Marino e il «miracolo» Atalanta:
«Imposto dal frullatore mediatico»

«In un Paese in cui il fenomeno delle scommesse è dilagante, i giocatori sono sempre più a rischio corruzione. Non capisco perché debbano pagare le società, pregiudicando il proprio lavoro politico-economico».
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«Speriamo che il Tribunale dello sport decida di restituire alla classifica la vera meritocrazia, cancellando la responsabilità oggettiva». Pierpaolo Marino, direttore dell'area tecnica dell'Atalanta, torna sulla penalizzazione di 6 punti comminata al club orobico in relazione al coinvolgimento di un suo tesserato - Cristiano Doni - nella vicenda del calcioscommesse. «Saremmo primi senza la penalità? Per ora dobbiamo guardarci alle spalle. Certo, se il Coni restituisse credibilità e onestà a noi e al nostro capitano, che lo meriterebbe, potremmo puntare a qualcosa di più».

L'Atalanta è la sorpresa del campionato, 10 punti nelle prime 4 giornate. Un successo che arriva da lontano: «Il nostro è un progetto italiano, che discende da un presidente come Percassi, capitano dell'Atalanta in serie A e proveniente dal settore giovanile orobico - spiega il dt ai microfoni di "Radio Anch'io Lo Sport" su RadioUno -. E poi abbiamo un mago come Mino Favini, responsabile del settore giovanile, che ha sfornato in questi anni la fortuna delle dirigenze dell'Atalanta, consentendo plusvalenze sul mercato e discreto budget per comprare giocatori anche importanti».

Dell'Atalanta hanno sorpreso i nuovi acquisti: «Merito mio? Io sono il responsabile e devo coniugare il lavoro tra staff e allenatore, ma al mio fianco ci sono altre figure fondamentali - continua Marino -. Tutti parlano di Moralez e Denis, ma non vorrei dimenticare Masiello, difensore che secondo me potrà avere un futuro da Nazionale. E Lucchini, che ha più esperienza. Due elementi cardine per la squadra. E poi Bonaventura, Consigli e Capelli, altro prodotto del settore giovanile».

Inevitabile tornare alle scommesse e al processo sportivo che ha inguaiato l'Atalanta: «Abbiamo subito un'ingiustizia - chiarisce Marino -. Se in una banca un funzionario ruba, non è che si chiude la banca, ma si prendono provvedimenti contro il singolo. In un Paese in cui il fenomeno delle scommesse è dilagante, i giocatori sono sempre più a rischio corruzione. Non capisco perché debbano pagare le società, pregiudicando il proprio lavoro politico-economico. Ciò che abbiamo realizzato finora potrebbe far gridare al miracolo, ma il frullatore mediatico nel quale siamo finiti quel miracolo lo imponeva».

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