
Cronaca / Valle di Scalve
Giovedì 03 Luglio 2025
Maxi comprensorio Colere-Lizzola, spunta una nuova pista
LA NOVITÀ. Nella bozza di accordo (ancora non trovato) tra sindaci e società, il nuovo collegamento con il rifugio Albani. Si lavora anche a un’ipotesi di arroccamento da Teveno, ma previo sviluppo alberghiero.
Colere
Una seggiovia di arroccamento da Teveno (Vilminore), previo sviluppo alberghiero della frazione e dei centri circostanti. Una nuova pista per collegare Cima Bianca con il rifugio Albani. Sono le principali novità contenute nell’ipotesi di accordo politico sul nuovo comprensorio Colere-Lizzola, passata al vaglio dei sindaci di Valbondione, Colere e Vilminore, dei presidenti delle Comunità montane Val di Scalve e Seriana, dell’associazione Scalve Mountain e della società proponente, Rsi Srl.
La bozza d’accordo
La bozza di accordo, non sottoscritta dalle parti, che proseguiranno il confronto per «limare alcune questioni tecniche», hanno detto a caldo dopo l’incontro di martedì alcuni sindaci, contiene la ratio del progetto complessivo (lo sviluppo e il collegamento tramite tunnel dei due comprensori di Colere e Lizzola), il suo inquadramento politico (finalizzato allo sviluppo turistico della valle in chiave alberghiera, con attenzione al consumo di suolo) e l’aspetto più operativo, legato al «chi fa cosa», che chiama in causa direttamente i Comuni.
Nelle premesse, dato noto da tempo, viene ricordato il rischio che «il comprensorio di Lizzola chiuda per sempre, «al termine dell’ultima possibile estensione della vita tecnica dei suoi impianti, dopo l’ultima proroga al 2029».
I passi del progetto
L’ipotesi di accordo tratteggia anche i passaggi da compiere per dare concretezza al progetto. Innanzitutto, da parte del Comune di Colere, approvare la richiesta di estensione dell concessione per l’impianto di Fontanamora (quello necessario al collegamento con Lizzola, che doveva essere oggetto del Consiglio comunale poi rimandato all’ultimo momento pochi giorni fa). Nella conferenza dei servizi deve essere coinvolto anche Vilminore, sul cui territorio si trova parte del futuro impianto. Sul fronte Seriano, Valbondione dovrebbe approvare la proposta di partnership pubblico privato per riqualificare gli impianti e realizzare il tunnel del pizzo di Petto necessario al collegamento con Colere, chiamando anche qui in conferenza dei servizi Vilminore (nel cui territorio si trova il versante orientale del pizzo di Petto).
Contributi pubblici per 50 milioni
Nel documento si conferma che i contributi pubblici necessari per questa operazione ammontano a 50 milioni di euro (il resto sarebbe a carico di Rsi, finora si parlava di 20 milioni di euro).
L’ipotesi di accordo apre poi la strada ad ulteriori scenari (che necessiterebbero, viene sottolineato, di ulteriori contributi pubblici, ai quali Rsi assicura l’impegno di metterci del suo), nei quali si trova appunto un’estensione del demanio sciabile di Colere, in direzione rifugio Albani, a doppio uso sci e bike, per il quale servirebbe una variante al Pgt. E anche un nuovo impianto di arroccamento da Teveno, una seggiovia ad ammorsamento fisso (quindi non pensata per grandi capacità) per collegare anche Vilminore al maxi-comprensorio (al Polzone o direttamente a Fontamora, ci sono due percorsi al vaglio).
Ipotesi già ventilata mesi fa dal sindaco di Vilminore Pietro Orrù e ancorata, nella bozza all’esame di sindaci e società, a una virata urbanistica da parte del Comune di Vilminore per destinare aree edificabili ad alberghi, preservare l’agricoltura montana e studiare premialità per convertire le abitazioni dell’Oltrepovo (oltre a Teveno, Pezzolo e Bueggio) in attività alberghiere e extra alberghiere.
Gli altri punti del progetto
I punti finali della bozza riguardano opere infrastrutturali da tempo nel «libro dei sogni»: dalla circonvallazione di Colere alla variante di Ponte Nossa, dalla «direttissima» Dezzo-Colere, dalla realizzazione di un convitto a Vilminore per ampliare l’offerta formativa in valle (attualmente «resiste» ancora il biennio superiore dell’Istituto comprensivo), allo sviluppo turistico della parte orientale della Val di Scalve, «orfana» dell’offerta sciistica.
Insomma, più che un accordo politico, quella presa in esame martedì sera, sembra una un’ipotesi di road map per disegnare un possibile futuro di due valli. In ballo non ci sono solo 50 milioni di euro di possibili contributi pubblici, ma un’idea di sviluppo e di montagna. Su quella va «trovata la quadra».
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