesso nelle collaborazioni con le artiste mi sono resa conto che hanno timore di cimentarsi con la monumentalità, quasi come se avessero paura di prendersi uno spazio - commenta -. Il dialogo che nasce tra moda e arte in queste collaborazioni è salvifico, fondamentale: è un dialogo sulla donna, sul corpo della donna, sul suo futuro in un tempo e luogo». Mariella Bettineschi sorride e ripercorre una storia artistica fatta di ostacoli, di una donna in mezzo a tanti uomini: «Ci sono stati anche dieci anni di lavoro in solitudine: andavo nel mio studio, sentivo il bisogno di stare sola, di provare e riprovare. Anche sbagliare, perdere tempo. Fuori dai contesti condivisi. Io con la mia arte».

Ora le sue opere sono finite addirittura in vetrina, nelle boutique Dior di tutto il mondo: sguardi potenti tra abiti haute couture e accessori must-have. «E pensare che io di moda non ci capisco proprio nulla» dichiara Mariella nel salotto fashion milanese. Non può che ribattere la Chiuri: «Come io d’arte».

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