Dietro la lite di Chiuduno
il racket dei braccianti agricoli

Gli inquirenti che stanno cercando di far luce sulla morte di Kumar Baldev (l’indiano massacrato di botte a Chiuduno , quando perse la vita anche Eleonora Cantamessa) ipotizzano che dietro la lite possa esserci proprio il fenomeno del caporalato.

Per il momento è ancora un sospetto, perché l’indagine è tutt’altro che conclusa. Fatto sta che gli inquirenti che stanno cercando di far luce sulla morte di Kumar Baldev – l’indiano massacrato di botte la sera dell’8 settembre scorso da un gruppo di connazionali e poi travolto dall’auto (guidata dal fratello Vicky Vicky) che uccise anche la dottoressa Eleonora Cantamessa, fermatasi a prestargli soccorso – ipotizzano che dietro la lite in strada a Chiuduno, in realtà una delle tante, possa esserci proprio il fenomeno del caporalato nel settore dell’agricoltura.

L’indagine parte dai momenti precedenti l’arrivo in via Kennedy della dottoressa Cantamessa, giunta lì per caso e subito scesa dall’auto per soccorrere l’indiano Baldev, già ferito a terra a seguito di un pestaggio. Prima di quel drammatico epilogo, via Kennedy era stata teatro di una lite, l’ennesima, tra un nutrito gruppo di indiani. Complessivamente gli inquirenti avevano indagato ben 17 stranieri perché coinvolti nella lite, durante la quale era stato picchiato l’indiano Kumar Baldev.

Ma cosa c’era dietro tanta violenza? Probabilmente il racket dei braccianti agricoli, proprio quelli che lavorano per conto di caporali che li spediscono nei campi a raccogliere la verdura. Una situazione che aveva dato origine a una faida, a scontri familiari collegati anche a vecchi rancori.

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