(Foto di Cesni)
IL ROGO. L’ultima autoscala è andata via da Calcio alle 10 circa di martedì 28 ottobre. Tutta la notte sono proseguite le operazioni di spegnimento del terribile rogo che ha distrutto la produzione dell’azienda di cuscini Fabe. Ferma l’attività in questi giorni.
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Il rogo ha danneggiato irrimediabilmente un capannone, i macchinari e i prodotti contenuti, causando anche la leggera intossicazione per il fumo inalato di tre persone, trasferite poi per le necessarie cure in due ospedali della zona. I danni sono ingenti ma non ancora quantificabili, legati a cause ancora in fase di accertamento: di certo resta il fatto che quanto accaduto costringerà l’azienda a fermare la propria produzione per diverso tempo.
Il rogo si è sprigionato lunedì 27 ottobre verso le 17 in un punto della linea produttiva dell’azienda, quando al suo interno non c’erano addetti e addette, che avevano terminato di lavorare alle 16,15. Alla Fabe erano presenti solo le impiegate amministrative, che lavoravano nell’apposita palazzina posta nella parte estrema sud della ditta. Sono state loro a essere richiamate dal suono della sirena antincendio che è scattata non appena il fumo e le fiamme hanno invaso il capannone.
Constatata visivamente la gravità della situazione, le dipendenti hanno subito lanciato l’allarme al 112, mentre il fumo acre saliva in cielo e le fiamme già avvolgevano quanto posizionato nella zona produttiva.
Tra i primi ad accorrere sono stati il titolare e altri operai, ritornati sul posto di lavoro nel tentativo di limitare l’avanzata del rogo che però già aveva causato notevoli danni. In aiuto anche un cittadino kosovaro di 42 anni che abita all’ultimo piano della palazzina confinante con la Fabe.
A raccontarlo è il fratello che risiede in un altro piano della casa. «Quando mio fratello Shpejtim ha visto il fumo invadere il suo appartamento – riporta Kushtri Bacaliu –, è sceso in strada ed è entrato alla Fabe utilizzando un idrante di servizio in attesa dei soccorsi. Ma più di tanto non ha potuto fare perché erano troppo forti fumo e calore sprigionati dall’incendio».
Le operazioni di spegnimento dell’incendio hanno visto all’opera i vigili del fuoco con due squadre provenienti da Bergamo, tre da Treviglio, due da Palazzolo sull’Oglio e una da Chiari, che sono rimaste impegnate per tutta la notte. Un lavoro seguito nelle fasi iniziali con apprensione da gran parte delle operaie della storica ditta del paese, che conta 25 dipendenti. Per facilitare l’arrivo dei soccorritori, la via dove si trova la fabbrica di cuscini è stata chiusa al traffico per tre ore circa.
Sul posto anche tre ambulanze e un’auto con medico. Il personale sanitario ha visitato per leggere intossicazioni da fumo sei persone che si erano avvicinate troppo al capannone in fiamme. Tre sono state medicate sul posto, altre tre sono state accompagnate al pronto soccorso e dimesse nella serata di ieri. Si tratta di Shpejtim Bacaliu che è stato trasportato all’ospedale di Chiari; del titolare 52enne dell’azienda, Pierluigi Fabemoli e del padre Pietro di 80 anni, entrambi portati al pronto soccorso dell’ospedale Santissima Trinità di Romano per le cure del caso.
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