Racconto semiserio: ronde vip
per difendere le ville in Maresana

Guardano i Rolex: «È ora». Le ronde vip che hanno preso a pattugliare la Maresana salgono sulle auto e si dividono. Contro i furti nelle loro ville avrebbero potuto ricorrere alle guardie giurate, ma di questi tempi anche i ricchi piangono e poi bisogna dare il buon esempio. Ecco un racconto semiserio

Guardano i Rolex: «È ora». Le ronde vip che hanno preso a pattugliare la Maresana salgono sulle auto e si dividono. Contro i furti nelle loro ville avrebbero potuto ricorrere alle guardie giurate, ma di questi tempi anche i ricchi piangono e poi bisogna dare il buon esempio. Ci avevano già pensato tempo fa, ma adesso – gennaio dell’anno di grazia 2020 – che i raid continuano, hanno deciso di passare all’azione. È anche un modo per sentirsi socialmente utili, un avventuroso happening che cementa i rapporti di vicinato, rispolvera spiriti da caserma e aiuta a stare lontano dalle mogli.

Vittorio Feltri è sceso in strada brandendo un suo editoriale dal titolo: «Rinchiudiamoli e buttiamo le chiavi». Ha lo sguardo vagamente eccitato, da caccia all’uomo, ricorda ai presenti di aver fatto la naja con Rivera e chiede di potersi congedare alle 23 perché ha un collegamento con «Porta a Porta». Può considerarsi il leader dell’ala patibolare, quella che vagheggia di catture e punizioni esemplari. Il suo eloquio spigoloso ha già conquistato un figlio di papà armato della mazza da baseball che solitamente custodisce nel baule della Mini, un nostalgico delle ronde padane con fazzoletto verde e scarpe antinfortunistica e un buttafuori patito del body-building che non abita da queste parti, ma al quale prudono spesso le mani.

Un notaio ha la cena del Rotary e non può venire, ma per solidarietà ha mandato il maggiordomo filippino, cui verranno corrisposti gli straordinari notturni. Un commercialista ha un appuntamento con l’amante e pretende di assentarsi, ma supplica di essere ragguagliato via sms perché per la moglie risulta in giro di pattuglia. Anche Simone Moro ha dato forfait, non vuole sfidare la legge di Murphy: era stato accoltellato a 8.000 metri di quota, dove il tasso di criminalità è praticamente nullo, figuriamoci cosa potrebbe capitargli quaggiù (e se addirittura i delinquenti va a cercarseli lui).

C’è, invece, un combattutissimo Carlo Saffioti, che guida la corrente politically-correct e sconsiglia velleità da giustizieri della notte. «Le ronde non possono essere armate – ammonisce –, è la nostra presenza che serve da deterrente».

Deterrente? La pattuglia di vip oscilla tra il tenero e il grottesco, avvolta da soffici piumini, in preda a una fanciullesca trepidazione da luna-park. D’accordo: i muscoli del culturista di quartiere sono una minaccia, il leghista sarà esperto di vigilanza fai-da-te, la presenza di Feltri ricorda che ne uccide più la penna che la spada. Ma il resto? Desolante. Come l’architetto trendy che sfoggia pantaloni maculati Cavalli, anfibi Timberland e impugna una racchetta da tennis in fibra di carbonio, l’unico strumento atto a offendere che ha trovato rovistando in cantina. Osservandone la scarsa propensione marziale e l’eleganza, viene da pensare a un’Armata Brancaleone chic. Ma che farà questo guerriero da Grande Slam alla vista dei ladri? Lo userà davvero il suo racchettone o si limiterà a urlare «net» se, nello scavalcare, i malviventi toccano la rete di recinzione?

E poi c’è, dominante, questa sensazione di riunione condominiale. Perché, ovvio, prima dell’azione scatta il dibattito. Si cerca di approntare sul posto un codice che stabilisca le regole di ingaggio. Meglio la metodologia caldeggiata dalla frangia muscolare o deporre le armi affidandosi alle segnalazioni tramite i-Phone, come invocano i morotei di Saffioti? Si opta per una soluzione all’italiana: pattuglie miste, un Rambo e un buonista su ogni auto, di modo che l’uno possa tenere a bada l’altro.

Il filippino capita sulla Mini del baby-riccastro, confessa di aver paura e racconta una vita di stenti. Al tipo delle ronde padane, che fa da spalla a Saffioti, scappa già la pipì e bisogna fermarsi. L’architetto, invece, è attratto dai bicipiti tatuati del buttafuori. Un’ora di infruttuoso pattugliamento, poi d’improvviso: «Eccoli», «Vai, vai». «Presto, venite». Sale l’adrenalina, le torce sciabolano nel buio. Il body-builder si lancia, poi retrocede: «Che? Non mi seguite?». Saffioti: «Non sarebbe meglio chiamare i carabinieri?». Il padano: «Seee, ciao».

Qualcuno ha visto un’ombra intrufolarsi nella villa del commercialista. Le ronde vip irrompono in giardino. Sulla porta d’ingresso nessun segno di effrazione: strano. Eppure - sono convinti -, il malvivente è entrato da lì. Suonano. «Signora, ha i ladri in casa». La moglie del commercialista appare sull’uscio più imbarazzata che spaventata, pronta a giurare che è da sola. Li invita a togliersi di torno, ché non vede l’ora di tornare a letto. Poi, squadrando il gruppo, chiede: «A proposito, e mio marito dov’è?».

Bilancio della prima serata: un casanova scambiato per topo d’appartamento, due tresche reciproche da coprire, Feltri che è andato in tv a farsi bello mentre loro prendevano freddo. E poi: il culturista è irritato dalle avances dell’architetto, il figlio di papà si lamenta della logorrea del filippino, Saffioti della vescica del padano. «Meglio se ci pensano i carabinieri», si salutano alle prime luci dell’alba. Dalla prossima notte si torna all’antico: stessi timori, ma meno sbattimento.

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