Ripresa esile come un filo d’erba
«Si riparte se ritorna la fiducia»

L’Italia tenta di ripartire: ci sono alcuni segnali di ripresa, ma sono ancora molto fragili e precari, sono solo dei «fili d’erba» che devono essere coltivati e adeguatamente sostenuti. Nella speranza che non arrivino nuove gelate.

L’Italia tenta di ripartire: ci sono alcuni segnali di ripresa, ma sono ancora molto fragili e precari, sono solo dei «fili d’erba» che devono essere coltivati e adeguatamente sostenuti. Nella speranza che non arrivino nuove gelate. È un ottimismo molto cauto quello che emerge XVIII° Rapporto sull’economia globale e l’Italia «Fili d’erba, fili di ripresa» promosso dal Centro di ricerca e documentazione Luigi Einaudi in collaborazione con Ubi-Banca Popolare di Bergamo (edito da Guerini e associati) presentato ieri presso la sede dell’istituto di credito bergamasco.

All’incontro, moderato da Andrea Moltrasio, presidente del Consiglio di sorveglianza Ubi, sono intervenuti Mario Deaglio, curatore del rapporto, Emilio Zanetti, presidente di Popolare Bergamo e Salvatore Carruba, presidente del Centro Einaudi. «Quello che emerge dal rapporto – ha sottolineato Zanetti – è un messaggio di moderato ottimismo e di cauta speranza. In un’economia globalizzata la ripresa è possibile in funzione della capacità di competere sui mercati internazionali dimostrata dalle nostre imprese. Lo studio conferma che quella che stiamo vivendo è una crisi strutturale e non congiunturale». Ora, ha proseguito Zanetti, «speriamo ci siano tutte le condizioni perché la ripresa che si intravede si possa consolidare e si possa, così, affrontare, tra gli altri, il grave problema della disoccupazione, in particolare quella tra i giovani che più ne hanno risentito». I significativi elementi di speranza presenti nel rapporto, ha rimarcato Carruba, «sono, però, legati a un clima generale di “non allegria”: quello di oggi è un mondo senza sorriso; c’è una crisi di fiducia, per quanto ci siano fili d’erba che tentano di spuntare». In Paesi come Stati Uniti e Gran Bretagna, ha rimarcato il presidente del Centro studi, «sono iniziati dei percorsi di cambiamento: la speranza è che questi processi riescano a raggiungere anche l’Italia. Per il nostro Paese ci sono, tuttavia, alcuni rischi rappresentati dall’instabilità e dalla burocrazia: l’auspicio è che i fili d’erba possano cresce e non vengano gelati».

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