Locatelli, è ancora bufera
Altri bergamaschi nelle intercettazioni

Compaiono altri nomi di bergamaschi nel corposo fascicolo di intercettazioni telefoniche effettuate nell'ambito dell'inchiesta bresciana su traffico di rifiuti e corruzione. In testa, quello di Marcello Raimondi, assessore regionale, ma anche quello di Rossano Breno.

Compaiono altri nomi di bergamaschi nel corposo fascicolo di intercettazioni telefoniche effettuate nell'ambito dell'inchiesta bresciana su traffico di rifiuti e corruzione. In testa, quello di Marcello Raimondi (Pdl), assessore regionale con deleghe all'Ambiente, energia e reti. Il politico bergamasco non risulta iscritto nel registro degli indagati della Procura di Brescia. A «tirarlo in ballo» sono le conversazioni telefoniche fra due collaboratori di Pierluca Locatelli, riguardo all'iter autorizzativo in atto per la discarica di amianto che la Locatelli Spa di Grumello del Monte intende realizzare a Cappella Cantone (Cremona). Stando ai dialoghi, emergerebbe che l'entourage di Locatelli avrebbe cercato di ottenere anche da Raimondi un'intercessione per velocizzare l'autorizzazione per la discarica di amianto. Ma il presunto intervento dell'assessore all'Ambiente – di cui per primo ha parlato il quotidiano Repubblica e che il diretto interessato ha smentito con forza – si sarebbe rivelato di fatto privo di frutti, in particolare per via delle resistenze dei funzionari tecnici regionali.

LA DISCARICA DI AMIANTO
Premessa: l'obiettivo di Pierluca Locatelli, secondo gli inquirenti, era quello di ottenere a tutti i costi e nei tempi più rapidi possibili l'autorizzazione ambientale per realizzare la discarica di amianto a Cappella Cantone. «Locatelli – annotano gli investigatori negli atti dell'inchiesta – ha l'assoluta necessità di accorciare i tempi di approvazione del progetto della discarica, per ottenere dalle banche i crediti assolutamente necessari ad alimentare, sin da subito, la sua vasta rete imprenditoriale». Secondo quanto ricostruito, il via al progetto avrebbe consentito all'imprenditore bergamasco di ottenere un mutuo di 15 milioni di euro, fondamentali (sostengono gli inquirenti) per la situazione finanziaria dell'azienda. È in questo contesto, secondo le tesi accusatorie, che si inserisce l'attività di Andrea David Oldrati, titolare della Terraverde Srl, consulente ambientale di Gorlago di cui si avvale la Locatelli Spa, finito in carcere per il presunto traffico di rifiuti. Secondo le accuse, da un lato Oldrati avrebbe cercato di falsare l'esito dei controlli sui piezometri (pozzetti interrati), analisi che deve stabilire il rispetto o meno della distanza fra il fondo della discarica e a falda acquifera: in sostanza – è l'accusa – l'esito favorevole degli accertamenti si basava solo sull'analisi di quattro pozzetti, poiché il quinto – secondo i carabinieri – avrebbe rilevato un picco di falda compromettente. Dall'altro, Oldrati avrebbe mantenuto contatti con altri consulenti, per sfruttare i loro presunti agganci politici. Tra questi Luigi Brambilla (che non risulta indagato), 42 anni, di Pedrengo, vice presidente della Compagnia delle opere, che svolge la professione di procuratore per la Custodia Srl, società di via Paglia a Bergamo, il cui amministratore unico è Guglielmo Alessio. Il telefono di Oldrati è intercettato, ed è nelle telefonate fra Oldrati e Brambilla che spunta il nome di Raimondi (il quale non figura, dunque, come direttamente intercettato).

