Diagne: «Razzismo? Qui no
Giusta la scelta di Boateng»

«Bravo Boateng, la pazienza ha un limite. Io qui non ho mai ricevuto insulti, mio nipote sì. Ha 16 anni ed è tornato a casa piangendo. Ma Bergamo non è razzista». Mbaye Ababacar Diagne, 28 anni, centravanti, assaggia l'erba dei nostri campi dal 2001.

«Bravo Boateng, la pazienza ha un limite. Io qui non ho mai ricevuto insulti, mio nipote sì. Ha 16 anni ed è tornato a casa piangendo. Ma Bergamo non è razzista». Mbaye Ababacar Diagne ha 28 anni, fa il centravanti «perché serviva» e assaggia l'erba dei nostri campi dal 2001.

La mamma lo ha chiamato Prince come Kevin Prince Boateng, il principe ghanese del Milan che si è ribellato ai buu dei rospi di Busto Arsizio. Tutto il resto è differente. Mbaye Prince è senegalese di Dakar, «juventino», centravanti solo alla domenica, saldatore a Sotto il Monte il resto della settimana.

Un giorno Diagne si è dovuto tenere stretti anche i nervi. «In Bergamasca non ho mai ricevuto insulti razzisti dai tifosi, a Cervia sì. Giocavo nel Salò, nella stagione 2005-2006. Stiamo vincendo, mi avvento sulla respinta del portiere, lo salto, lui mi viene addosso, si fa male e resta a terra. Un tifoso locale comincia a insultarmi. "Negro bas….", urla, e non finisce più. Io ho dimenticato».

Lo ha detto anche al nipote S., che giovedì ha scritto a Boateng. «Ha 16 anni, tifa Milan, fa l'attaccante negli Allievi dello Scanzo e qualche volta è tornato a casa piangendo, insultato dai genitori degli avversari. Un giorno i genitori dei suoi compagni si sono ribellati e hanno litigato con gli altri. Ma gli ho detto: se vuoi giocare a calcio, devi sopportare».

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