Senza esito le ricerche nel lago, l’esperto: «Dopo 8 metri lì sotto non si vede più niente»

IL SOCCORRITORE. «Il lago d’Iseo non è come gli altri laghi, perché dopo 8 metri, se non si accendono i fari, non si vede più nulla per via della conformazione delle montagne che lo circondano».

A parlare è Remo Bonetti, 78 anni, presidente del gruppo Soccorso Sebino dei volontari di Protezione civile di Pisogne, chiamati dal sindaco Federico Laini per collaborare con i Vigili del fuoco al lavoro per le ricerche di Chiara Lindl nell’alto Sebino. Conosciuto su tutto il Sebino, Bonetti è una «istituzione» locale per quanto riguarda i recuperi subacquei.

Esperto dei fondali del lago, da cui nei decenni ha riportato a galla relitti, carcasse di automezzi e corpi senza vita, ha stimato che ci vorranno dai due ai tre giorni di lavoro con il sonar e il Rov, il robot comandato a distanza dai Vigili del fuoco di Roma, per trovare la 20enne dispersa da venerdì sera.

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«Dalla costa da Pisogne e Costa Volpino a venti metri dalla riva la profondità arriva tra i 20 e i 30 metri, spostandosi più al largo si arriva anche a 90 metri – ha spiegato Bonetti, che a 11 anni accompagnava già il padre in barca tra il lago e il fiume Oglio per le ricerche dei dispersi –. Tra Toline e Castro il fondale arriva a 190 metri di profondità, mentre dalla Corna Trentapassi alla Corna di Gré si arriva anche a 220 metri. Un tempo sicuramente era più difficile operare: giravamo il lago con il Rov quadrante dopo quadrante. Oggi invece, con la strumentazione a disposizione dei Vigili del fuoco, il sonar segnala agli operatori le presenze sui fondali e poi si procede calando in acqua il robot che permette di appurare cosa ci sia sul fondale e, nel caso, di portare in superficie quanto è stato trovato». Un sistema di ricerca all’avanguardia, che permette di velocizzare il lavoro e di recuperare le persone o i mezzi anche a 250 metri di profondità.

«Io credo che in due o tre giorni riusciremo a trovare il corpo della ragazza. Poi con il Rov ci sarà bisogno di un’altra giornata di lavoro – ha concluso Bonetti –. Tra l’altro, dall’esperienza che ho acquisito negli anni, posso dire che sul fondo del lago non ci sono correnti che potrebbero far scendere a sud un disperso. C’è una corrente superficiale, quella dovuta al vento, la cosiddetta “Ora”, e quella creata dall’incontro tra l’acqua calda del lago e l’acqua fredda degli affluenti, che crea dei mulinelli, ma non riescono a spostare mezzi o corpi sul fondale».

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