L'ASSESSORE RAIMONDI
«Tra Oldrati e Brambilla – si legge negli atti dell'inchiesta – esiste un rapporto di collaborazione basato su comuni progetti professionali che ciascuno, per le proprie competenze, gestisce per conto dei clienti, tra i quali certamente la Cavernord (società del gruppo Locatelli, ndr), in relazione al progetto di Cappella Cantone. Il 18 maggio 2011 è previsto un sopralluogo dell'Arpa sul sito della discarica e i due si telefonano: «Volevo sapere solo a che ora è il sopralluogo – chiede Brambilla – per dire una preghiera». «L'hanno posticipato alle 11,30 con gli amici della Regione», risponde Oldrati. «Comunque io vedo il "Nano Giacciato" stamattina», afferma Brambilla. «Nano Ghiacciato» è il nomignolo da taluni affibbiato a Raimondi. «Mmm. Bene», commenta Oldrati. «Per cui – aggiunge Brambilla – gli dico che va tutto bene e chiaramente gli do l'ennesimo input sulla velocità».
La conclusione a cui giungono i carabinieri è che Brambilla intenderebbe «sfruttare il suo aggancio politico con l'assessore Raimondi, peraltro nemmeno competente in materia in quanto le disposizioni autorizzative competono all'assessorato Territorio e urbanistica, retto da Daniele Belotti». Secondo indiscrezioni (pubblicate da Repubblica), il presunto interessamento di Raimondi sarebbe consistito in un tentativo di intervento presso i funzionari, e nell'invio di una lettera a sindaco e vicesindaco di Cappella Cantone. Presunto interessamento che gli inquirenti classificano come «assolutamente strumentale e volto ad accorciare i tempi e quindi eludere le verifiche previste per attestare l'idoneità del sito ad accogliere una discarica di amianto». Ma il presunto intervento di Raimondi, concludono gli investigatori, non ha avuto comunque valenza risolutiva. «Il nemico è quella banda di funzionari – commenta Brambilla al telefono con Oldrati due giorni dopo il controllo tecnico a Cappella Cantone – comunque il "Nano Ghiacciato" mi ha detto che in 11 anni di Regione Lombardia non ha mai visto una cosa del genere, una resistenza così da parte dei funzionari».

L'ASSESSORE ROSSONI
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, fallito il presunto tentativo con Raimondi la coppia Brambilla-Oldrati cerca altre vie per velocizzare l'iter della discarica. «Io faccio il mio su Rossoni», afferma al telefono Brambilla, intendendo – secondo gli investigatori – Gianni Rossoni, assessore regionale a Istruzione, formazione e lavoro. «Io ho già appuntamento da Pinotti», dice invece Oldrati, intendendo Gianluca Pinotti, assessore all'Ambiente della Provincia di Cremona.

L'ASSESSORE ZUCCHI
Secondo indiscrezioni, anche il nome dell'assessore al Lavoro e formazione della Provincia di Bergamo, Enrico Zucchi, comparirebbe nelle intercettazioni raccolte dagli inquirenti nel corso dell'inchiesta, e in particolare in un dialogo fra Oldrati e Pierluca Locatelli: «Adesso fa da segretario al "Nano" (Raimondi?)». Anche Zucchi, come del resto Raimondi e Rossoni, non compare mai nelle telefonate come soggetto direttamente intercettato – non avevano dunque avuto contatti diretti con nessuno degli indagati – ma solo come persona citata da altri.

ROSSANO BRENO
Discorso che vale anche per Rossano Breno, altro nome di spicco che compare nelle carte dell'inchiesta: anche nel suo caso, non compaiono telefonate che lo riguardano direttamente. «Comunque domani mattina Luca va da Rossano alle 11», dice Brambilla nel corso di una telefonata a Oldrati. Fa cenno, secondo gli inquirenti, a un presunto appuntamento fra Pierluca Locatelli e il presidente della Cdo. Il nome di Breno ricorre in un'altra intercettazione, questa volta captata da una cimice nascosta nell'Audi Q7 dell'imprenditore di Grumello del Monte. Locatelli è in compagnia della moglie e - secondo gli investigatori – la coppia ha appena salutato il funzionario Arpa, Giuseppe Rotondaro, dopo avergli consegnato la cassetta contenente i famosi 100 mila euro, prima tranche – per ammissione dello stesso Locatelli – della mazzetta destinata al vicepresidente del Consiglio regionale, Franco Nicoli Cristiani. Durante la conversazione con la moglie, Orietta Rocca, Locatelli sottolineava che erano proprio i funzionari, come Rotondaro, ad avere «il potere vero». E per esplicitare il concetto citava, come esempio opposto, Rossano Breno: «Questo ha il potere vero – avrebbe detto Locatelli, riferito a Rotondaro – che è diverso da Rossano. Rossano e quella gente lì, sono capaci anche di dare le botte da sopra, con Formigoni e tutto, però se i funzionari non lo fanno, non puoi mica obbligarli eh...».

Vittorio Attanà

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