L’amico dopo la caduta fatale: «Ho sentito due tonfi, siamo corsi. Lui era a terra immobile»

LA TESTIMONIANZA. Uno degli amici che era con Daniel nell’ex cementificio: «Il buco si poteva scavalcare, era ricoperto o non l’ha visto».

«Io ero più indietro, Garcia era il primo della fila. A un certo punto ho sentito due tonfi, forse uno era del telefonino che lui stava usando come torcia». C’è un crocchio di adolescenti nel parcheggio della zona industriale di Casnigo, alle porte del paese, e tra i loro sguardi attoniti c’è quello di un 19enne di Gandino che l’altra notte era all’interno dell’ex stabilimento Italcementi di Alzano insieme a Daniel Estaban Camera Garcia. Si sono radunati fuori dall’abitazione di C. S., l’amico e coetaneo che era proprio alle spalle di Daniel nell’attimo in cui è precipitato, per portargli conforto. «Sta male – dicono –, stanotte (ieri per chi legge, ndr) l’hanno accompagnato in ospedale perché era in stato di choc. Aveva passato la serata insieme ed erano molto amici».

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«Perché?», gli si chiede per curiosità e non per rimprovero post-tragedia. Lui farfuglia qualcosa e a questo punto intervengono due ragazze: «Crediamo un po’ per curiosità e un po’ per passione».

Il fascino del mistero – gotico e cimiteriale – dei ruderi di archeologia industriale è un’attrattiva sempre più popolare fra i giovani. Esistono siti specializzati che forniscono cataloghi di luoghi abbandonati, non senza raccomandare prudenza e rispetto. E il cementificio di Alzano, sorto nel 1883, unico in Europa per caratteristiche edilizie e con un destino tutto da decifrare, è uno di quelli più gettonati nella Bergamasca, nonostante la proprietà abbia da tempo provveduto a recintare l’area (22mila mq).

Ma dal parcheggio della tranvia basta un balzo. E il 19enne di Gandino è già dietro gli altri quattro, tutti calatisi verso il sentiero che sta più in basso, tra i rovi, le cartacce e i rifiuti, e che conduce nel ventre dell’ex stabilimento. «L’avevamo già fatto, ma non qui, in un altro edificio della zona – spiega il 19enne –. Siamo saliti al primo piano. Non eravamo dentro nemmeno da 10 minuti e ho sentito quei due tonfi. Garcia è precipitato in un buco lungo 80 centimetri e largo 50 (e purtroppo profondo 5 metri, ndr). Non so se era ricoperto da qualcosa. Io di crack non ne ho sentiti. Di certo era una fessura che poteva essere scavalcata. Forse non l’ha vista».

Ha urlato? «Non posso dirtelo, i carabinieri si sono raccomandati di non svelare troppi particolari». Cosa avete fatto subito dopo? «Siamo scesi lungo le scale e l’abbiamo visto a terra. Era immobile. Abbiamo chiamato il 118 e l’abbiamo soccorso, girandolo nella posizione di sicurezza, su un fianco. Era già morto? Non saprei dirlo, in quel momento eravamo tutti nel panico». «Noi eravamo in auto, non abbiamo sentito nulla – ricordano le due ragazze –. Ci ha chiamato per telefono uno di loro. “È caduto, abbiamo avvertito il 118”, ci ha detto. Non ci credevamo, erano entrati da poco. I soccorritori faticavano a trovare un ingresso. Non sono riusciti a entrare con l’ambulanza, sono arrivati a piedi con la barella portata a braccia». Dentro, da parecchi minuti il buio custodiva il corpo di un ragazzo e l’angoscia dei suoi amici.

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