Prime classi semivuote: le scuole delle Valli in crisi

Demografia. Poche nascite e tre plessi delle elementari senza iscritti. I dirigenti: si rispecchia lo spopolamento dei distretti montani.

Lo spopolamento contro cui da anni ormai combattono le zone montane della bergamasca è una seria minaccia anche per le scuole dei paesi. All’indomani della chiusura delle iscrizioni alle prime elementari e alle prime medie per l’anno scolastico 2023-2024, infatti, i dati forniti dal Provveditorato raccontano di istituti delle valli con sempre meno iscritti, soprattutto al primo anno della scuola primaria. Ben 3 i plessi di scuole elementari che hanno registrato zero iscritti: quello di Strozza, che fa parte dell’Istituto comprensivo (IC) di Almenno San Salvatore, quello di Corna Imagna, che fa parte dell’IC di Sant’Omobono Terme, e quello di Castione, che fa parte invece dell’IC Andrea Fantoni di Rovetta.

E anche allargando lo sguardo ai dati complessivi di questi istituti e degli altri montani, la situazione resta preoccupante. L’IC Vilminore di Scalve registra, ad esempio, 29 iscritti al primo anno della primaria, su ben 3 plessi; quello di Almenno San Salvatore 55, distribuiti su 4 plessi (con Strozza, a zero); l’IC Val Brembilla, con 4 plessi, arriva a 70 iscritti; quello di Gromo, con 5 plessi, ne registra 47. E, ancora, l’IC di Sant’Omobono Terme arriva a soli 59 iscritti con ben 7 plessi, (con Corna Imagna, a zero); e quello di Valnegra, con 4 plessi, arriva a 31. Un poco meglio è andata all’IC Valle Serina-San Pellegrino Terme, che con 6 plessi registra 71 nuovi iscritti al primo anno delle elementari, e all’IC Andrea Fantoni (Rovetta), con 91 iscritti su 6 plessi (con Castione, a zero). E i numeri non migliorano, o almeno non di molto, nemmeno se si guarda le iscrizioni al primo anno della scuola secondaria di primo grado di questi Istituti: Vilminore di Scalve, con 2 plessi, si ferma a 27 iscritti; Almenno San Salvatore, con un unico plesso, a 61; Val Brembilla, 2 plessi, 53 iscritti; Gromo, 3 plessi, 56; Sant’Omobono Terme, 2 plessi, 92; Valnegra, 3 plessi, 35; Valle Serina-San Pellegrino Terme, 3 plessi, 89; e all’IC Andrea Fantoni, 2 plessi, 88 iscritti.

Fiore: nuovi tagli non sarebbero utili, l’istruzione è il miglior investimento

Il motivo? Solo uno: le poche nascite. Poche nascite dovute a una popolazione costantemente in calo e con poche famiglie giovani. In poche parole, allo spopolamento.

«La contrazione demografica – dichiara Nicola Fiore, dirigente scolastico dell’IC di Gromo – rappresenta un fattore di enorme criticità a livello nazionale. I numeri della Valle Seriana rispecchiano le previsioni e incrociano inevitabilmente il problema dello spopolamento dei distretti montani. L’offerta scolastica è adeguata alle necessità del territorio. La riorganizzazione dei poli scolastici continuerà a costituire un elemento di costante confronto tra i soggetti istituzionali coinvolti, ma il tema dirimente dovrà necessariamente essere quello della rimodulazione del sistema economico locale. Di certo non sarebbero utili nuovi “tagli”: la scuola non dovrebbe mai essere percepita come una fonte di sprechi e l’istruzione rimane il migliore investimento che la politica, nel senso più ampio del termine, ha il dovere di sostenere».

«Purtroppo – concorda Gianandrea Rota, vicepreside a Valnegra – i numeri sono in continuo calo. Nonostante la riorganizzazione dei plessi fatta negli ultimi anni (molto importante) e l’offerta formativa di alta qualità che offriamo, anche con le collaborazioni con il territorio, i numeri infatti sono minori rispetto al passato e non accennano a tornare a crescere. Siamo poi l’unica scuola dell’Alta Valle Brembana, non abbiamo quindi “concorrenti”. Ma i numeri restano impietosi a causa delle nascite e quindi tutto questo dipende dallo spopolamento. E contro questo problema noi non abbiamo altre risorse. O lavoriamo sulle infrastrutture e sul riportare le famiglie in montagna o sarà sempre peggio. Si rischia di perdere l’anima del nostro territorio e di diventare luogo di solo afflusso turistico».

Rota: numero in continuo calo. Arrigoni: l’unificazione non è andata a buon fine.

Gli istituti, quindi, cercano di fare di tutto per resistere, ma le armi che hanno a disposizione nulla possono contro lo spopolamento. «I nostri numeri sono in linea con gli anni precedenti, nel senso che c’è un calo ogni anno di studenti dovuto a un calo demografico e non per altri motivi – spiega Marzia Arrigoni, DS dell’IC di Sant’Omobono Terme –. Sono preoccupanti soprattutto i numeri dei piccoli plessi: ad esempio a Corna Imagna abbiamo zero iscritti alla classe prima. Negli anni passati avevamo provato a unificare la primaria di Locatello e quello di Corna Imagna, entrambi plessi piccoli con pluriclassi, ma non è andata a buon fine perché le due comunità non hanno accettato questo progetto e sono rimasti distinti, ma un pensiero sul futuro bisogno farlo. Tra i due plessi infatti si avrebbero una sessantina di alunni e si potrebbero fare le classi, mentre così come ora restano necessarie le pluriclassi. E non è una situazione ideale per i bambini. Mentre per le medie per ora siamo a posto (sempre attorno ai 100 all’anno sono gli alunni). Per ora, però. Perché il problema ci sarà tra 4-5 anni se non si fa qualcosa. Prima calano infatti i numeri delle elementari e poi di conseguenza quelli delle medie».

«Anche noi siamo in linea con gli anni precedenti, sempre in leggero calo rispetto al passato – conclude Claudia Boni, vicepreside di Vilminore di Scalve –. Purtroppo risentiamo anche noi del calo delle nascite come ovunque, e come istituto resistiamo bene grazie alla nostra offerta formativa, che manteniamo alta».

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