Piccoli negozi, la crisi continua
L'alimentare crolla di quasi l'8%

Gli affari risultano ancora in calo nell'ultimo trimestre. Una fase di crisi che riflette le difficoltà di spesa delle famiglie. In questo scenario appare dannosa la liberalizzazione totale delle aperture introdotta dal governo.

Lo stato di salute del commercio continua a preoccupare. Come risulta anche dall'ultima analisi congiunturale della Camera di Commercio, le vendite al dettaglio in Bergamasca registrano ancora un marcato segno negativo.

La flessione si registra nel comparto alimentare (-7,7%), ma anche nel settore non alimentare (-2,4%). Uno scenario che riflette la crisi delle famiglie e la perdita del loro potere d'acquisto. A complicare ulteriormente questo quadro contribuirà la decisione del governo di liberalizzare totalmente gli orari e le giornate d'apertura degli esercizi commerciali nelle località turistiche e nelle città d'arte, 365 giorni l'anno e 24 ore su 24, festivi compresi.

Una deregulation selvaggia che entrerà in vigore il 1° gennaio 2012 e che finirà per favorire ancora una volta la grande distribuzione, senza reali benefici per i consumatori. L'unico effetto sarà infatti quello di depauperare ancora di più il tessuto economico urbano, trasferendo alla grande distribuzione importanti quote di consumi, con il risultato di aggravare la crisi del settore e favorire di conseguenza il triste fenomeno delle saracinesche abbassate, sempre più numerose anche a Bergamo e in provincia.

Una tendenza negativa che riflette quella nazionale: secondo una stima di Confesercenti nazionale, la liberalizzazione potrebbe provocare in un triennio la chiusura di 30 mila esercizi su tutto il territorio.

«La deregulation delle aperture non è certamente la via per risolvere i problemi del commercio di vicinato – spiega Giorgio Ambrosioni, presidente di Confesercenti Bergamo – Per questo noi ci opporremo all'entrata in vigore delle nuove norme, chiedendo alla giunta regionale di approvare ordini del giorno tesi a contrastare un provvedimento così dannoso per la sopravvivenza delle nostre botteghe».

I piccoli negozi, ribadisce Confesercenti, mantengono una funzione sociale importantissima, contribuendo alla vitalità dei centri storici e dei quartieri periferici. Inoltre, svolgono un servizio essenziale per le categorie deboli, che hanno la necessità di poter fare la spesa sotto casa. «Il commercio di vicinato merita maggior sostegno e attenzione, oltre ad azioni mirate e concrete – continua Ambrosioni –. L'istituzione dei Distretti è un primo passo nella giusta direzione, che però rischia di venir vanificato da provvedimenti erroneamente valutati come liberalizzatori. In realtà si finisce solo per penalizzare le piccole imprese, che al pari delle famiglie sono sempre più schiacciate dal perdurare della crisi. E' il momento di chiedere anche ad altri i necessari sacrifici. La nostra categoria ne ha già sopportati a sufficienza».

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