«Il traguardo è l'abbraccio con Dio»
Calvenzano dà l'addio a Gerry Manzoni

«C'è chi arriva prima e chi arriva dopo. Ma l'ultimo traguardo è quello più importante: è quello con il Signore». Con queste parole don Franco Sudati ha iniziato la sua omelia durante i funerali di Antonio Gerry Manzoni.

«C'è chi arriva prima e chi arriva dopo. Ma l'ultimo traguardo è quello più importante: è quello con l'abbraccio del Signore». Con queste parole don Franco Sudati ha iniziato la sua omelia durante le esequie funebri di Antonio Gerry Manzoni, l'autista morto investito domenica sera a Calvenzano, a pochi metri di distanza da casa.

Il feretro si trovava nella cascina di via Vailate 20, dove il quarantatreenne viveva con i genitori Celestina e Francesco e con le sorelle Mary e Giancarla. Di professione autista di camion alla «Pirovano» di via Vailate, Jerry era un grande appassionato di biciclette e sul feretro è stata quindi appoggiata la maglia della società sportiva ciclistica Pro-Bike di fara gera d'Adda, dove Gerry correva fino a due anni fa. La bara è stata portata dalla casa a piazza del Mercato e poi a piedi si è avviata una processione lungo le vie del paese e fino alla chiesa parrocchiale.

Mercoledì, intanto, si è costituito intorno alle 10.30 l'investitore di Antonio Manzoni. Si tratta di un 56enne di Caravaggio che, al momento dell'incidente, stava guidando un Hummer. L'uomo si è presentato alla caserma dei carabinieri di Caravaggio e ha ammesso di aver investito l'uomo ma di non esserti accorto di nulla. Solo leggendo i giornali e venuto a conoscenza del fatto di cronaca ha ricostruito la vicenda e si è dunque presentato ai militari. Il 56enne è stato quindi denunciato per omicidio colposo e omissione di soccorso.

Soddisfatta Mary Manzoni, sorella della vittima, che l'altro giorno aveva lanciato un appello all'investitore di suo fratello: «Credo che il lavoro svolto dai carabinieri di Treviglio e Caravaggio sia stato eccellente – commenta –. Certo, ci resta il rammarico che magari, se l'automobilista si fosse fermato in tempo, forse mio fratello si sarebbe potuto soccorrere e magari anche salvare. Ora però chi l'ha investito ha deciso di farsi avanti e confessare: so che gli altri miei familiari non sono dell'idea, ma personalmente mi piacerebbe incontrarlo per parlargli e capire cos'è successo e perché non si è fermato». 

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