Affittopoli, Tentorio: lo sapevamo
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«Siamo stati noi nell'abito di alcuni controlli ad aver scoperto possibili irregolarità nell'assegnazione degli alloggi pubblici e a segnalare il caso alla magistratura». Così il sindaco Tentorio sul caso «affittopoli». Ti senti scavalcato, scrivici.

«Siamo stati noi, nell'aprile 2011, nell'abito di alcuni controlli ad aver scoperto possibili irregolarità nell'assegnazione degli alloggi pubblici e a segnalare il caso alla magistratura». Così il sindaco di Bergamo, Franco Tentorio, sul caso «affittopoli».

Il caso è quello degli alloggi del Comune di Bergamo che sarebbero finiti a parenti, amici, fidanzati: tutta gente che, grazie alle assegnazioni in deroga, riusciva a entrare nelle graduatorie scavalcando spesso chi una casa non poteva permettersela nemmeno a equo canone.

La magistratura, ricevuta dal Comune nel 2011 la documentazione, «sta svolgendo le sue indagini - aggiunge Tentorio - avvalendosi anche della collaborazione della polizia locale. Questo a dimostrazione del fatto che siamo degni di partecipare a queste indagini. Per quanto ci riguarda non si tratta di nulla di nuovo, visto che tutto è partito da noi».

L'inchiesta sull'Affittopoli a Palafrizzoni aveva già offerto un assaggio pubblico in aprile, quando i militari del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza avevano perquisito gli uffici dell'assessorato dell'Edilizia privata e Politiche della casa e il comando della polizia locale di via Coghetti, sequestrando documentazione.

Da allora l'indagine del pm Giancarlo Mancusi ha registrato un salto di qualità: tre dipendenti comunali (due ora sono ex) a novembre sono finiti nel registro degli indagati con l'accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato e abuso d'ufficio.

Si tratta di Sonia Rigoletto, all'epoca responsabile dell'Ufficio alloggi; Daniele Lussana, ex commissario aggiunto della polizia locale; e Gianluca Della Mea, nel 2010 responsabile della divisione Politiche della casa, un passato all'Urbanistica.

Gli inquirenti stanno passando al setaccio cinque anni di attività, dal 2006 al 2010, e avrebbero già individuato decine di alloggi assegnati a gente che non ne aveva il diritto. Il danno alle casse di Palafrizzoni sarebbe di parecchie centinaia di migliaia, forse milioni di euro.

Ma chi indaga parla anche di un danno sociale, perché i presunti furbetti dell'appartamentino, andavano a togliere un tetto a chi aveva redditi da fame e disagi reali, persone semplici, incapaci di mettere in discussione la regolarità delle graduatorie e, nel caso, impossibilitati dalle ristrettezze economiche a ingaggiare avvocati per eventuali ricorsi.

Stando alle contestazioni, i «raccomandati» riuscivano a spuntare gli stessi canoni degli inquilini legittimi, irrisori per case situate a volte in zone di prestigio, come Città Alta e i Colli, epperò adeguati alle misere tasche di chi era costretto a chiedere aiuto al Comune.

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