Val Cavallina e Sebino, ditte e produttori di olio contano i danni della grandine

METEO. Il bilancio dopo il maltempo che nella serata di mercoledì 19 luglio ha colpito in particolare i paesi situati tra i due laghi. «Chicchi di 10 centimetri di diametro, auto colpite, orti e frutteti distrutti». E le olive del Sebino sono già cadute.

«Dieci minuti di paura, i chicchi di grandine avevano il diametro di sei centimetri e cadevano con una furia pazzesca, mai vista prima. La mia auto nuova aveva il telo protettivo ma è stata danneggiata pesantemente, anche i vetri dei finestrini si sono rotti. I pannelli solari sono stati danneggiati, tre in tutto su un totale di 24». Fa la conta dei danni Nicole Scudeletti, titolare dell’azienda agricola Bzz, in via Tagliati, nella zona alta di Casazza. A poche ore dalla grandinata che nella serata di mercoledì 19 luglio si è abbattuta in quella zona, colpendo l’area tra Casazza e Grone. «Noi eravamo in casa, impotenti - racconta Scudeletti -. Sembravano palline di ping pong, era una bomba di ghiaccio mai vista prima. Vedevamo che la grandine spezzava i rami degli alberi nel bosco». Nell’azienda ci sono una decina di animali, tra galline, gatti, un’oca , un asino e un pony, per fortuna illesi.

«I nostri animali per fortuna stanno bene, si sono rifugiati nella stalla, e anche le 40 arnie non hanno riportato danni particolari. Abbiamo avuto danni al frutteto, all’uva, alle prugne e alle mele, sono cadute tutte. Purtroppo questo si aggiunge al danno piu’ generale. È il danno legato all’effetto del brusco cambiamento climatico, dopo la siccità dei mesi scorsi, tra aprile e maggio ci sono state piogge che hanno inciso sulla produzione del miele, parliamo di una perdita del 90%, non legata alla grandinata di ieri».

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«Tutto da ricominciare»

Scudeletti non ha ancora quantificato il danno. Su Facebook sfoga così l’incredulità per quanto accaduto: «Quante volte riusciremo a ricominciare tutto da capo? Lo accetterei anche se fosse naturale tutto ciò, ma non c’è niente di naturale. Mi rimane la rabbia. Ma quella non dà forze e soldi per risistemarle». Il sindaco di Casazza, Sergio Zappella, dice: «Ci hanno segnalato danni soprattutto alle auto parcheggiate fuori. Anche le mie hanno riportato danni alla carrozzeria».

Anche a Grone il maltempo la causato diverse criticità. Alcuni cittadini hanno segnalato danni alle loro vetture. «La furia del vento e della grandine ha sfondato il finestrino dell’auto, i chicchi di grandine avevano un diametro di 10 centimetri» testimoniano. All’azienda Akron Srl, in via Acquasparsa, specializzata nel settore dello stampaggio ad iniezione di materie plastiche, la grandine ha danneggiato i pannelli fotovoltaici. «Abbiamo affidato ad un perito la valutazione dei danni che ancora non conosciamo, siamo autonomi quindi la nostra produzione non ha subito interruzioni dopo la grandinata», dicono dalla ditta.

La furia sul Sebino

Danni alle coltivazioni anche sul Sebino, dove il maltempo ha picchiato pesante: si preannuncia così un’annata scarsa per la produzione di olio di oliva sul lago. Le tempeste a raffica che hanno imperversato sul bacino lacustre in questi giorni di luglio hanno danneggiato pesantemente non solo le drupe, ma anche le stesse piante. Già per l’olivicoltura di questo areale era «un’annata di scarica», cioè di scarsa produzione.

I copiosi chicchi, piccoli e grossi, piombati come proiettili dal cielo mercoledì sera per quasi un’ora hanno lasciato il segno sugli ulivi, sugli ortaggi, sui fiori, sui parabrezza e le carrozzerie delle auto. È giunto con passo felpato, come fosse un normale temporale estivo, per poi scatenare il finimondo con raffiche di vento, pioggia e grandine, oscurando i paesi. Ed è stato un amaro risveglio per gli olivicoltori delle due sponde che si sono visti a terra la maggior parte delle olive e vanificate le loro fatiche. L’olivicoltura sul Sebino è di nicchia ed è faticosa per la morfologia dei terreni.

«Non era una buona annata per le olive, per di più in sofferenza per la cimice asiatica che con il rostro penetra nell’embrione del nòcciolo quando è ancora tenero distruggendolo – spiega Valentino Ghirardelli, presidente dell’Associazione olivicoltori del Sebino bergamasco –. La grandine ha fatto il resto. A Predore i danni sono contenuti, mentre lungo i declivi di entrambe le sponde del lago, ma anche più in alto ad Adrara San Rocco e San Martino, a Parzanica il raccolto è compromesso».

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Del resto la stagione estiva non era partita bene per l’olivicoltura dei laghi lombardi. Per le avverse condizioni meteorologiche e le alte temperature, i recenti bollettini dell’Aipol (Associazione interprovinciale produttori olivicoli lombardi ) invitavano i coltivatori a monitorare la presenza delle malattie fungine che trovano condizioni favorevoli per diffondersi, oltre ad essere attaccate dai fitofagi, gli insetti che si nutrono di piante, del legno piuttosto che delle foglie, dei germogli, dei fiori e dei frutti. Lo scenario della produzione è infatti sfavorevole anche su questo versante.

I fenomeni a raffica

Le tre grandinate del 12, 14 e 19 luglio, nell’arco di una settimana, hanno messo in ginocchio gli olivicoltori. «Soprattutto la grandine del 12 luglio, più fitta e spessa, ha avuto un impatto non solo sulle drupe in fase di formazione ma con il suo effetto abrasivo ha creato danni alla stessa pianta - spiega Silvestro Danesi, vicepresidente dell’Associazione sebina e olivicoltore a Tavernola, passione che coltiva dal 1998 –. Condizioni climatiche che favoriscono la diffusione della malattia della rogna dell’ulivo e per di più abbiamo di fronte l’incognita della mosca dell’ulivo». E l’andazzo dei fenomeni di maltempo non promette bene per il futuro. «Abbiamo un’indice di frequenza esponenziale negli ultimi anni. Inoltre la morfologia dei nostri terreni non consente la copertura con reti come nei campi intensivi», aggiunge Danesi.

Quest’anno sarà un miraggio produrre l’olio di oliva. Vero è che gli olivicoltori del Sebino (gli iscritti all’associazione sono 236) continueranno con la stessa passione, dedizione e professionalità ad aver cura dei loro poderi che qui producono i due terzi dell’olio di oliva della provincia di Bergamo.

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