Pontirolo, uccise 42enne che voleva vendicare la figlia: condannato a 15 anni

LA SENTENZA. Rocco Modaffari sparò il colpo mortale ai danni di Roberto Guerrisi il 28 dicembre del 2024, a seguito di una lite tra due nuclei famigliari. Riconosciuta l’attenuante della provocazione.

Pontirolo Nuovo

Il 28 dicembre scorso uccise a colpi di pistola un 42enne, Roberto Guerrisi, all’esterno della ditta Db Car di Pontirolo Nuovo . Giovedì 23 ottobre Rocco Modaffari, 59enne attualmente agli arresti domiciliari, è stato condannato in abbreviato a 15 anni per omicidio volontario, detenzione di pistola con matricola abrasa e ricettazione. Ha potuto aderire a un rito alternativo perché non erano contestate aggravanti.

Il gup Federica Gaudino ha riconosciuto l’attenuante della provocazione da parte della vittima. Il pm Giampiero Golluccio aveva chiesto una condanna a 17 anni e 8 mesi, mentre il difensore Emanuele Occhipinti aveva invocato la legittima difesa e in subordine la derubricazione in eccesso colposo di legittima difesa, invocando comunque l’attenuante della provocazione.

«Di fronte a questa tragedia non c’è sentenza che possa risarcire e non ci si accontenterebbe neppure la pena di morte», ha dichiarato dopo il verdetto il fratello della vittima, Salvatore Guerrisi, cheracconta di essere rimasto ferito di striscio al gomito da un colpo di pistola (le lesioni nei suoi confronti non sono però contestate). Con altri parenti si è costituito parte civile tramite gli avvocati Cristina Maccari, Giuseppe Torchia e Marco Mazzeo. Per loro il gup ha disposto un risarcimento provvisionale di 35mila euro a testa.

Che cosa è successo il 28 dicembre 2024

Quel giorno Roberto Guerrisi si era presentato una prima volta alla Db Car nella mattinata, dopo che la sera precedente la figlia era stata picchiata dal fidanzato, Luigi Bonfiglio, figlio di Domenico, titolare della ditta. «Cercava una vendetta violenta», scrive il gip Stefano Storto nell’ordinanza di custodia cautelare.

Il 42enne aveva trovato solo Modaffari e se n’era andato. Si era ripresentato alle 14, quando sul piazzale c’erano Luigi Bonfiglio, il padre Domenico, lo zio Modaffari e il fidanzato senegalese della sorella. Ne erano nate una discussione e poi una colluttazione, nel corso della quale Guerrisi aveva sferrato un pugno a Domenico Bonfiglio e una coltellata alla spalla del ragazzo africano. Poi Roberto Guerrisi si era allontanato. Ma si era ripresentato mezz’ora più tardi, insieme a sette parenti. Stavolta il cancello della ditta era chiuso e così il diverbio fra i due gruppi familiari si era svolto con la barriera di mezzo.

A riprendere il tutto, le telecamere esterne della Db Car, quelle che avevano immortalato Modaffari mentre sparava con una Beretta calibro 6.35 all’indirizzo dei rivali, che in quel momento si stavano allontanando, tra l’altro dopo che Luigi Bonfiglio e Roberto Guerrisi si erano stretti la mano. Due i colpi esplosi: uno andato a vuoto, l’altro che aveva colpito al volto il 42enne (non è stato chiarito se fosse rivolto verso i rivali o se. invece, si fosse voltato dopo essere stato richiamato da qualcuno). Il 59enne, durante l’interrogatorio di convalida, aveva spiegato di aver fatto fuoco per paura. Era finito in carcere, ma il 25 aprile scorso aveva ottenuto gli arresti domiciliari nell’abitazione della sorella a Sant’Eufemia d’Aspromonte, in provincia di Reggio Calabria. Giovedì non era presente in aula.

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