L’omicidio di Sajid. Scappato in Svizzera il pakistano ricercato

COVO. Il telefono del trentenne localizzato prima a Milano. La vittima, connazionale, 29 anni, non ha parenti in Italia.

Prima nell’hinterland milanese, poi lungo l’A8 Milano-Laghi e infine in Svizzera, dove potrebbe essersi rifugiato. Questo il tragitto che avrebbe seguito nella sua fuga il trentenne pakistano ricercato dai carabinieri perché sospettato di aver ucciso a coltellate, domenica pomeriggio nell’appartamento che condividevano in una palazzina di Covo, il suo connazionale Sajid Ahmad, di 29 anni, al culmine di una lite scoppiata per i classici «futili motivi», forse legati proprio alla condivisione degli spazi domestici.

Il probabile percorso della fuga

Il condizionale, come si dice, in questo caso è più che mai d’obbligo: il percorso è stato ricostruito dagli inquirenti sulla base degli spostamenti del cellulare del pakistano, localizzato inizialmente nella serata di domenica, poco dopo mezzanotte, nell’hinterland di Milano, dove sarebbe stato riacceso e dove avrebbe agganciato una cella telefonica della zona. Non è però possibile escludere che il pakistano, per depistare chi è sulle sue tracce, abbia consegnato a qualcun altro il suo telefonino, dunque finito oltralpe via A8 non in tasca a lui. E, ancora: qualcuno lo ha aiutato nelle ore successive al delitto? A ogni modo le ricerche dell’uomo – b, che il 1° gennaio compirà 31 anni, regolare in Italia e residente proprio nell’appartamento teatro del delitto, al civico 2 di via Pradone – sono proseguite ininterrottamente per tutta la notte tra domenica e ieri e anche nella giornata di lunedì, con il coinvolgimento della polizia svizzera. Le indagini sono coordinate dal sostituto procuratore Giampiero Golluccio: in campo ci sono i carabinieri del reparto operativo di Bergamo e della compagnia di Treviglio, oltre alla Scientifica dell’Arma che ha effettuato tutti i rilievi nel salotto dell’abitazione, posta sotto sequestro.

Chi era Sajid Ahmad

Sajid Ahmad viveva probabilmente da poco nella casa del suo connazionale: nato il 18 agosto del 1994, risultava infatti ancora residente in Calabria al «Cara», il Centro di accoglienza richiedenti asilo «Sant’Anna» di Isola Capo Rizzuto, in provincia di Crotone. Non aveva altri familiari in Italia e anche per questo gli inquirenti si sono dovuti mettere in contatto con i suoi parenti direttamente in Paskistan. La salma del ventinovenne, terminati i rilievi dei carabinieri, è stata portata all’obitorio dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo a disposizione dell’autorità giudiziaria: nelle prossime ore ne verrà disposta l’autopsia. L’esame dovrà chiarire qualche dettaglio in più sulle modalità della morte di Sajid: da un primo esame esterno del medico legale, le coltellate sarebbero due. Resta da chiarire se l’omicidio sia stato preceduto da una colluttazione tra i due connazionali e se il ventinovenne poi ucciso abbia tentato di difendersi dall’aggressione del coinquilino.

Particolari decisivi ancora da ricostruire

Altro aspetto da accertare è l’orario preciso dell’omicidio, scoperto soltanto attorno alle 16.30 ma che potrebbe essere avvenuto anche qualche ora prima. L’assassino avrebbe così avuto tutto il tempo di allontanarsi e far perdere le sue tracce, fino a rispuntare – il suo cellulare e, si presume, anche lui – prima a Milano e poi in Svizzera. Nell’appartamento vivrebbero anche altri pakistani, ma nessuno avrebbe assistito al delitto.

Non è chiaro, invece, se il coltello utilizzato dal killer sia stato ritrovato in casa oppure se l’autore dell’omicidio se ne sia liberato durante la fuga. Del resto il riserbo degli inquirenti su questo omicidio che ha scosso il paese di Covo è praticamente totale. Nessuna comunicazione ufficiale è stata infatti diramata sul caso fino a lunedì sera, probabilmente nell’attesa di acciuffare il sospettato in fuga.

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