Disastro a Pioltello: il racconto dei rischi dei lavori sui binari

IL PROCESSO. Dagli operai testimonianze di interventi senza lo stop dei treni, come nell’incidente accaduto a Brandizzo.

Come lamentano i sindacati Confederali, la manutenzione ordinaria sui binari è una delle voci più soggetta a tagli negli ultimi anni. Rfi, la società del gruppo Fs preposta alla rete ferroviaria nazionale sempre più spesso si è vista costretta a chiedere manutenzioni straordinarie e urgenti, con appalti e subappalti spesso esternalizzati. Manutenzioni con procedure e protocolli che, ce lo ricorda la morte dei cinque operai, travolti da un treno lo scorso 30 agosto durante lavori di manutenzione sui binari a Brandizzo, in Piemonte, lasciano a desiderare.

Il processo per il disastro di Pioltello

Dagli interrogatori nel corso del processo chiamato a fare luce sul disastro ferroviario di Pioltello del 25 gennaio 2018 in cui persero la vita tre passeggeri del treno pendolari Cremona-Treviglio-Milano, fra cui tre donne bergamasche, e che, secondo la Procura del capoluogo lombardo, sarebbe stato causato dalla rottura di uno spezzone di rotaia di 23 centimetri sopra il giunto che era in pessime condizioni , emergerebbe però che la prassi di lavorare sui binari senza il blocco della circolazione dei treni era consuetudine anche fra gli operai del nucleo manutentivo di Treviglio di Rfi.

Le testimonianze degli operai

Nella sua testimonianza di fine maggio scorso, come si legge nelle trascrizioni dell’udienza, un operaio specializzato in forza all’unità di Treviglio, ora in pensione, ha parlato ai pm milanesi Maura Ripamonti e Leonardo Lesti di alcune attività di «rincalzatura» sui giunti delle rotaie della linea finita al centro del processo milanese. «Io facevo la scorta e guardavo i treni a destra a sinistra. Quando arrivavano i treni utilizzavo un fischietto e la squadra, che era sul binario per l’intervento, doveva uscire fuori». Il teste ha chiarito che per fare quell’osservazione sui treni in arrivo si metteva «in mezzo fra la linea veloce e la linea lenta».

Normale chiedere come mai non si facessero i lavori con interruzione della linea: «Eh, non sempre ce la davano e così si interveniva tra un treno e l’altro», ha fatto mettere a verbale l’operaio che nello specifico fungeva da scorta. Un altro operaio in forza alla squadra di Treviglio, anche lui sentito (ma ad aprile) come testimone nel corso del processo milanese in cui sono imputati per disastro e omicidio colposo nove imputati, tutti con ruoli apicali in Rfi, ha dichiarato che era consuetudine, come tecnica di protezione del cantiere, la prassi dell’alert a voce per avvisare i colleghi dell’arrivo dei treni mentre intervenivano sui binari: «Eravamo in tre colleghi e in punti critici si metteva uno a monte e uno a fare avvistamento in grado di dire “Guarda, io ti avviso quando sta arrivando il treno, se tu però non mi dai conferma io però il treno lo fermo”».

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