Europee, baraonda liste: nomi scomodi e sondaggi in un quadro complicato

MONDO. Con le elezioni europee ormai vicine e i sondaggi che impazzano, la baraonda delle liste si complica: come da tradizione. E così scoppiano i ««casi» destinati a durare fino a quando non si chiuderanno i giochi.

Con le elezioni europee ormai vicine e i sondaggi che impazzano, la baraonda delle liste si complica: come da tradizione. E così scoppiano i ««casi» destinati a durare fino a quando non si chiuderanno i giochi. Il sistema proporzionale e le preferenze rendono feroci le polemiche. Quella più sonora riguarda Ilaria Salis, la cittadina italiana, militante dell’estrema sinistra, che è sotto processo a Budapest e rischia parecchi anni di carcere (l’accusano di violenze in piazza contro neonazisti). In tutta Europa la sinistra si è scandalizzata perché la Salis viene tradotta in aula in ceppi, e siccome il Governo italiano è accusato di fare poco per lei per via dell’alleanza Meloni-Orbàn, allora la segretaria del Pd Elly Schlein ha pensato di farla eleggere eurodeputata e così salvarla dalle grinfie dei carcerieri magiari.

L’idea piace alla cerchia della segretaria ma molto poco a tutti gli altri che storcono non poco il naso per una scelta che sposterebbe ancora più a sinistra l’asse del partito. Che la leader democratica ha già movimentato non poco, per esempio con la candidatura (blindata) di Cecilia Strada, la figlia di Gino: sulla guerra in Ucraina, per intenderci, la pensa più come i grillini che come Guerini, Franceschini o Bonaccini (il quale si candiderà capolista nel Nord Est). E questo consente di parlare di un altro «caso»: quello dell’ex direttore di «Avvenire» Marco Tarquinio che la Schlein vorrebbe candidare proprio per le sue posizioni pacifiste (è contrario all’invio di armi a Kiev) ma che non piace alla sinistra del Pd per via di ciò che Tarquinio pensa sulle questioni etiche (omosessualità, aborto, eutanasia, ecc.), posizioni che invece vengono apprezzate proprio da chi lo critica per l’Ucraina. Insomma, Tarquinio, non volendo, ha finito per trovarsi in mezzo alle contraddizioni che caratterizzano la vita delle tante anime del Partito democratico. Naturalmente sopra a tutto questo resta aperta la questione della sempre più certa candidatura di Schlein: ipotesi che raccoglie poche adesioni tra i capi e i candidati (e candidate) dem. Se anche Giorgia Meloni (che ha detto di voler decidere all’ultimo) vorrà fare la sua corsa, assisteremo ad un duello tra leader femminili della politica italiana, mai successo prima.

E siamo al centrodestra. I partiti soppesano i sondaggi: FdI punta al primato assoluto, anche grazie al traino della possibile candidatura della premier, e guarda con apprensione a come andranno le cose a Lega e Forza Italia. Quest’ultima pare convinta di poter superare il partito si Salvini, cosa che rafforzerebbe molto Antonio Tajani (ha preso in mano un partito dato per morto, lo sta facendo camminare e probabilmente si candiderà) ma deluderebbe a tal punto la Lega da mettere (questa volta seriamente) a rischio la segreteria di Salvini. Il quale sta sì corteggiando Vannacci (il generale però vuol farsi pregare fin o all’ultimo) ma deve fare i conti con i numerosi malumori che una simile «discesa in campo» sta provocando a via Bellerio e dintorni...

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